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La prova costume, gli italiani non sono pronti all’estate 2011

di Dott.ssa Licia Falduzzi

12 Aprile 2011

La prova costume … e l’illusione del “magro è bello”

Ci risiamo, la temuta “prova costume” ha già mietuto le sue prime vittime. Secondo la Coldiretti, quattro italiani su dieci (il 35% della popolazione) sono in sovrappeso, il 10% è addirittura obeso. E in questa recente ricerca gli uomini stanno peggio delle donne: spetta a loro, infatti, il primato di “ciccioni”. Colpa, secondo la Coldiretti, della sedentarietà e di uno stile di vita alimentare che non tiene conto delle regole di una sana alimentazione che prevede il consumo giornaliero di cinque porzioni di frutta e verdura, ovviamente di stagione.

E così, dopo la pubblicazione di questo comunicato stampa, il web si è oggi riempito di consigli su come perdere peso e come tornare in forma dopo un inverno trascorso ad oziare e a mangiare di tutto, complici i vestiti che aiutano a non fare vedere agli altri il nostro corpo.

Ma l’estate è alle porte e, con essa, ritorna, imperante più che mai, l’attenzione rivolta all’aspetto fisico ed, in particolare, alla magrezza. Due elementi, questi, che caratterizzano la cultura occidentale da quando, all’inizio del Novecento, si è cominciato a diffondere lo slogan “magro è bello”, slogan che ha avuto, a partire dagli anni Sessanta, il suo boom con la proposta delle più svariate diete e il culto della magrezza che sono diventate una vera e propria ossessione culturale di massa.

In quegli anni, complici i mezzi di comunicazione ed il consumismo emergente, comincia a diffondersi un ideale di bellezza che diventa sinonimo di magrezza, un ideale in netto contrasto con la realtà del peso corporeo medio. Infatti, se da un lato, le indicazioni sul peso corporeo diventano sempre più rigide (le immagini diffuse del corpo – soprattutto femminile – lo ritraggono molto sottile e “tubiforme” oppure con proporzioni seno-vita-fianchi molto difficili da rispettare), dall’altro, il peso medio della popolazione è in costante aumento. In una società come la nostra – industrializzata occidentale – in cui le risorse alimentari abbondano, in cui l’alimentazione è ricca di grassi e di zuccheri, ed in cui lo stile di vita è sempre più sedentario, l’ideale culturale della magrezza è una contraddizione che svolge, tra l’altro, un ruolo importante nell’aumento della diffusione di condizioni patologiche legate all’alimentazione.

L’essere attraenti e desiderabili sul piano fisico è, nella nostra cultura, una componente fondamentale dell’autostima e del successo sociale. L’attenzione all’aspetto fisico, ed alla magrezza in particolare, fa sì che il corpo venga usato per rappresentarsi, rendendo l’individuo più vulnerabile ai giudizi estetici. In quest’ottica, dedicarsi alla cura del corpo non è un piacevole e narcisistico passatempo, ma una “necessità”. L’apparenza fisica è un segnale di successo e di personalità, il criterio in base al quale si è apprezzati o rifiutati, è l’unità d misura in base alla quale si interpretano le caratteristiche di personalità di un individuo, anche quando queste qualità sono debolmente legate all’aspetto esteriore.

Erving Goffman, uno dei più importanti scienziati sociali del nostro secolo, affermò che l’individuo manipola le impressioni che intende suscitare sugli altri tramite un modo intenzionale di presentarsi che assume la forma della rappresentazione teatrale, nell’ambito della quale le apparenze giocano un ruolo centrale. Le persone grasse sono considerate simpatiche, calorose, allegre, aperte alla comunicazione, ma non piacciono, non sono né belle né attraenti. Perché? Perché la persona grassa è considerata un’irresponsabile in quanto non segue i dettami di una alimentazione sana, equilibrata e conforme agli ideali di una buona forma fisica; la persona grassa è pigra, è ingorda, è brutta, non sa controllarsi, è la testimonianza inequivocabile di una forza di volontà cronicamente carente. I magri, invece, comunicano autocontrollo, resistenza, determinazione: qualità molto apprezzate nella nostra cultura.

Siamo ossessionati dalla magrezza, tanto da inventare le scarpe che fanno dimagrire e i jeans che combattono la cellulite; ci sottoponiamo a rigidissime quanto dannose diete dimagranti, trascorriamo il nostro tempo ad osservare il nostro corpo allo specchio e a desiderarne puntualmente un altro. Eppure sarebbe più utile renderci conto che la forma del corpo è una questione di doni di natura e che per ognuno di noi dovrebbe esserci un peso corretto che non sia in riferimento ad una tabella di peso o ad una norma statistica. E parlando di estetica, bisognerebbe riflettere sulle diversità e celebrare allo stesso modo la magrezza e le guance rotonde, le braccia carnose ed i fianchi stretti, il ventre piatto e il sedere abbondante.

 

 

 



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