Network
Deabyday Cure naturali Eticamente Crescita personale Sapere.it

 

Seguici:

Sgridare il Bambino NON Serve a Nulla: Ecco Perchè

di Federica Federico

08 Ottobre 2015

Ti è mai capitato di avere l’impressione che sgridare il bambino non sia servito a nulla? Da genitore hai mai avuto la sensazione di urlare al vento i tuoi rimproveri?

Un bravo genitore è colui che ha un figlio educato ovvero un bambino rispettoso delle regole, accorto, previdente e responsabile. Ogni bambino può essere tale sin da piccolissimo, tuttavia nessun figlio nasce educato, perciò tutti i bimbi del mondo vanno condotti alla consapevolezza delle regole, del giusto e del buono.

Sgridare il bambino serve ad educarlo? Qual è il valore del rimprovero nella crescita del figlio?

Diciamo subito e senza retorica che fare il genitore è cosa difficilissima!

E’ l’unico mestiere al mondo rispetto al quale non è prevista alcuna formazione né istruzione; è il solo lavoro che si deve prestare senza sosta, riposo o ferie; il figlio, in quanto ad indole e carattere, rappresenta un’incognita.

Ed inoltre l’arte di educare si apprende sul campo, ma non sempre l’esperienza è sinonimo di buona riuscita poiché una mamma ed un papà sono chiamati a lavorare su materiale umano, quindi incidono sui sentimenti, “giocano” con la crescita, le paure e l’evoluzioni di una piccola anima in divenire.

Sgridare il bambino non serve

Il rimprovero è certamente una strategia educativa, tuttavia perde valore quando è continuo, quando si traduce in “un lamento”, quando diventa teorico, si fa “demoralizzante” o non fonda sul rispetto di regole imposte.

Pertanto, non serve a niente sgridare il bambino se il rimprovero diventa un modus agendi del genitore che continuamente alza la voce per “decantare” il suo personale “decalogo del non si fa”:

Non giocare col pallone in casa”;

Non tirare la coda al gatto”;

Non accendere la Tv”;

Non correre”;

Non cadere”;

Non rubare le merendine”, ecc.

Troppi “non fare”, ripetuti durante la giornata come una nenia, costruiscono un atteggiamento del genitore a cui il bambino si abitua finendo con l’ignorare completamente i rimproveri. E per di più ciò sminuisce del tutto il valore di una sgridata, infatti, sgridare il bambino deve rappresentare un evento eccezionale che interviene per riportare ordine o per attirare l’attenzione del figlio su un comportamento scorretto e potenzialmente pericoloso.

La teoria del rimprovero, inteso come richiamo al non fare e come monito di disapprovazione liberato contro il bambino, non ha nessun risvolto pratico in termini di buona educazione del figlio. Sgridare il bambino continuamente, a voce alta, con violenza verbale, senza una motivata spiegazione, senza esempi e indicazioni di buon comportamento, espone certamente il figlio a dei rischi: può limitare nel piccolo l’istinto alla conoscenza e all’esplorazione del mondo e, altresì, può penalizzare l’autostima del bambino, in questo senso il rimprovero reiterato e non motivato diventa penalizzante e non proficuo. Un rimprovero costruttivo, dunque, è quello tempestivo, motivato, mirato, pacato e incisivo.

Sgridare il bambino

Sgridare il bambino è corretto da un punto di vista educativo quando, a fronte di una regola (anche sociale o civile), il piccolo stia commettendo un errore materiale o di valutazione, errore capace di sfociare in un comportamento sbagliato o pericoloso.

Così se Luigi si sta arrampicando sul tavolo della cucina la mamma dovrà sgridarlo e ricordargli qual è l’uso proprio del tavolo, richiamandolo a considerare che un uso improprio dell’oggetto “tavolo” comporta dei rischi anche gravi, come cadere, ferirsi, farsi male sino a rendere necessarie delle cure mediche.

Il rimprovero deve essere fatto nel momento stesso in cui la cattiva azione si sta realizzando, non dopo, ciò perché la tempestività del richiamo dà al bambino la possibilità di realizzare e considerare veramente il nesso tra azione e pericolo, ovvero anche tra azione e reazione del genitore.

Così se Chiara (6 o 7 anni) arreca disturbo durante la messa è inutile allungarle una caramella o una gomma, un giornalino o peggio il cellulare per metterla a tacere; è corretto, invece, condurla all’esterno della chiesa e chiarirle l’importanza del silenzio in un luogo di fede e preghiera, suggerendole anche di considerare cosa accadrebbe se tutti parlassero come ha fatto lei.

