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Non Urlare con i Bambini: Ecco Come Farsi Ascoltare dai Figli

di Federica Federico

08 Giugno 2015

‘’Non urlare con bambini’’, se non il primo, questo dovrebbe essere il secondo comandamento di ogni genitore, inciso nel cuore e nella mente dell’educatore adulto subito dopo: ‘’Non picchiare i bambini’’.

Non alzare la voce contro tuo figlio, non ti ascolterà! Se urli, anche se infrangi il muro del suono, non arriverai mai al suo cuore, otterrai, invece, l’effetto contrario ovvero urlando spingerai il bambino in un isolamento dove il piccolo istintivamente si rifugerà per difendersi.

non urlare con i bambini piccoli

Non urlare con i bambini, ecco perché alzare la voce contro i figli è improduttivo:

nessun bambino sa guardare il mondo con li occhi di un adulto. Provate a immaginare come sembra grande già solo la casa se viene vista attraverso lo sguardo piccolo del bambino, nei cui occhi tutto è scoperta ed emozione.

Il figlio piccolo manca del bagaglio di esperienze che ha l’adulto; normalmente il bimbo costruisce il suo patrimonio di conoscenze, anche comportamentali, crescendo.

E la crescita (sebbene spesso noi adulti trascuriamo questa seria responsabilità) dipende proprio ”dai grandi”; in qualità di genitori abbiamo la funzione e lo scopo di orientare i bambini verso la conoscenza e la comprensione del mondo.

Il bambino parla un linguaggio infantile e compie azioni infantili, sovente mosse dall’istinto di conoscenza nonché dal bisogno di affermare se stesso. L’adulto è molti gradini più avanti perché ha esperienza ed ha maturato, negli anni, consapevolezza delle cose del mondo imparando a vivere e ad agire con raziocino. Perciò l’adulto è colui che sa controllare se stesso, il bambino è colui che deve essere controllato, almeno finché non apprende l’autocontrollo.

Il mondo del bambino e quello dell’adulto possono essere lontani ed opposti anche se genitori e figli sono fisicamente vicini, anche se si condividono degli spazi apparentemente uguali e comuni.

Per la mamma la trousse del trucco è uno strumento con cui prepararsi ogni giorno per il lavoro, per uscire o per un appuntamento; per una bambina quella stessa scatola carica di colori può avere un valore magico inestimabile, per esempio può rappresentare uno strumento per imitare la madre ed avvicinarsi a lei.

Vista con gli occhi di una bambina la trousse del trucco può rappresentare un banco di prova del mondo adulto dove il colore la fa da padrone, dove la fantasia non ha prezzo … nessun prezzo! E il riferimento al valore monetizzabile non è casuale, i bambini non posseggono esperienza del danaro e ciò spesso li induce a non considerare debitamente il valore di quello che incontrano, gestiscono, maneggiano o utilizzano; è compito dell’adulto preservare i beni fin quando il piccolo diverrà capace di stimarne l’importanza.

Allo stesso modo per la mamma e per il papà un quadro in stile Picasso su una parete di casa è un danno economico, uno atto vandalico, un dispetto; all’opposto, per il figlio, quello stesso capolavoro, è un marchio di gioia impresso nel mondo a testimonianza della propria esistenza, è un’impronta realizzata con il medesimo spirito dei graffiti incisi nella pietra dagli uomini primitivi.

Cosa accade normalmente e istintivamente dinnanzi alla trousse deturpata dalla nano-principessa o al muro imbrattato dal vandalo-pittore?

Il genitore reagisce decodificando il comportamento del figlio con un sistema di interpretazione da adulto, per cui il gesto del bambino si traduce in un danno economico, in una violazione di un bene altrui o comune, in una cosa che non si deve fare. Ed è in queste situazioni che spesso, molto spesso, il genitore cede alla rabbia ed urla.

Ma la reazione avversa di mamma e papà, l’urlo, che effetti sortisce sul bambino?

Per regola generale si dovrebbe contenere l’ira e si dovrebbe non urlare con i bambini perché la violenza verbale non li aiuterà a colmare la distanza tra il mondo dei piccoli e quello dei grandi e non servirà loro per recuperare né conoscenze né esperienze.

Il bambino agisce da bambino merita non le urla del genitore ma il controllo dell’adulto.

Per esempio, il figlio merita di essere guidato alla comprensione del rispetto della casa intesa come bene comune, deve perciò avere degli spazi dove esprimere la propria creatività (va benissimo una lavagna a muro attaccata ad una parete della sua stanza) e sino all’età prescolare (cioè fino alla soglia dei 6 anni) il bimbo conserva il diritto ad essere monitorato nel gioco, ciò anche considerando che il gioco è crescita.

