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Donne al volante pericolo costante: basta con gli stereotipi

Uso la lavastoviglie ogni giorno. So che per farla funzionare è necessario che la presa sia inserita e che non ci sia una interruzione nel flusso di acqua. Con il tempo e con l’uso continuo ho imparato a disporre le stoviglie in modo che occupino lo spazio giusto, ho imparato ...

di Dott.ssa Licia Falduzzi

26 Marzo 2011

Uso la lavastoviglie ogni giorno. So che per farla funzionare è necessario che la presa sia inserita e che non ci sia una interruzione nel flusso di acqua. Con il tempo e con l’uso continuo ho imparato a disporre le stoviglie in modo che occupino lo spazio giusto, ho imparato ad usare i comandi per selezionare il programma adatto al tipo di sporco delle stoviglie, ho imparato a dosare il detersivo, quando uso quello in polvere, ho imparato che quando lampeggia una spia devo aggiungere il sale. Ho imparato che dopo un certo tot di lavaggi devo pulire il filtro, ho imparato che se metto il cestello delle posate in fondo l’alloggio del detersivo si apre con più facilità. Insomma, con il tempo e con l’uso quotidiano posso dire di aver imparato ad usare al meglio la mia macchina lavastoviglie.

Eppure, quando la lavastoviglie perde acqua oppure non si accende più mi rivolgo ad un tecnico, perché so di non avere le competenze adatte a riparare la macchina e perché so che esiste un profilo professionale specializzato e creato appositamente per svolgere questo ruolo. Perché io non so come funziona la lavastoviglie e nemmeno mi importa saperlo. Io non sono un tecnico, io sono una donna che usa la lavastoviglie come mezzo per risparmiare tempo e fatica nella pulizia delle stoviglie.

Allo stesso modo, ho imparato ad usare la macchina. Ho imparato ad interpretare le spie del cruscotto, le principali, e comunque so che quando si accende una spia c’è qualcosa a cui fare attenzione. L’olio, la benzina, l’acqua, insomma qualcosa. Per fare benzina, chiedo al benzinaio di riempire il serbatoio; se c’è qualcosa che non va al motore mi rivolgo al meccanico. Questo mio aver bisogno di un tecnico per riparare un problema meccanico non mi fa certo sentire un “pericolo costante” in quanto donna al volante. Non capisco nulla di cuscinetti, di cinghie, di paraoli, di valvole, di bilancieri, di compressori, di giunti, di sospensioni. E non mi importa di saperne qualcosa. Sbaglio? Cosa c’è di strano in tutto questo? Perché il “saper guidare” deve passare attraverso il “capire i motori”? Oppure il “saper parcheggiare”? Forse che l’APGS (Advanced Parking Guidance System), il sistema che permette il parcheggio automatico, è stato inventato solo per le donne?

Ultimamente si fa tanto parlare di una recente ricerca – l’ennesima – sulle donne al volante. Questa volta a condurla è stato l’Istituto Nextplora per conto dell’Osservatorio sui Servizi di Linear, la compagnia on line del gruppo Unipol.

L’Istituto di ricerca ha intervistato un campione di automobiliste ed i dati che sono stati diffusi dicono che:

– il 61% delle intervistate ha dichiarato di saper guidare come gli uomini, ma c’è un buon 30% che dichiara di saperlo fare meglio degli uomini;

– nel destreggiarsi nel traffico giornaliero, il 71% delle automobiliste si sente più sicura rispetto al passato, il 32% preferisce lo stile di guida al femminile rispetto al maschile perché più prudente, ma il 46% non ha alcun pregiudizio legato al sesso del guidatore;

– il 31% ha dichiarato di avere difficoltà nel parcheggiare ed il 37% di non capire nulla di motori.

Sappiamo poco di queste intervistate: da quanto tempo guidano, che tipo di macchina hanno, il perché la utilizzano. Non sappiamo se a loro piace guidare o se sono obbligate a farlo. Non conosciamo la loro età (una trentenne si sentirà più sicura alla guida di una sessantenne) né la professione (una rappresentante che usa molto la macchina per lavoro avrà fatto così tanti chilometri da poter affermare di saper guidare come gli uomini e, perché no, anche meglio degli uomini).

Cosa vogliono dirci queste ricerche? Che lo stereotipo della “donne al volante, pericolo costante” ha perso la sua efficacia e che non serve più a categorizzare l’essere donna?

Vogliono dirci che le donne sono più prudenti e che, per questo, causano meno incidenti degli uomini? Non sarebbe invece più corretto affermare che gli uomini causano più incidenti perché, rispetto alle donne, utilizzano di più la macchina?

Personalmente ritengo che queste ricerche dicano ben poco e che siano solamente una operazione promozionale.



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