La storia di Nicole, la piccola neonata morta dopo il parto in una struttura a Catania è ancora viva nel ricordo di tutti, e ieri si è consumata una tragedia simile, ma ancora tutta da investigare, presso un altro ospedale italiano.
Neonata morta dopo il parto. Indaga la Procura
Secondo le prime ricostruzioni ieri pomeriggio una donna 28enne avrebbe partorito una bimba nel reparto Ostetricia del Policlinico di Bari.
La donna, secondo la denuncia depositata dai genitori, era affetta da obesità, ma dai tracciati eseguiti precedentemente al parto non c’erano segni di sofferenza fetale: le indagini non rilevavano alcuna anomalia o condizione patologica.
La donna avrebbe partorito naturalmente con anestesia epidurale, ma nei minuti successivi alla nascita sono sopraggiunte difficoltà respiratorie.
La bambina sarebbe apparsa livida al momento del parto.
Sempre secondo la denuncia i medici avrebbero avvertito il padre che il cordone della piccola presentava un nodo.
Neonata morta dopo il parto a Bari. La denuncia dei genitori.
I medici dunque non sarebbero potuti intervenire per salvarla, ma ancora le cause del decesso della piccola morta dopo il parto sarebbero tutte da accertare.
A seguito della denuncia da parte dei genitori, Francesco Bretone, il pm inquirente del tribunale di Bari avrebbe iscritto nel libro degli indagati sei medici del reparto del Policlinico, ora indagati per cooperazione in omicidio colposo.
L’iscrizione, precisano le fonti, è un atto dovuto, e il pm avrebbe disposto l’autopsia della neonata morta dopo il parto.
La piccola salma è a disposizione delle autorità per la prossima autopsia, disposta per accertare le cause del decesso.
L’incaricò dovrebbe essere affidato lunedì prossimo.
A seguito della denuncia tutta la documentazione sanitaria, che verrà vagliata per stabilire le cause del decesso della neonata morta dopo il parto è stata acquisita dai carabinieri della Compagnia San Paolo.
Nei prossimi giorni si potrà dunque stabilire eventuali responsabilità, o possibili sofferenze della piccola.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno