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I 10 Prodotti Alimentari più Pericolosi per la Salute: Lista Nera

di Gioela Saga

03 Giugno 2014

1 10 prodotti più pericolosi sulle nostre tavole

E’ abbastanza scioccante ciò che emerge dal dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014” presentato dalla Coldiretti, sulla base di analisi effettuate dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

La Coldiretti, nella persona del suo presidente Roberto Moncalvo, ha espresso preoccupazione per la situazione della sicurezza alimentare. A seguito della crisi economica che affligge la maggior parte della popolazione, le persone si vedono costrette sempre più spesso, più o meno consapevolmente, ad acquistare surrogati, sottoprodotti ed aromi artificiali a basso costo ma ad alto rischio.

Non è un caso infatti che le importazioni agroalimentari in Italia hanno raggiunto la cifra record di 39 miliardi di euro nel 2013 con un aumento del 20% rispetto al 2007.

La Coldiretti ha dunque stilato la classifica dei prodotti più irregolari che presentano residui chimici oltre la soglia di guardia, si tratta per lo più di prodotti che arrivano da paesi dove i controlli sono meno rigidi di quelli previsti in Italia. Ecco l’elenco dei prodotti a rischio:

1 – Il peperoncino dal Vietnam. Il 61,5 per cento dei campioni è risultato irregolare per la presenza di residui chimici, utilizzato soprattutto per la produzione di sughi tipici o conserve.

2Melagrane dalla Turchia (40,5% di irregolarità).

3Frutto della Passione dalla Colombia (25%).

4Lenticchie dalla Turchia con il 24,3% di irregolarità sono a rischio in un caso su quattro per residui chimici.

5 – Le arance dell’Uruguay presentano il 19% dei campioni al di sopra dei limiti di legge per la presenza di pesticidi come imazalil ma anche di fenthion, e ortofenilfenolo, vietati in Italia.

6. Ananas del Ghana irregolari nel 15,6% dei casi.

7. Le foglie di Tè della Cina, le cui importazioni nei primi mesi del 2014 sono aumentate del 1.100%, risultano con irregolarità nel 15,1% dei campioni.

8. Riso dell’India 12,9% di irregolarità.

9. Fagioli del Kenia non conformi nel 10,8% dei casi.

10. Cachi israeliani non a norma nel 10,7% delle valutazioni effettuate.

Si tratta di valori sconcertanti anche perché derivano da importazioni effettuate da un paese come l’Italia che potrebbe contare su prodotti nostrani altamente sicuri, con residui chimici oltre il limite di appena lo 0,2 per cento, inferiori di nove volte a quelli della media europea (1,6 per cento di irregolarità) e addirittura di 32 volte rispetto a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità in media).

Purtroppo la crisi si paga a caro prezzo anche sul piano della salute.

Fonte: Coldiretti



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