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Strage di delfini globicefali: il massacro delle Isole Faroe

di Gioela Saga

28 Agosto 2015

Nelle tradizioni millenarie troviamo spesso un lato oscuro che, nello scorrere dei secoli, diventa sempre meno recepibile e comprensibile. Non è raro che vi sia una lotta evidente tra il voler mantenere viva una tradizione e la sua sopraggiunta obsolescenza o lontananza da nuovi valori e coscienze. Sembra questo il caso della strage di delfini globicefali che si perpetua ogni anno, posta proprio in questi giorni nuovamente sotto i riflettori dei media.

 

Strage di delfini: Grindadráp, il massacro delle Isole Faroe

La Grindadráp, una vera e propria strage di delfini, a Tórshavn, capitale delle Isole Faroe, nel 2010.
Foto diritto d’autore: kasperfiil© 123RF.com – ID Immagine: 78867891 con licenza d’uso.

Strage di delfini: la Grindadráp delle Isole Faroe.

 

Il luogo incriminato è rappresentato dal piccolo arcipelago delle Isole Faroe (Fær Øer), situato nell’Oceano Atlantico, tra Svezia, Norvegia e Islanda. Si tratta di un gruppo di isole incontaminate, abitate da poco più di 50.000 persone, orgogliose delle loro tradizioni e del loro tentativo di rimanere più possibile autosufficienti e distanti dalla globalizzazione commerciale.
Da un punto di vista politico, le isole Faroe fanno parte di un protettorato danese ma conservano una loro autonomia amministrativa, non fanno parte dell’Unione Europea, non hanno dunque aderito ai protocolli d’intesa che i Paesi membri sono stati chiamati a sottoscrivere nell’ambito dell’International Whaling Commission, la Commissione Baleniera internazionale che, in ogni caso, non si è mai occupata nello specifico dei delfini globicefali.

 

Il governo faroense si è sempre comunque adoperato per rendere trasparenti tutte le statistiche e i dati sulla tradizionale caccia ai globicefali, chiamata nella lingua locale Grindadràp o semplicemente grind e che molti definiscono come una vera e propria strage di delfini.

 

Grindadràp: strage di delfini o tradizione da conservare?

 

Il delfino globicefalo è una specie estremamente socievole, fortemente sfruttata nei secoli passati ma oggi considerata a basso rischio di estinzione, “dipendente dalla conservazione” secondo la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Ogni anno, a seguito della Grindadràp, vengono uccisi da 800 ad oltre mille esemplari di delfini, una quota che, seppur importante, è considerata “minima” se rapportata ai 128.000 esemplari censiti in quella specifica zona nel corso di una ricerca effettuata nel 2007, e ai 778mila presenti in tutto il Nord Atlantico.

 

Secondo le cifre qui sopra riportate sarebbe dunque eccessivo parlare di strage di delfini sotto il punto di vista strettamente numerico e di conservazione della specie, diverso è invece il discorso di chi assiste inerme ed impotente a questa orribile mattanza.
I motivi per cui viene effettuata questa strage di delfini sono principalmente due:

 

  • Tradizione comunitaria: durante la Grindadràp, tutti gli abitanti dell’arcipelago si riuniscono sulle coste e vivono un momento di unione nel millenario scopo comune di procacciarsi il cibo che la natura mette loro a disposizione, perpetuando così una lunga usanza che permette loro anche di avere una certa autonomia di sussistenza. Il loro territorio aspro e poco ospitale offre loro ben poche alternative;
  • Tradizione culturale: gli abitanti delle Isole Faroe considerano la strage dei delfini come un passaggio dall’infanzia alla maturità, una sorta di tappa di ingresso alla società adulta da parte di bambini e ragazzini che vengono appositamente invitati a partecipare a questi eventi.

 

È sempre difficile riuscire a stabilire in che misura intervenire per rompere queste tradizioni e a favore di quale alternativa culturale. Com’è altrettanto difficile stabilire una svolta di cosiddetto “progresso” in tradizioni millenarie dove bisogna dosare attentamente ciò che noi, ormai, per cultura acquisita, denominiamo come “migliore” o “più civile”.

 

Strage di delfini: come avviene.

 

Ovviamente il risentimento e la battaglia da parte dei gruppi ambientalisti sono enormi. Capitanati dall’organizzazione internazionale Sea Shepherd, che si batte per la conservazione delle specie selvatiche marine, ogni anno vengono organizzate spedizioni di volontari che si recano nell’arcipelago e tentano con ogni mezzo di contrastare questa strage di delfini.
Per molti i numeri non contano e anche solo un singolo esemplare in più ucciso rappresenta una violazione importante.

 

Le immagini riportate dai media, primi fra tutti i social network, sono senz’altro d’effetto. Le precauzioni che pare vengano prese da parte degli abitanti per far soffrire meno gli animali sembrano essere paradossalmente proprio la causa della dispersione in mare di una grande quantità di sangue che crea un effetto assolutamente truculento.
Gli animali vengono uccisi tranciando la spina dorsale, accelerando la morte fino a 30 secondi, come avviene nei macelli di altri animali, questo però produce la lesione delle principali arterie e da lì l’enorme quantità di sangue in acqua.

 

Un gruppo di cacciatori viene appositamente selezionato per tutta l’operazione e nella macellazione viene poi coinvolta l’intera popolazione. Per alcune organizzazioni ambientaliste invece l’uccisione degli animali avverrebbe in condizioni peggiori, in modo più lento e doloroso.
Per i faroensi questa non è una strage di delfini, uccidere i globicefali per loro non è diverso dall’allevamento e macellazione di mucche o maiali a cui noi siamo molto più abituati, e che, anzi, spesso soffrono condizioni di vita peggiori che non quelle offerte dal libero oceano fino al momento della loro caccia.

 

Strage di delfini: il pericolo del mercurio.

 

Al di là della diatriba etica e molto delicata sulla Grindadràp, resta il fatto che, pur volendo salvaguardare questa tradizione secolare che pare turbi meno l’ambiente di molti comportamenti “civili” e quotidiani, secondo studi attendibili, la carne di delfino non sarebbe più quella di una volta.
Purtroppo questa tradizione è stata comunque già intaccata dalla civiltà e dal progresso che, contaminando i mari nordici fa sì che la carne di questi cetacei contenga valori molto al di sopra della media di mercurio.

 

Il dottor Pál Weihe, ex capo del ministero della salute faroense, ha condotto uno studio lungo ben 27 anni sulla popolazione e ha dettagliato, seguendo un gruppo di bambini nati tra il 1986 e 1987, danni sulla memoria, i tempi di reazione e capacità linguistiche tipiche di soggetti esposti a contaminazione da mercurio.
Pare che dalle analisi pubblicate nel 2012, la concentrazione di mercurio sia in media di circa 2 microgrammi per grammo (in Europa il limite è 1 microgrammo).
Dunque, in un mondo ormai globalizzato, risulta comunque difficile conservare le tradizioni senza subirne anche indirettamente i danni.

 

Avviso per il lettore: riportiamo qui di seguito il filmato e le immagini istagram della strage di delfini che si è consumata domenica 12 settembre 2021. Secondo la Sea Shepherd, organizzazione no profit che si occupa della salvaguardia della fauna ittica e degli ambienti marini, nonché autrice del video, sono stati macellati ben 1428 delfini, una mattanza che si presume essere “la più grande caccia singola di cetacei mai registrata nella storia”.

 

Attenzione, si tratta di immagini molto forti che possono turbare gli spettatori particolarmente sensibili, se ne sconsiglia quindi la visione in presenza di bambini o di persone facilmente impressionabili.

 

 

 


 

Articolo aggiornato al 16 Settembre 2021



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