Il rimprovero deve fondare sulla violazione di una regola oppure sulla pratica fattiva di un comportamento pericoloso: deve essere cioè mirato e motivato. E’ essenziale spiegare al bambino l’errore e le possibili conseguenze negative di esso.

L’educazione si costruisce sempre sulla comunicazione pacata, non verbalmente violenta ma precisa, decisa e efficacemente sintetizzata in modo che il bimbo possa metabolizzarla correttamente.

Così se Marco corre con la sua bicicletta verso il cancello della villa comunale e fa per uscire in strada richiamarlo con decisione è un dovere del genitore.

Tuttavia non serve a nulla sgridare il bambino rivolgendogli frasi (liberatorie per il genitore ma non motivanti per il bambino) come queste: “Mi hai fatto morire di paura” oppure “Sei pazzo” o “Con te andrà a finire male”, ecc.

Marco ha bisogno di capire cosa sarebbe potuto accadere a lui e alla sua bicicletta fuori dall’ambiente protetto della villa. E in tal senso al bambino va imposta la regola, perciò il rimprovero deve essere deciso: “Non si esce dal cancello”, ma deve anche essere motivato, per cui Marco va preso per mano e insieme alla bicicletta va portato fuori dalla villa in modo che possa notare, guidato dal genitore, il traffico di macchine, i motorini che sfrecciano, i pullman potendo, quindi, verificare da solo i pericoli. E infine la regola va sancita con una pena certa in caso di violazione: “La prossima volta che proverai ad uscire dalla villa da solo, mamma e papà ti sequestreranno la bicicletta per 2 settimane”. Si chiamano punizioni sottrattive e sono certamente tra le più efficaci.

Sgridare il bambino continuamente è sbagliato

Meglio prevenire il rimprovero che sgridare il bambino.

Il rimprovero, se appropriato, mirato, incisivo e motivato, è, dunque, uno strumento educativo, non lo è se reiterato e non fondato su regole certe. Dire questo equivale anche a dare importanza alle regole e alla loro conoscenza. In tal senso, per evitare rimproveri inutili o continui, una buona mamma e un buon papà dovrebbero costantemente fare opera di prevenzione e di istituzione delle regole, il che in termini fattivi significa: “dare spiegazioni”, esplicare, chiarire e raccontare le cose della vita, compresi i pericoli da prevedere e non sottovalutare.

La scuola dei miei figli ha un viale di accesso privato alla fine del quale vi è, ovviamente, la strada pubblica. Quel viale è il vialetto delle corse dei bambini e delle urla delle madri.

Durante uno dei primi giorni di scuola presi per mano i mie bimbi e percorsi con loro il viale andando dall’istituto alla strada, alla fine di esso feci soffermare i bimbi sulle auto, sulla discesa che separa il viale dalla strada strada e che può facilmente trasformarsi in un grosso pericolo (perché se un bimbo arriva correndo in quel punto potrebbe scivolare direttamente sulla via dove transitano veicoli anche a ritmo sostenuto). Ragionando con i bambini stabilì un punto di “stop” nel quale loro avrebbero dovuto arrestare ogni corsa.

Ebbene di norma si fermano da soli, quando non lo fanno (il che avviene sopratutto se sono in compagnia e quindi sono distratti) io li sgrido ma per farlo semplicemente dico con voce decisa (alta per farmi sentire e non per urlare): “stop”. I miei figli non sono addestrati, come “simpaticamente” mi è stato detto qualche volta, loro sono educati al dialogo e alla conoscenza.

Quando passeggiate con i vostri figli, anche i più piccini, provate a spiegare loro cos’è un semaforo, a cosa servono le strisce pedonali, perché la villa ha delle recinzioni; a casa spiegategli perché il coltello da cucina può essere pericoloso, a cosa serve il portone del palazzo o il cancello del giardino, come evitare di chiudersi le dita nella porta di ingresso e perché è raccomandabile chiuderla.

Ogni spiegazione del genitore fortificherà la consapevolezza del figlio e renderà certamente meno necessario sgridare il bambino che, probabilmente, sarà più consapevole e meno portato ad incorrere nell’errore.

Potrebbe interessarti anche il VIDEO di Vita da Mamma sull’educazione dolce:



Iscriviti alla newsletter
Riceverai preziosi consigli e informazioni sugli ultimi contenuti, iscriviti alla nostra newsletter.

Seguici