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Anche i Down Possono Essere Felici, Cristina Acquistapace lo Dimostra

di Federica Federico

13 Febbraio 2015

Cristina Acquistapace storia

La diversità non esiste ma esiste il pregiudizio;

non esiste un bambino che non sia tale, ma esiste chi lo chiama “diverso”;

non esiste la pietà, ma esiste l’incapacità di “parlare ed interpretare le molte lingue del cuore” ed esiste l’ostinazione a comprendere e difendere solo la propria condizione, anche quando essa rappresenta un privilegio o una fortuna.

La sindrome di Down molto spesso permette ai bambini che ne sono affetti di vivere un’esistenza “piena” sdoganandosi completamente dallo stereotipo di figli disabili.

L’autonomia del bambino nato col cromosoma 21 si ottiene attraverso una buona e guidata crescita, completamente volta al potenziamento di ogni funzionalità motoria e intellettuale.

La Sindrome di Down spesso è più difficile da manifestare e “portare nel mondo” che non da vivere.

Il Down, in modo particolare nelle forme più lievi e meglio affrontate, è spesso una persona sorprendente, capace di una autonomia insperata e di una sensibilità ineguagliabile.

Insomma Down non è sinonimo di diverso!

Ciò che caratterizza la trisomia 21 è solo una differente capacità espressiva, un inusuale aspetto e un originale modus operandi dell’amore che pretende una specifica accettazione e una finalistica volontà d’ascolto.

Stupisce il fatto che, pur essendo i cosiddetti “normali” persone completamente “normodotate”, spesso la qualità meno affinata degli individui sia la sensibilità.

La mancanza di sensibilità si traduce nella pratica in una grave mancanza di accettazione e in un vuoto di accoglienza che si fa facilmente isolamento: sovente è a causa ed in ragione dell’insensibilità sociale che i Down, e tutti i diversamente abili, restano isolati.

L’emarginazione sociale è il primo problema connesso alla disabilità ed è la prima causa di dolore e sofferenza per i bambini meno fortunati e per le loro famiglie.

Accettare, accogliere, condividere, questi devono essere i messaggi che debbono accompagnare l’uomo nella scoperta dell’amore e nell’incontro con l’altro chiunque sia l’altro, qualunque aspetto abbia.

Cristina Acquistapace è una donna speciale che con la sua storia dimostra l’importanza del cuore e la supremazia dell’amore su ogni altra forza o energia della natura.

L’amore può tutto e può rendere persino la verità dell’uomo: può dimostrare quanto tra noi siamo uguali, vicini, affini e speculari malgrado possibili e non trascurabili differenze fisiche, anche macroscopiche e assolutamente visibili.

Cristina è una donna che ha vissuto in nome dell’amore, è nata ed è stata cresciuta sotto l’egida di questo sentimento sfociato, infine, in una consacrazione a Dio.

Quando Dio chiama mezza risposta non serve”, questo è ciò che disse Cristina a sua mamma quando comunicò alla famiglia la decisione di consacrarsi.

Vita da Mamma vi propone di conoscere Cristina attraverso un video che racconta del suo percorso di vita e di fede.

La fede qui non va intesa, letta ed interpretata solo nel suo più puro e nobile senso religioso, il cammino di Cristina va visto come percorso di affermazione del sé di una donna che dimostra che la diversità non esiste!

Quantomeno non può esserci diversità in amore, in termini di passione, di emozione e di conforto del cuore:

l’umano sentire e l’anima sono concetti superiori, così alti da non ammettere distanze;

tutti siamo potenzialmente uguali nei sentimenti e nell’amore, ma , evidentemente, nessuno può amare se non viene prima amato ed educato al bene.

Sono stata cresciuta dai miei genitori non come se fossi normale ma come una figlia”, questa una delle tante frasi che colpisco nell’intervista di Cristina.

Tra tutte tale frase emerge come un monito e come una conferma: i diversamente abili meritano di essere normalmente amati e normalmente accolti.

Io sono una persona sicuramente migliore di quanto avrei potuto essere se Cristina fosse nata, tra virgolette, normale”, afferma la mamma.

Guardate questo video e riflettete sul fatto che il futuro del mondo dipende dalle vite degli uomini, mentre le vite di ciascuno di noi, a loro volta, dipendono sempre e solo dall’educazione che ai figli impartiscono i genitori.

 



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