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Referendum del 12 e 13 giugno 2011, come si vota e quali sono i quesiti

di Dott.ssa Licia Falduzzi

06 Giugno 2011

Guida ai referendum del 12 e 13 giugno 2011 – Perché e come votare

A pochi giorni dalla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno si sa ancora troppo poco su che cosa sia un referendum e su quali tematiche siamo invitati ad esprimere la nostra opinione.

Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza in modo che la nostra partecipazione sia consapevole ed informata.

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta attraverso il quale gli elettori sono chiamati ad esprimere il loro parere, favorevole o contrario, su una determinata tematica. E ciò vale per tutti i cittadini, siano essi di destra, di centro o di sinistra.

I referendum sono importanti occasioni di partecipazione politica di tutto il popolo, perché attraverso essi i cittadini possono esprimersi attivamente su questioni che li toccano anche da molto vicino. Così è stato nel 1981 con il referendum sull’aborto, o nel 1974 con quello sul divorzio, e con tanti altri ancora. E così lo è adesso con i quattro referendum del prossimo 12 e 13 giugno.

Ma cerchiamo di capire più esattamente su che cosa siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione.

I referendum nazionali del 12 e 13 giugno sono di tipo abrogativo:

gli elettori, cioè, decidono, con un sì o con un no, se una determinata legge o parte di essa, attualmente in vigore, debba essere cancellata, bocciata, respinta, abrogata appunto, oppure debba restare in vigore così com’è.

Affinché un referendum abrogativo sia valido, è necessario raggiungere il quorum, occorre cioè che alle urne si rechi il 50% più uno degli elettori. Se questa percentuale non viene raggiunta, l’intera votazione sarà annullata, in pratica non si terrà conto del voto di chi ha partecipato alla consultazione referendaria.

In altre parole un referendum abrogativo è valido ed efficace solo se si rechino alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto, una percentuale di votanti inferiore determina una inefficacia della consultazione ed il referendum è come se non si fosse mai svolto.

Se invece il quorum è raggiunto, vince chi ottiene più voti fra il sì e il no.

Ecco perché è così importante che domenica e lunedì tutti gli elettori si rechino alle urne, indipendentemente dalla scelta che essi faranno tra il sì ed il no. Perché non andare a votare equivale a rendere inutile il referendum, significa privarsi di un nostro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, significa inoltre aver speso invano più di 300milioni di euro di denaro pubblico, perché tale è il prezzo di questi referendum a carico delle casse dello Stato. Questo costo gravoso poteva essere inferiore, sarebbe stato possibile risparmiare se la consultazione referendaria fosse stata associata alla consultazione politica dello scorso maggio ma il governo ha voluto separare i due appuntamenti alle urne. Inoltre lo stesso governo, con i suoi interventi di modifica su una delle leggi oggetto di quesito referendario (il nucleare), ha costretto ad una ristampa delle schede, il cui testo dovrà essere aggiornato rispetto alla precedente formulazione. Anche questa variazione ha comportato un costo ulteriore. E, certo, 300milioni di euro di denaro pubblico sono veramente tanti!

Ma come funziona un referendum abrogativo?

Dato che nel testo del quesito si chiede se si vuol abrogare una determinata legge (la formula è sempre la stessa: “Volete voi che sia/siano abrogati…”),

  • bisogna votare se si vogliono cancellare le norme in oggetto,
  • bisogna votare no se invece si vuole che esse rimangano in vigore.

Nello specifico, alla consultazione del 12 e 13 giugno:

bisognerà votare sì se non si vuole il piano nucleare proposto dall’attuale Governo e cioè se non si vuole la costruzione sul nostro territorio di centrali nucleari (referendum sul nucleare, scheda grigia);

bisognerà votare sì se si vuole che anche il nostro presidente del Consiglio ed i ministri, al pari di tutti noi, abbiano l’obbligo di comparire nelle aule di giustizia e debbano sottoporsi ad un regolare processo per i reati da loro commessi (referendum sul legittimo impedimento, scheda verde);

bisogna votare sì se si vuole che l’acqua, bene comune essenziale, rimanga un bene di tutti e che non sia affidata ad una gestione privata (primo referendum sull’acqua, scheda rossa);

bisogna votare sì se si vuole che il gestore del servizio idrico non ottenga profitti sulla tariffa dell’acqua, caricando sulla bolletta una percentuale di remunerazione del capitale investito (secondo referendum sull’acqua, schede gialla).

Se invece si vuole che si costruiscano centrali nucleari in Italia, se si vuole che il presidente del Consiglio ed i suoi accoliti rimangano impuniti, se si vuol cedere l’acqua ai privati e se si vuole che essi traggano profitti da essa, allora si deve votare no.

Quando e come si vota

Le urne saranno aperte domenica 12 giugno, dalle ore 8 alle ore 22, e lunedì 13 giugno, dalle ore 7 alle ore 15.

Per votare, gli elettori dovranno recarsi alle urne muniti, oltre che della tessera elettorale personale (nella quale è indicata la sezione elettorale presso la quale è possibile esprimere il proprio voto), anche della carta di identità o di altro valido documento di riconoscimento rilasciato dalla Pubblica Amministrazione munito di fotografia e timbro a secco (ad esempio, patente, passaporto, libretto di pensione, tessera di riconoscimento rilasciata un ordine professionale).

Il voto si esprime tracciando, con l’apposita matita copiativa e solo con essa, un solo segno (ad esempio, una barra o una croce) al centro del rettangolo che riporta la scritta SI o NO.

Nessun segno di riconoscimento deve essere apposto sulla scheda.

Non sottolineare né cerchiare, pena la nullità della scheda.

Una volta giunti al seggio, ad ogni elettore verranno consegnate quattro schede, una per ogni quesito referendario. Non è obbligatorio ritirare tutt’e quattro le schede, si può infatti decidere di esprimere la propria opinione solamente su un referendum o su due o su tre. Ogni referendum, cioè, è a sé stante.

 

 

Non ritirare una o più schede equivale a non essersi recati alle urne e rendere nullo quello specifico referendum. Le schede nulle e le schede bianche contribuiscono al conteggio degli elettori per la valutazione del quorum.

 

 



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