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Pasqua senza agnello, salute e sicurezza alimentare

di Mamma Simona

13 Aprile 2011

Nei giorni di Pasqua è “tradizione” mangiare l’agnello. Vi siete mai chiesti quanti agnelli si macellino? Ma soprattutto vi siete mai interrogati sulla provenienza delle carni che portate in tavola? L’aumento della domanda determina lo “sfruttamento” di canali extranazionali a tutto danno del bestiame e del consumatore. L’articolo che segue tiene conto di tutto questo.

La Pasqua senza agnello è sinonimo di <<pasqua cruelty free>>, chi ne sa poco cade in una facile suggestione ovvero considera l’argomento come un fenomeno di moda proveniente dagli ambienti animalisti, ma non è semplicemente questo. Leggendo potrete rendervi conto di come la un Pasqua cruelty free sia una questione socialee con implicazioni legate alla salute alimentare.

PASQUA CRUELTY FREE

La tradizione pasquale vuole che per il pranzo, dopo il digiuno pre-quaresimale, si consumi l’agnello.

In termini di numeri e dati, secondo la CIA (Confederazione Agricoltori Italiani), si arriverà ad usare il 50% del totale consumo di carne ovina in un anno … tutto concentrato nei giorni pasquali.

Saranno macellati circa 4 milioni di agnelli in parte provenienti da allevamenti italiani, ma in gran numero provenienti dall’est Europa. Per via dei bassi costi, molta della carne che arriva sulle nostre tavole proviene dall’Est; anche considerati gli oneri economici del trasporto e la percentuale di decessi durante il viaggio, la spesa risulta conveniente.
…. già … conveniente … non viene considerata la sofferenza degli animali che viaggiano in condizioni atroci, spesso sotto il sole, stipati un capo incollato all’altro, senza la possibilità di muoversi, senza pausa, senza bere, spesso sottoposti ad un caldo cocente.
La coscienza pubblica non è abbastanza progredita perché si possano pensare dei disegni legge che garantiscano il rispetto della dignità animale … che fermino la barbara crudeltà di sottoporre gli animali a viaggi estenuanti, che per molti capi nemmeno si concluderanno, perché moriranno di stenti e fatiche in viaggio … leggi che obblighino la macellazione nel raggio di pochi chilometri rispetto all’allevamento … leggi che garantiscano una vita dignitosa all’animale destinato al macello.
A chi pensa che le tradizioni vadano rispettate, rispondo che quelle anacronistiche vanno superate. Il progresso di una società non si vede solo dall’avanzamento tecnologico e scientifico, ma dall’emancipazione di una mentalità che guardi con rispetto all’ambiente in cui vive, laddove la parola “ambiente” sia intesa a largo raggio. Il rispetto non lo dobbiamo alle tradizioni obsolete, ma a noi stessi e al prossimo.
Gli uomini sono onnivori, per natura portati a mangiare anche carne oltre al resto; il problema della nostra società è che ne consumiamo troppa rispetto al nostro fabbisogno, mettendo in atto dei meccanismi causa-effetto deleteri e per l’ambiente e per la nostra salute. Il consumo esagerato di carne, in sfavore di altri cibi, può essere causa di malattie cardiovascolari ed altri disturbi che condizionano in negativo la nostra vita. Senza considerare che per nutrire gli allevamenti di capi di bestiame destinati alla macellazione sono necessari spazi fisici destinati agli animali e zone verdi che forniscano foraggio.
Gli antichi parlavano di medietas, intendendo quel principio regolatore secondo cui l’eccesso e il difetto non sarebbero situazioni ideali, in medio stat virtus, locuzione latina sempre attuale, nel mezzo sta la virtù. Possiamo imparare dagli antichi e fare nostro questo principio, condannando l’eccesso, a favore di un consumo di carne più regolato.

La LAV (Lega antivivisezione) e l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) sono da sempre in prima linea, lavorando per sensibilizzare le coscienze perché vengano fermati i massacri pasquali e caldeggiando altri progetti volti ad ottenere un miglioramento delle condizioni di vita degli animali sfruttati dall’uomo. Qualche passo in avanti è stato fatto; sugli scaffali dei supermercati troviamo sempre più prodotti derivati da animali che siano allevati in condizioni dignitose: uova da allevamento non in batteria ma a terra; carni provenienti da pascoli liberi ecc.
Ancora è molto il lavoro di sensibilizzazione da fare per affermare diritti che garantiscano agli animali da macello una vita dignitosa, ma passo dopo passo, all’insegna del progresso e di un’apertura mentale universale, arriveremo anche a questo obiettivo.
Per ora… buona Pasqua a tutti … possibilmente che sia una Pasqua cruelty free!




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