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Mamme Lavoratrici: 10 Cose da Mamma che Lavora

di Federica Federico

29 Settembre 2016

Le mamme lavorano tutte, tutte si stancano, tutte si impegnano e tutte sono operose! Alcune madri (per fortuna ma anche per necessità) sono mamme lavoratrici ovvero mamme produttive di reddito.

Le mamme lavoratrici, oltre a farsi carico della famiglia, hanno un lavoro retribuito da svolgere fuori casa. Una donna-mamma impegnata in un occupazione produttiva sta fuori casa dalle 4 alle 8 ore al giorno, anche ogni giorno della settimana.

Le mamme lavoratrici guadagnano, pagano tate, scuole parificate o private, asili nido, magari comperano un regalo in più o fanno feste di compleanno più “costose”, ma per ogni minuto trascorso lontano dalla quotidianità dei figli si sacrificano profondamente.

Tal volte le mamme lavoratrici fanno bilanci e riflessioni: “E’ questa la parità dei diritti per cui le donne hanno combattuto lungamente? Fa così male al cuore? E chi mi ridarà indietro il tempo in cui mio figlio è cresciuto lontano dai miei occhi?

mamme lavoratrici rimpianti e rimorsi

Ci sono emozioni sconosciute alle donne che non hanno un’occupazione fuori casa.

Si dirà che nobile è il lavoro, importante umanamente, psicologicamente e economicamente e lo si dirà bene e con verità. Tuttavia accanto ai benefici si muove la via del cuore e il cuore di una mamma batte per i figli! Non c’è madre che non vorrebbe seguirli bene, da vicino e con tanta disponibilità di tempo.

Non c’è mamma lavoratrice che non sia chiamata a convivere con dubbi e sensi di colpa e vi sono almeno 10 cose che una donna che lavora sa (e di cui in qualche modo soffre).

1 – Chi non ha figli non capisce perché le mamme lavoratrici chiedano orari ridotti o flessibili.

Non muoviamo questa richiesta per “risparmiarci” e non lo facciamo neanche perché siamo stanche; chiediamo di adattare i tempi del lavoro alle esigenze della famiglia per lavorare meglio e con maggiore soddisfazione, senza mortificare nessuno dei nostri ruoli, né quello familiare né quello sociale.

2 – Chi non è genitore non conosce il silenzio profumato di “mancanze” che una mamma si porta dentro quando esce di casa mentre suo figlio dorme ancora e non sa cosa vuol dire immaginarlo sveglio tra le braccia di altri.

3 – Chi non ha figli non immagina neanche quanto possa essere difficile scegliere tra la preparazione di una cena sana e giocare agli indiani con i bambini.

Il tempo delle mamme lavoratrici è lo stesso tempo di chi (non essendo genitore) lavora senza la responsabilità della famiglia oppure degli uomini che lavorano senza la responsabilità delle incombenze domestiche (responsabilità a cui molti padri sono riluttanti). Pertanto il nostro è un tempo di scelte in cui la “rinuncia” non è semplicemente una mancanza ma diventa un rimorso.

4 – Chi non ha figli non può capire cosa significhi non fidarsi mai abbastanza di nonne, babysitter, maestre e chiunque altri si occupi dei bambini in nostra assenza.

Le madri che lavorano scoprono, poi, infondo al proprio cuore che questo “non affidarsi completamente” non è un sentimento di sfiducia ma è paura di non condividere abbastanza tempo ed esperienze col proprio bambino.

5 – Chi non lascia un figlio nelle cure di altri non ha un frigo pieno di post-it con note sulla nanna, la pappa, il cambio e una lista di cose da fare in caso di crisi di pianto.

Chi non ha figli non sa che il cervello può agire su più piani contemporaneamente: durante le ore di lavoro, il pensiero delle mamme lavoratrici rielabora i bisogni del figlio, ricorda cosa è necessario fare per lui, cosa occorre comperare e cosa bisogna preparare. E di tanto in tanto la mamma si rigenera lasciando esplodere tra i ricordi l’immagine di un sorriso del proprio bambino!

6 – Le lavoratrici non mamme controlla no il telefono perché aspettano una mail o per scoprire di chi è l’ultimo aggiornamento di stato su Facebook. Le mamme lavoratrici, invece, si assicurano che ci sia campo, in cuor loro si ripetono: “Potrebbe esserci bisogno di me in ogni momento!

7 – Le mamme lavoratrici sanno cosa significhi infilare le mani in borsa e tastare un ciuccio o un giochino, come se fosse una copertina di Linus per adulti, come un ponte per sentirsi meno lontani e meno in colpa. Questo può sembrare persino folle a chi non ha bambini!

8 – Chi non appartiene alla categoria delle mamme lavoratrici non può capire il valore immenso dello scarabocchio incorniciato e appeso dietro la scrivania. Quello si chiama “orgoglio materno”.

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9 – Le colleghe non ancora mamme inorridiscono dinnanzi al foulard non in tinta con l’outfit del giorno, e il loro distacco può divenire persino imbarazzante se scoprono che copre le tracce di cioccolato lasciate dal bacino del buon giorno del figlio.

10 – Solo le mamme lavoratrici possono ascoltare i racconti dei figli sedute sul letto e sorridere fino a quando i bimbi non si addormentano … per poi piangere da sole in bagno per tutto quello che non hanno visto e avrebbero voluto vivere insieme ai loro bambini!

mamme lavoratrici

Io faccio parte delle mamme lavoratrici, ho pianto, ho sbagliato, ho sacrificato … ma sono anche orgogliosa e fiera della maturità e della comprensione dei miei figli.

A noi tutte e a me stessa dico: “Sempre e comunque è difficile essere madri senza sensi di colpa, viviamo la maternità senza paura di essere noi stesse col nostro carico di difficoltà! E nei momenti di tristezza rifugiamoci nel ricordo dolce degli abbracci dei bambini.”

Siamo mamme, siamo forti e possiamo tutto!



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