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Valore del Silenzio per Neonati e Bambini Secondo Maria Montessori

di Federica Federico

28 Settembre 2016

Il bambino e il neonato devono imparare ad ascoltare il silenzio e a rispettare spazi di vita in assenza di parole?

In un società dove il rumore invade ogni luogo i bambini hanno poca familiarità con la quiete, con l’ascolto di se stessi e con l’espressione sensoriale del sé senza verbalizzazione.

Tutti parlano, c’è sempre una voce, un rumore o una musica a riempire lo spazio e la vita del bambino. Poi, improvvisamente e senza nessuna preparazione, arriva la scolarizzazione e la maestra che chiede di “fare silenzio”, inteso come ascolto, riflessione e persino come ordine (accezione quest’ultima tal volta maltrattata e percepita anche in negativo).

Quando mio figlio era piccolo, mio marito ed io creavamo delle aree di silenzio protette: cellulari spenti, telefono staccato, campanello silenziato e intorno solo i nostri respiri.

silenzio montessori

Per questo sono stata criticata aspramente, tutti affermavano che quest’abitudine al silenzio mi avrebbe rovinato la vita. Secondo i ben pensanti, infatti, mio figlio sarebbe riuscito a dormire solo nel più assoluto silenzio e poi “i bambini vanno stimolati!”, mi dicevano perentoriamente.

Che bambini vadano stimolati è vero, ma bene si deve tener conto del fatto che anche il silenzio è una stimolazione:

stando in silenzio il bambino (o il neonato) stimola i sensi favorendo la percezione sensoriale del mondo esterno, la conoscenza tattile del proprio corpo e la conoscenza emozionale del proprio io.

I bambini vanno educati al silenzio sin dai primi giorni di vita.

Il silenzio, inteso come il luogo dell’ascolto di sé, rappresenta quello spazio entro cui il bambino ha un approccio intimo con se stesso. Concentrandosi sulle sue doti sensoriali il piccolo esplora il mondo circostante e il suo stesso corpo con vista, olfatto e udito.

silenzio montessori

I bimbi devono percepire il piacere del silenzio.

I neonati possono essere tutelati in aree di silenzio riservate a momenti in cui la mamma e\o il papà entrano in un rapporto di alto contatto col piccolo. Si può stare in silenzio anche solo per pochi minuti massaggiando il bambino (cosiddetto massaggio infantile), facendosi dolci coccole sul lettone o instaurando un rapporto visivo ovvero trascorrendo qualche minuto a guardarsi negli occhi ascoltando i propri respiri e il battito del cuore.

 

Con i bimbi più grandicelli il silenzio può essere recuperato come un gioco: il gioco di guardare le stelle o le nuvole, il mare o il paesaggio, piuttosto che il gioco di ascoltare il proprio cuore o quello della mamma. Ovviamente stando in ascolto di sé, senza proferir parola e racchiudendo nella mente pensieri e emozioni da raccontarsi “più tardi” (ovvero nel momento della parola).

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L’educazione al silenzio parte dal rispetto del silenzio.

Un antico proverbio cinese dice del silenzio che esso è il suono dello spirito, mentre Maria Montessori ha speso parole profonde per elogiare il silenzio:

“ (il silenzio) ci dà, sopra ogni altra cosa, la sorpresa di possedere dentro di noi qualcosa che non sapevamo di avere, la spiritualità e il bambino piccolo tende a sentire questa vita interiore, perché lì è per eccellenza l’essere interiore”, ha scritto nel testo “Sull’importanza e la natura del gioco del silenzio”.

Basta leggere questa citazione per comprendere che nell’accezione montessoriana il silenzio è una condizione positiva che concorre allo sviluppo del bambino.

Pertanto il silenzio va trattato con riguardo:

Non si dovrebbe mai interrompere un bambino che sta parlando ammonendolo con frasi perentorie come “Fai silenzio!” (frasi simili fanno sì che il silenzio venga percepito come una pena), allo stesso modo non si dovrebbe mai imporlo come una punizione, per esempio con affermazioni come “Stai buono e resta in silenzio!”, meglio dire “Rifletti sul tuo comportamento e quando avrai le idee chiare ne riparleremo”. Nemmeno si dovrebbe usare la frase: Stai un po’ in silenzio!”, non è imponendo il silenzio che si educa il bambino all’ascolto di sé e al positivo sfruttamento delle sue capacità sensoriali.

 

Un bimbo educato al silenzio diviene capace di manifestarlo spontaneamente e anzi lo ricerca come momento di riflessione e concentrazione trovando nella quiete anche uno spazio personale di equilibrio (certamente funzionale a determinati bisogni).

 

Il silenzio facilita anche l’ascolto, infatti è assai più probabile che sappia ascoltare gli altri chi ha imparato, attraverso la quiete, ad ascoltare se stesso. E inteso in questo modo il silenzio favorisce anche una dimensione sociale.



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