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Policlinico Gemelli e Tbc: possibile contaminazione ambientale tra reparti diversi?

di Mamma Daniela

27 Settembre 2011

L’associazione dei consumatori Codacons, dopo l’ultimo caso del bambino risultato positivo alla Tbc , anche se non è mai stato in Neonatologia, chiede test gratuiti anche per gli specializzandi, e studenti di medicina, che hanno accesso al Policlinico Gemelli.

Il bimbo è nato in Pediatria e, a causa di alcune complicazioni sorte durante il parto, non è mai stato portato nel reparto di Neonatologia, che peraltro è sito in un altro piano dell’ospedale. Di conseguenza come è possibile che sia stato contagiato?

Per questo motivo il Codacons fa questa nuova richiesta.

Il presidente Carlo Rienzi spiega: ”Finalmente, anche se in netto ritardo, la Procura di Roma ha preso in considerazione la possibilità di una contaminazione ambientale, che può interessare reparti diversi da quello di neonatologia . Ciò significa che oltre al personale sanitario, anche gli studenti e gli specializzandi che hanno accesso al policlinico, possono essere entrati in contatto col bacillo. Loro, che generalmente non sono sottoposti ai controlli periodici riservati ai dipendenti, devono quindi effettuare i test gratuiti e verificare un eventuale contagio”.

L’associazione ha poi inviato una diffida al ministro della salute, Ferruccio Fazio, relativa ai dati di incidenza della Tbc in Italia, apparsi sul sito internet del dicastero.

Il ministro infatti scrive che, dei 1.415 soggetti già sottoposti al test quantiferon, solo l’8,6 % è risultato positivo, quindi, sotto quello che è l’indice di bassa incidenza della Tbc nei Paesi sviluppati.

Il Codacon ritiene che questa affermazione sia in netto contrasto con i dati statistici ufficiali suddivisi per fasce d’età; Infatti,in base ai dati Istat per gli anni 1992\2007, l’incidenza della Tbc tra la popolazione di età inferiore ai 14 anni, è di quattro volte inferiore alla media nazionale, senza dimenticare che il dato relativo alla popolazione neonatale è praticamente dello 0%.

Per tale motivo Codacons ha diffidato il ministro Fazio, chiedendo che vengano modificate le informazioni riportate sul sito del ministero della Sanità, non solo perché non veritiere, ma anche perchè rischiano di confondere, e creare disinformazione tra le famiglie coinvolte.



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