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Come Faresti a Mangiare Questo Riso se le Tue Bacchette Fossero Lunghe 2 Metri (Non Potendo Usare le Mani)

di Gioela Saga

27 Giugno 2014

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Un tempo che fu l’atmosfera che si respirava nei paesi e nelle città, a dimensione ancora umana, era senz’altro diversa. Non parlo della concentrazione minore di anidride carbonica ma di un maggior tasso di altruismo e disponibilità gli uni verso gli altri.

E’ sempre più sotto gli occhi di tutti che purtroppo l’uomo si chiude sempre più in se stesso in una sindrome da guerra che spesso non c’è ma che sembra alitarci addosso una serie di paure che ci rendono egoisti, introversi, chiusi.

Si parla ma non si comunica, ci si saluta, a malapena, ma non ci si conosce.

L’uomo si sta trasformando da animale sociale ad asociale e non essendo nella sua natura, si trova immancabilmente infelice ed insoddisfatto.

Si dimentica l’antico adagio secondo il quale l’unione fa la forza e si pensa che condividere sia solo un verbo che appartenga al mondo virtuale e non più a quello reale.

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In realtà il Paradiso e l’Inferno lo creiamo noi con le nostre intenzioni. Questa antica novella cinese rende bene l’idea e ve la proponiamo per riflettere sul mondo che ci circonda e che costruiamo giorno per giorno:

C’era una volta un mandarino cinese che, giunto al momento di passare a miglior vita, chiese ed ottenne di poter visitare le due dimore eterne: l’Inferno e il Paradiso. Fu accompagnato così al soggiorno dei dannati e vide un immenso prato verde disseminato di tavole imbandite, al centro delle quali svettavano vassoi colmi di riso; e attorno alle mense i dannati, forniti dei tradizionali bastoncini che i cinesi usano per mangiare.

Solo che qui erano lunghi due metri e potevano essere impugnati soltanto alle estremità. Se usati con molta accortezza, potevano permettere di racimolare qualche acino di riso, ma portarlo poi alla bocca era un’impresa impossibile.

Così i commensali, affamati, disperati, furibondi gli uni contro gli altri, erano condannati a dibattersi nell’eterno tormento dei morsi della fame, pur in mezzo a tanto ben di Dio.

Colpito da quello spettacolo di rabbiosa inedia nell’abbondanza, il mandarino proseguì il suo viaggio ed arrivò nel soggiorno dei beati.

Anche qui un immenso prato verde disseminato di tavole imbandite, con al centro grandi vassoi colmi di riso. Attorno alle mense, anche i beati avevano in mano bastoncini lunghi due metri, che si potevano impugnare solo alle estremità.

Ma qui ogni commensale, anziché affannarsi in contorcimenti indicibili per imboccare se stesso, con estrema naturalezza, offriva il cibo al commensale che gli stava di fronte. Così tutti potevano mangiare a sazietà, davvero beati, in un’atmosfera di perenne amore.



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