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Bambino: paura del mare

di Federica Federico

11 Giugno 2010

In questi ultimi giorni, sfogliando i giornali, viaggiando nella rete e parlando con le mamme ho notato che è esplosa la voglia di mare.
Un po’ dappertutto si parla di sole, spiagge, creme e tuffi. Ma c’è un aspetto della cosa che resta poco considerato: il primo approccio al mare per un bimbo piccolo o piccolissimo può essere assai delicato.

E se il bimbo avesse paura del mare?

La paura del mare è una fobia non infrequente nei bambini, non è una patologia, non è permanente e, con un pizzico di pazienza e una certa dose di dolcezza, si risolve in poche mosse.
Il più delle volte i genitori restano sconcertati e disarmati dinnanzi alla paura del piccolo per il mare, noi tutti ci aspettiamo che arrivati in spiaggia il pupo si tuffi in acqua e viva divertito la sua estate. Siate fiduciosi, con un pochino di pazienza faranno amicizia con il mare anche i cuccioli più spaventati.

L’acqua è un elemento familiare e noto al bambino, lo riconduce con la memoria alla vita intrauterina, quando nuotava nel liquido amniotico. È per questo che in genere il bagnetto rilassa i piccolissimi. Ma la paura del mare può avvilire anche quei bimbi che normalmente hanno un ottimo rapporto con il momento del bagno in vasca. Il mare è immenso e dispersivo, il bambino non ne controlla i limiti e questo può farlo sentire insicuro ed indifeso.
Per quei piccoli che non conoscono il mare, poi, la paura è quasi normale, è come un corollario dello stupore ma passa in fretta e senza sforzi.

Come comportarsi se il pupo ha paura del mare?
È buona norma non forzarlo, è infruttuoso pretendere che assaggi l’acqua sui piedini, portarlo urlante sul bagnasciuga per accogliere la spuma delle onde è controproducente.
Né la piscinetta o il canottino riempiti d’acqua di mare possono considerarsi come strumenti di transito verso il mare aperto.

La mia esperienza di mamma mi suggerisce che la migliore strada è il gioco. Ed ancora più efficace è il gioco in compagnia, ovvero quello che coinvolge e raggruppa più bimbi, il che in spiaggia non solo è possibile ma è facile e quasi normale.

I miei figli sono abituati al mare, lo vedono tutti i giorni dal balcone di casa. Insomma per loro è una cosa assolutamente normale andare in spiaggia, prendere il bagno e sporcarsi dalla testa ai piedi.
La scorsa estate i nostri vicini di ombrellone, una simpatica famiglia romana, si trovarono costretti ad affrontare con il piccolo C. il problema della paura del mare.
Il bambino era infastidito da tutto e sembrava sopportare con disagio la permanenza in spiaggia. Chiaramente i genitori erano in crisi.
Per me e Luigi, mio inconsapevole complice, partì la missione “giochiamo insieme”.

Con la mamma lasciavamo che i bimbi familiarizzassero all’interno dello spiazzale del lido, una zona sicura per i piccoli, pavimentata, riparata dal sole, recintata e non particolarmente calda.
Sul più bello dei loro giochi noi adulti usavamo esprimere l’intenzione di prendere il bagno, chiaramente Luigi si lanciava senza paura verso il mare. Inizialmente il suo amichetto non faceva altrettanto. Poi, con il passare dei giorni, dopo avergli proposto di sperimentare secchielli, palette e salvagente, anche lui incominciava a muovere qualche passetto verso il mare. Più forte diventava la complicità tra i bambini, maggiore sicurezza assumeva il piccolo amico di Luigi. In ultimo fu conquistato dal gentile prestito di mio figlio che gli cedette volentieri la sua paperella salvagente: in questo modo i due amici, la paperella e noi mamme con abbracci rassicuranti abbiamo finito per fare insieme molti bagni.

Insomma il segreto è proporre il mare come una esperienza di gioco, accompagnando con pazienza il bimbo verso questa nuova avventura.



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