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Cadavere fatto a pezzi e gettato nei cassonetti: giallo risolto

di Redazione VitaDaMamma

16 Agosto 2017

Era di questa mattina la notizia del rinvenimento di due gambe (presumibilmente di donna) recise dal suo cadavere e abbandonate in un cassonetto. Il rinvenimento nel quartiere Parioli di Roma, precisamente in via Maresciallo Pilsudsky, aveva lasciato sotto choc la giovane nomade che rovistando tra i rifiuti si era imbattuta nelle gambe e al contempo ha scosso l’opinione pubblica. Sono bastata poche ore a rinvenire le altre porzioni del cadavere fatto a pezzi e, quindi, a identificare la donna.

La pronta soluzione del giallo si deve alle forze dell’ordine che hanno lavorato combinando le risultanze dei filmati di sorveglianza alle indagini in corso sulle persone scomparse.

L’omicidio e il macabro smaltimento del cadavere fatto a pezzi affondano le loro radici in un dramma familiare consumatosi tra le mura domestiche:

la vittima è una donna 59enne, Nicoletta, e l’assassino suo fratello 62enne, Maurizio; i due dividevano un appartamento nel quartiere Flaminio, dove Nicoletta era tornata a vivere dopo la morte della mamma.

cadavere fatto a pezzi

 

Cadavere fatto a pezzi: i fatti.

a seguito di una lite con la sorella convivente, l’uomo l’avrebbe strangolata e ne avrebbe, poi, denunciato la scomparsa. Solo dopo 24 ore dall’omicidio si sarebbe liberato del suo cadavere fatto a pezzi smaltendolo in diversi cassonetti dei quartieri bene della città.

 

Il fratello assassino ha confessato ed è crollato davanti alla polizia.

 

Posto che gli inquirenti non avevano altro che una porzione di un cadavere fatto a pezzi, cosa ha portato le indagini nella direzione giusta?

Il fratello, che aveva denunciato la scomparsa della povera Nicoletta, si è da subito contraddetto fornendo versioni contrastanti.

Inoltre è stato ripreso dai sistemi di videosorveglianza di diverse zone mentre si spostava con un sacco nero.

Le telecamere di sorveglianza hanno svelato che l’uomo ha caricato il sacco in auto per poi liberarsene nel bidone di via Pilsudsky.

A giocato a favore della verità e della giustizia il fatto che l’intera area è coperta da una fitta videosorveglianza, molte le telecamere di sicurezza. Del resto i due fratelli risiedevano in un edificio sito tra una caserma dell’esercito e una sede della questura di Roma, esattamente davanti alla scuola superiore di polizia.

Il cadavere fatto a pezzi è stato rinvenuto prima ai Parioli, dove sono state ritrovate le gambe, da cui tutto ha avuto inizio, poi nel quartiere Flaminio un’altra porzione, lì sono stati rinvenuti busto e capo. Mentre in un terzo bidone sono stati ritrovati gli indumenti e alcuni oggetti personali della vittima.

 

L’assassino reo confesso è al momento detenuto a Rebibbia con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere è ancora da definire il movente dell’efferato omicidio.

La stampa insinua la possibilità che alla base del delitto possano esserci questioni economiche, viene sottolineato che dei due lavorava solo la sorella.

 

Resta avvolto dal mistero il modus operandi: il cadavere fatto a pezzi potrebbe essere stato tagliato con una sega o un’ascia ma la polizia deve ancora fare chiarezza su questo particolare.

Fonte immagini: IlFattoQuotidiano.it



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