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Educazione bambino: il senso del possesso e della proprietà, è mio, è tutto mio

di Dott. Giuliano Gaglione

08 Giugno 2011

“E’ mio!”

Quante volte abbiamo sentito un bimbo che subito dopo le prime parole, quali “mamma”, “papà”, “pappa”, inizia a pronunciare la frase “E’ mio!”, strappando a volte dalle mani altrui un oggetto oppure facendo il possibile per non lasciare lo stesso dalle proprie sebbene quella cosa in realtà non gli appartenga.

Spesso questa mini-frase, associata ad un tono minaccioso potrebbe suscitare un po’ di fastidio soprattutto per chi suppone che dietro questa “sicurezza” si celi aggressività e desiderio di ottenere tutto e subito.

Tuttavia questa fase è una tappa obbligata dello sviluppo di un bambino.

Il bambino attraversa dai 18 ai 24 mesi un primo vero distacco dalle figure di riferimento, associato all’inizio di un processo di identificazione del sé, contemporaneamente vive un’evoluzione linguistica, ma nutre ancora un senso di “onnipotenza” reputando che tutto ciò che lo circonda rappresenti un prolungamento del suo essere.

 

 

 

 

 

Questa fase di egocentrismo viene soprattutto percepita dagli adulti, i quali si rendono conto che i bambini non sono consapevoli del fatto che ci possano essere cose o “persone” che non gli appartengano completamente.

La situazione si complica nel momento in cui i piccoli iniziano a relazionarsi con i loro coetanei e condividono diversi oggetti, per esempio giocattoli: in queste occasioni possono capitare scontri in cui i bambini cercano di possedere tutti i giochi a loro disposizione in quanto è insita ancora l’idea secondo cui tutto appartiene loro, creando diverbi con i loro amichetti che possono sfociare in litigi e pianti.

Questa fase di egocentrismo si supera lentamente facendo capire ai bambini che ci sono oggetti che non sono suoi; per tal motivo è opportuno restituirli al proprietario.

Un metodo utile potrebbe essere quello di improvvisare delle piccole scene in cui è l’adulto stesso ad appropriarsi di un oggetto del suo piccolo scatenando la sua ira, successivamente si spiega che questa risposta emozionale può avvenire anche in un altro bambino nel momento in cui gli viene sottratto un oggetto di sua proprietà; questo meccanismo è molto utile soprattutto perchè permette al bambino di allontanarsi da una concezione egocentrica della realtà e percepire anche il punto di vista altrui.

Questi episodi di scontri tra piccoli possono aumentare e diventare più intensi nel momento in cui arriva un fratellino, il quale viene colmato di attenzioni e premure da parte dei genitori alimentando nel fratello maggiore il timore di essere “defraudato” dell’amore di mamma e papà: oltre alle premure genitoriali i due fratellini devono anche contendersi oggetti, giochi e spazi e non sempre è difficile creare un equilibrio in questa relazione.

Ovviamente col passare del tempo il bambino, aiutato dai genitori, dagli insegnanti, ma anche dal suo stesso ragionamento, assume la consapevolezza che non esiste un “mondo tutto suo” e questo non suscita in lui emozioni sempre piacevoli; tuttavia è da queste piccole crisi che nel bambino avvengono delle rinascite in cui lentamente matura e “diventa grande”.

E’ necessario che i genitori trasmettano ai propri figli un modello educativo che sia in primis coerente e poi che si adatti al loro temperamento: contemporaneamente al processo di svincolo dalla loro fase egocentrica, in cui si spiega che non tutto il mondo è di sua proprietà, è opportuno inoltre che le madri e i padri mostrino ai figli che esiste anche lo scambio di oggetti e che quindi quando una cosa viene prestata, successivamente deve essere restituita; inoltre esistono delle modalità ben precise utili per farsi prestare un qualunque oggetto: è necessaria la gentilezza. Dunque, insegnare al bambino a chiedere per cortesia (o per piacere) una cosa e ringraziare nel momento in cui l’ha ottenuta, permette al bambino di sviluppare una rappresentazione del modo in cui ci si rapporta agli altri nel momento in cui si condivide un qualsiasi oggetto.

Può capitare che non sempre il bambino si comporti nella maniera sperata; in questo caso non bisogna subito allarmarsi ma è necessario che il genitore non utilizzi dei metodi aggressivi per riottenere un determinato oggetto; una tecnica utile potrebbe essere quella che io definisco “in positivo”, ovvero premiare un comportamento desiderato, piuttosto che punire bruscamente quelli indesiderati.



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