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Il Selfie dell’Orrore al Caffè di Sydney

di Alessandra Albanese

16 Dicembre 2014

selfie sydney 2

Poco tempo fa, parlando con un amico, sostenevo di voler candidare Zuckerberg al premio Nobel, per aver inventato facebook.

Non che io sia una social addicted, ma riconosco che in casi di distanze di spazio e di tempo, internet aiuti a mantenere alcuni rapporti.

Superficiali sicuramente, non è che se tu chatti seduta davanti al monitor di casa tua è la stessa cosa che prendere un caffè al bar con un amico.

Però i social (facebook come twitter e tanti altri ancora) a volte contribuiscono a non far pesare la solitudine, a condividere gioie e anche dolori.

E poi se uno non vuol far sapere i fatti suoi alla rete c’è sempre un modo: non starci.

Ma a tutto c’è un limite.

Sopporto a stento coloro che pubblicano le foto di bambini, dicono per farli vedere ai parenti lontani. Va bene, ma magari prova a farlo con qualche filtro.

Le norme sulla privacy di facebook parlano chiaro: tutto quello che viene caricato non è più di tua proprietà.

Finchè non succede niente ok, ma dovesse mai qualcuno scoprire che la foto di suo figlio, che aveva pubblicato per farlo vedere alla nonna a Melbourne è stata usata per altri scopi, magari a molti passerebbe la voglia di mettere la faccia dei piccoli sui social.

E soprattutto, il selfie dell’orrore proprio no.

L’ho visto per caso, navigando proprio su facebook ieri sera, la notizia era riportata sull’Huffington Post.

La cronaca estera aveva appena raccontato ieri mattina di un folle che si era barricato in una cioccolateria di Sydney (per rimanere in Australia) e aveva tenuto con sé una quindicina di ostaggi.

Cinque persone erano riuscite a scappare, ma l’uomo, armato, continuava a trattenere personale del bar e clienti che improvvisamente erano diventate vittime del caso.

L’uomo farneticava qualcosa, aveva issato una bandiera dell’Islam, insomma per farla breve, le teste di cuoio sono intervenute che in Italia era sera, e nella sparatoria, ancora da chiarire le dinamiche, erano morte tre persone, tra cui l’attentatore.

Tutto questo si svolgeva mentre fuori impazzavano telecamere e macchine fotografiche di giornalisti di ogni testata mondiale e avventori.

E vada il dovere di cronaca, e vada il diritto di informazione, ma il turista che sorridente si scatta un selfie davanti al luogo del delitto valica ogni confine di dignità.

Niente decoro, neanche un po’ di decenza.

Non per fare la moralista, ma vorrei capire come può una mente voler immortalare con un sorriso un momento come quello?

La gente terrorizzata, neanche si vedeva il volto degli ostaggi, si scorgevano le mani dal vetro della caffetteria, e ‘sti quattro neuro-atipici (permettetemi il termine) a farsi il selfie…..

Chissà cosa diranno quando tra qualche anno rivedranno queste foto, se continueranno a sorridere, o magari colti da un improvviso sprazzo di maturità si cospargeranno il capo di cenere.

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Fonte: Huffington Post



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