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Mamma va da sola in Siria per Salvare sua Figlia

di Alessandra Albanese

24 Novembre 2014

monique

Quando ho letto questa storia ho rivisto per un attimo un vecchio film, bellissimo, a tratti molto nazionalista che interpretò Sally Field molto tempo fa dal titolo “Mai senza mia figlia”.

Il film raccontava di una donna americana (storia realmente accaduta) che sposava un iraniano e che rientrando nel suo paese costringeva la moglie, e di conseguenza la figlia a restare in Iran, contro la loro volontà.

Questa volta però la storia si inverte, tranne per un capitolo: l’amore imperituro di una madre, che per un figlio sarebbe disposta a tutto.

E’ la storia di Monique, 49 anni, olandese, con una figlia 18enne.

La ragazza, normale ragazza di quell’età frequenta la scuola, osserva la religione cattolica, e comincia a voler approfondire questo aspetto della sua vita, immergendosi nella lettura della Bibbia.

Ad un certo punto qualcosa cambia.

La ragazza prende le distanze dalla sua religione, e comincia ad abbracciare la musulmana.

Si converte all’Islam, e cambia nome: sarà Aisha per tutti.

Aisha comincia a studiare il Corano, si distacca dagli amici, non esce più.

Indossa il velo, finchè non copre completamente il suo corpo con abiti islamici.

La madre attribuisce questa conversione ad un fatto ben preciso nella vita di Aisha.

La TV olandese tempo fa (il 14 gennaio 2014) trasmise un documentario su Ylmaz, ex militare olandese di origini turche, che si unì ai ribelli siriani lasciando definitivamente l’esercito.

Aisha riesce a contattare il ragazzo tramite twitter, e ne rimane affascinata: «un uomo dolce, che combatte contro Assad per salvare i bambini e per dare una vita migliore ai siriani», dirà alla madre, che lo racconta poi alla BBC durante un’intervista (leggi l’articolo qui).

Monique comincia a spaventarsi di questi cambiamenti della figlia: «Quando me la sono ritrovata davanti con il “niqab”, che la ricopriva dalla testa ai piedi mi sono veramente spaventata e le ho detto: “Figlia mia, che cosa stai facendo? Per me stai esagerando».

Ma Aisha non la ascolta, è troppo infervorata.

A tal punto di decidere di partire da sola per la Siria.

Monique però vuole metterle i bastoni tra le ruote, per il suo bene, e avverte la polizia, che inserisce Aisha nella lista dei terroristi e le confisca il passaporto.

Aisha sembra ancora più motivata da queste difficoltà, e grazie all’aiuto di un avvocato, che le dà alcune dritte per espatriare, riesce a raggiungere la sua meta con una carta di identità procurata in una settimana.

Una volta in Siria Aisha sposa Yilmaz, ma il matrimonio dura soltanto 5 settimane.

Aisha si perde nei territori siriani, e Monique è sempre più in pena per lei: «Di fatto vivo di caffè e sigarette e dormo pochissimo. Me la sogno continuamente che mi bussa alla porta e mi chiede: ‘Mamma, aprimi! Fammi entrare! Come madre è una situazione di un dolore indescrivibile» raccontava a settembre la donna.

Monique chiede aiuto, alle istituzioni, alle Ong, a qualsiasi autorità che possa far tornare a casa la sua ragazza, ma non riesce nell’intento.

Ma l’amore di una madre che sente la figlia in pericolo non riconosce alcuna barriera: Monique decide di andarsi a riprendere la figlia con le sue stesse mani.

Parte anche lei, alla volta di Raqqa, la capitale del califfato Is, dove Aisha è stata vista l’ultima volta, ma torna purtroppo in Olanda con un pugno di mosche, e la morte nel cuore.

Dopo breve è la volta di Aisha, che contatta la mamma, chiedendole aiuto.

Monique riparte lo scorso ottobre per la Siria, e sotto un niqab, in costante pericolo di essere scoperta ( e anche uccisa) riesce a ricongiungersi con la figlia.

Le due donne raggiungono il confine turco-siriano, ma vengono bloccate poiché la ragazza è senza passaporto.

L’avvocato di famiglia Francoise Landerloo si fa portavoce del seguito di questa storia avventurosa e pericolosissima: le due donne sarebbero in salvo, ma sono state trattenute al confine turco.

Dal canto suo, il Ministero degli esteri non ha ancora commentato la vicenda, affermando soltanto che le donne dovrebbero a breve essere rimpatriate in Olanda, sebbene Aisha possa ancora rappresentare un pericolo per il paese.

La storia potrebbe ancora avere risvolti imprevisti, ma senz’altro il coraggio di una madre ha dimostrato ancora una volta che è più potente di una intera nazione.

 

Fonte: Corriere.it



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