Un’osservazione attenta, ma anche discreta e non invadente serve a conoscere il figlio e permette al genitore di intervenire quando e ove necessario per prevenire problemi e conflitti.

Perciò, mamma, papà, nonna o zia, non urlare con i bambini! Quando riportando l’attenzione su di loro scopri un disastro, non sfogare la tua rabbia alzando la voce contro i più piccoli!

Non urlare con i bambini, al contrario concentrati sul tuo ruolo di educatore e pretendi da te stesso, come soggetto adulto, l’impegno all’osservazione dei bambini.

La vigilanza sul bambino piccolo aiuta la sua buona crescita, serve a prevenire molti inconvenienti e facilita la comprensione e la complicità genitore – figlio.

Non urlare con i bambini perché facendolo tu, come adulto, ti sfoghi, ma il bambino, considerato nella sua fragilità non ti comprende e diviene la vittima della tua rabbia. Agli occhi del bambino l’adulto che urla è un ’’grande incomprensibile’’ .

non urlare con i bambini piccoli

Non urlare con i bambini, ecco le conseguenze che le urla dell’adulto sortiscono sui piccoli:

non urlare con i bambini perchè il bambino piccolo che riceve le urla di un genitore non capisce in cosa ha sbagliato e si spaventa, prova un senso di mortificazione e disagio, che unito alla paura scatenata dall’adulto, riduce il bambino al silenzio o al pianto.

Attenzione mamma: se tu urli e tuo figlio piange, sappi che le lacrime di un bambino spaventato non hanno nulla a che fare col pentimento, esse sono solo l’attestazione di uno stato di paura.

Inoltre il bambino a cui ti rivolgi urlando si esprimerà mutuando il tuo stesso canone espressivo, e perciò facilmente urlerà a sua volta.

Se intendi stabilire un rapporto dialogante e di comprensione, non urlare con i bambini ma educali alla parola e al confronto.

Il bambino raggiunto dalle urla si sente non compreso e sarà reticente al confronto come all’ascolto, perciò alzare la voce allarga le distanze tra genitori e figli.

Quindi, non urlare con i bambini perché facendolo distruggi la loro autostima, limiti a loro intraprendenza e ne inibisci i comportamenti di naturale ed istintiva scoperta del mondo.

Come si fa a non urlare con i bambini?

Per non urlare con i bambini (o quantomeno per limitare l’istinto ad alzare la voce) è indispensabile mettersi nei panni del bambino. Se ci riconosciamo come adulti dobbiamo attribuire a noi stessi anche la capacità di raziocino per cui è nostro il compito di comprendere il bambino (non è il bambino che deve capire noi).

Chiediamo al bimbo il perché del suo comportamento; discutiamo con lui delle conseguenze che la sua azione ha e facciamone emergere il valore negativo. Affinché il genitore conservi un ruolo di guida ed esempio è necessario che mamma e papà siano pure autoritari. Essere autoritari non significa essere violenti, la stima dei bambino non si conquista né con le mani né con le urla.

Ma allora come si fa a non urlare con i bambini facendo comunque sì che rispettino le regole?

Un sistema di regole efficace è un sistema giusto in cui le ”leggi” sono prestabilite. Perciò se il bambino imbratta il muro deve comprendere che ha commesso un errore, che ha fatto un danno alla famiglia e violato un bene comune.

Per il suo errore, anche se è solo un bambino, il figlio deve “pagare”.

Coinvolgete il bambino nelle pulizie della casa quando esse dipendono da un danno cagionato dal bambino. Ovviamente i bambini non sanno pulire ma ciò che conta nel loro coinvolgimento è l’impegno non il risultato finale della pulizia perfetta.

Stabilite delle regole chiare per cui a fronte di un comportamento classificato come non corretto scatterà una punizione certa e fattibile:

se usi il trucco di mamma senza permesso, dalla prossima volta in poi ti punisco e non vedrai il cartone animato “X” che ti piace tanto.

La punizione è la pena che riporta in equilibrio la condizione rotta dalla marachella, dal cattivo comportamento o dal capriccio. Le punizioni non vanno solo minacciate ma vanno esercitate sempre quando la regola viene violata, purché, appunto, la norma comportamentale fosse vigente, prestabilita e chiara agli occhi del bambino.

Per non urlare con i bambini bisogna imparare a parlare con i bambini.

I figli non vanno mai considerati come incapaci di comprendere le ragion degli adulti; i piccoli possono capire tutto purché i grandi sappiano mettere a loro disposizione spiegazioni semplici e facili da metabolizzare.

Non urlare con i bambini, educare con dolcezza e a mani basse è una scelta di vita possibile. Potrebbe interessarti anche NON Picchiare i Bambini: Come Educare i Figli con Dolcezza (clicca QUI per leggerlo)

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