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Festa della Mamma: Riflessioni di una Mamma Blogger

di Alessandra Albanese

10 Maggio 2014

Domenica 11 maggio, la festa della Mamma.

Da un sondaggio che riporta un articolo di DGmag parecchio tempo fa (era il 2009 ma sembra molto attuale come argomento, leggi qui l’articolo) il 78% di un campione di donne intervistate considerano la maternità un lavoro abbastanza difficile, il 18% di esse lo reputa “estremamente difficile”.

Essere mamme è sicuramente un impegno non indifferente, soprattutto per le mamme del terzo millennio, che oltre a fare questo come primo compito sono anche impegnate in un’attività lavorativa che prende loro la maggior parte della giornata.

In questi giorni che precedono questa festività, in rete ne ho lette di ogni sulla celebrazione della mamma nel mondo.

La storia, le curiosità, i regali, i fiori.

Fiumi di parole a parlare di questo essere meraviglioso che genera e cresce individui.

Da figlia ho pensato a cosa avrei fatto domenica per la mia mamma.

E poi ho pensato a come sono invece io da quando sono passata dall’altro lato della barricata, cioè come sono nel ruolo di madre da festeggiare.

Non è che io abbia avuto un rapporto idilliaco con mia madre.

Da ragazzina, come in tanti, ho attraversato il classico periodo della ribellione, quello per il quale dicevo a mia madre di non accompagnarmi fino a sotto scuola; sempre allora pensavo a come fossi più furba io di lei, o quanto fosse “antica”.

Oggi, a cento anni dalla prima commemorazione dalla prima festa della Mamma, mi ritrovo invece ad essere io, lasciata ai margini della scuola perché mio figlio mi ripete che non fa “figo” essere accompagnati.

E mi ritrovo sempre io, a sentirmi una scema davanti a una console, che non so come si usa l’ultimo videogioco, o davanti a un tablet, perché quell’app proprio non la capisco.

Per non parlare di come è difficile essere mamme di un bambino settenne, che ha appena perso i denti, e che fino a oggi ha tenuto il muso perché alle olimpiadi della sua scuola non ha vinto neanche una medaglia.

Siamo tutte “degne” di essere festeggiate in questa giornata commemorativa?

Certo che si.

Perché è vero, essere mamma è il mestiere più difficile del mondo, e ci mancava che non c’era una festa per noi.

E oltretutto non esiste manuale di istruzioni, ed è inutile cercarlo in giro.

Chi pensa che in libreria, o ancor peggio dagli psicologi possa trovare la risposta a ogni suo dubbio su come essere “mamme perfette”, suggerirei di smettere di cercare.

Ricordo di una frase che disse il papà di un compagno di scuola di mio figlio, lui parlava dei figli, ma io la coniugherei anche per il genitore: “Non esiste una mamma perfetta, soltanto cerchiamo di essere genitori adeguati”.

Cerchiamo di dare amore, e questo è molto scontato.

Cerchiamo di dare voce ai figli, ma anche orecchie, perché come diceva un famoso cantante “Ci vuole orecchio…anzi parecchio”.

Per ascoltare i nostri figli, e capirli.

Infine, sono sicura che domenica, quando il primo dei miei figli, se se lo ricorderanno, verrà a farmi gli auguri, magari con un fiore, magari con una poesia imparata a scuola, magari con un foglietto di carta colorato e scritto in un corsivo improbabile, mi scioglierò, e, anche se in camera da letto, indosserò un paio di grandi occhiali per mascherare le mie lacrime di commozione (che, per la precisione sto avendo anche adesso mentre scrivo).

E soprattutto penserò che, anche se il 78% di noi dice che essere mamme è un lavoro difficile, la maternità è allo stesso tempo il dono più bello di tutti.

E sarò onorata di celebrare la mia festa, e felice di farlo accanto ai miei splendidi figli.

 

 



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