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Melania Rea: ultime notizie

Parolisi è un papà che chiede di vedere la figlia in carcere Vittoria è una bimba di poco meno di due anni. Da 5 mesi non ha più la mamma perché le è stata tolta da qualcuno che non riteneva che lei avesse il diritto di crescere con la madre. Questo ...

di Mamma Licia

15 Settembre 2011

Parolisi è un papà che chiede di vedere la figlia in carcere

Vittoria è una bimba di poco meno di due anni. Da 5 mesi non ha più la mamma perché le è stata tolta da qualcuno che non riteneva che lei avesse il diritto di crescere con la madre. Questo qualcuno, forse, è il padre, suo padre. Lo stesso che adesso, dal carcere in cui è rinchiuso dal 19 luglio scorso con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, chiede di vedere la figlioletta, quella bambina alla quale – se l’accusa è vera – egli ha tolto per sempre la madre.

Portatemi in prigione mia figlia Vittoria – ha detto Salvatore Parolisi – è un mio diritto vederla. Pure gli psicologi con cui ho parlato mi hanno detto che le farebbe bene”.

Vittoria vive con i nonni materni, i genitori di Melania. Una volta alla settimana va dai nonni paterni ed in quella occasione parla al telefono con il padre. Vittoria è molto legata allo zio Rocco, il fratello di Salvatore Parolisi, ed è a lui che il caporalmaggiore si è rivolto per fare da mediatore con la famiglia di Melania e convincerla a portare la bambina in carcere in modo che lui possa rivederla.

Ma il carcere è un luogo brutto. I parenti di Melania stanno facendo di tutto per proteggere la piccola Vittoria da una realtà che – come ha spiegato Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dell’età evolutiva dell’Università Sapienza di Roma – fra qualche anno lei dovrà affrontare e nei confronti della quale inizierà a porre domande, e le risposte che dovrà ricevere dovranno essere in grado di evitarle quelle profonde ferite che questa tragedia potranno causarle. Oggi – continua Ferraris – Vittoria è piccola, è protetta dalla sua giovanissima età e dall’affetto di chi si sta prendendo cura di lei, ma a 4-5 anni comincerà a fare delle domande. Sarà allora che chiederà dov’è la sua mamma e perché non c’è più. Adesso non sono necessarie le spiegazioni.

Ma, allora, è giusto soddisfare la richiesta di Parolisi di vedere sua figlia?

I signori Rea non sono d’accordo, non credono che portare Vittoria in carcere sia una buona idea. E fintanto che il Tribunale dei minori non si pronunci in merito allo loro richiesta di affido temporaneo della nipotina, è loro intento “evitarle altri traumi” ed hanno suggerito alla famiglia Parolisi di rivolgersi allo stesso Tribunale che deciderà se assecondare o meno la richiesta di Salvatore di vedere sua figlia in carcere.

Intanto, sul piano delle indagini, i legali di Parolisi chiedono che venga riesumato il cadavere di Melania, per stabilire con esattezza l’ora della sua morte. È su quest’ultimo aspetto che i difensori del caporalmaggiore puntano per smontare l’impianto accusatorio nei confronti del loro assistito. A tal fine, ieri mattina, i due legali hanno presentato una richiesta al giudice per le indagini preliminari, chiedendo di ammettere l’incidente probatorio perché «è possibile affermare che, sotto il profilo medico-legale, non vi è certezza né dell’ora né del giorno in cui è avvenuto l’omicidio di Melania Rea».

E mentre il previsto interrogatorio alla presunta amante di Parolisi è slittato a data da destinarsi, oggi i pm ascolteranno un amico del caporalmaggiore, R. P., un teste scomodo per la difesa. È lui uno dei primi che accorre sul pianoro di San Marco dopo la scomparsa di Melania, è lui che si reca nel bosco delle Casermette per riconoscere il cadavere di Melania al posto di Salvatore per evitargli – dice – un dolore grande nel vedere il corpo martoriato della moglie. Ma è proprio lui che smentisce quello che Parolisi dice ai pm a proposito del luogo in cui fu ritrovato il cadavere di Melania. Il caporalmaggiore disse di aver riconosciuto quel luogo grazie alle foto che il suo amico aveva scattato con il suo telefonino e che lui aveva visto. Ma queste foto, P., ha dichiarato di non averle mai fatte.

 

 



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