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Sarah Scazzi, Sabrina Misseri e Cosima Serrano: i volti di un omicidio

di Dott. Giuliano Gaglione

10 Ottobre 2011

Omicidio Scazzi….quando la mente è la vera carnefice

 

 

 

 

Il cammino dell’esistenza si è spento nel fiore della giovinezza, un fiore che è appassito prima ancora di sbocciare, la dolcezza e la tenerezza di un’anima genuina e delicata che improvvisamente è svanita; relazioni pericolose, indagini, sospetti, inchieste, esclusive, luce, buio, vita….morte.

Sarah Scazzi è la protagonista, anzi la vittima di questo sconvolgente vortice intriso di mistero e di grigiore nel quale ruotano nomi di persone a lei familiari, come lo zio Michele, la cugina Sabrina e sua madre Cosima.

Un groviglio inestricabile di vicende e sospetti rappresentano l’evoluzione di una tragedia che ha distrutto un’intera famiglia e su cui oggi, a distanza di più di un anno dall’accaduto, non si cessa di approfondire attraverso i media.

Ora non c’è dato conoscere cosa sia successo realmente, le cause, i responsabili e tutto ciò che avvolge come una spirale nera il corpo e l’anima della piccola Sarah; fatto sta che la prima cosa su cui rifletterei riguarda come le difficoltà comunicative e la mancanza di chiarezza di eventuali screzi non sia stata sviscerata nel migliore dei modi; anzi si è tradotta in omicidio.

Nel momento in cui si covano per non poco tempo dei sentimenti, come ad esempio un’invidia latente, può giungere un momento in cui una goccia può far traboccare il vaso e l’unica soluzione è quella di farla finita, di staccare definitivamente la spina di una vittima innocente; tuttavia mi chiedo, nonostante in momenti particolari di tensione la ragione possa vacillare completamente, come mai i responsabili dell’uccisione della piccola Sarah non si siano soffermati sulle conseguenze di questo gesto fatale che hanno colpito non solo la piccola, ma anche la famiglia ed essi stessi che stanno scontando tutte le ripercussioni psicologiche e legali associate a questo dramma.

Dunque, quello su cui c’è da riflettere è su quanto il “non detto” possa provocare disastri sconvolgenti; giurisdizione e psicologia stravolgono la loro linearità in nome di un episodio segnato dalla complessità e dalla difficoltà di raggiungere una via d’uscita.

Oggi Michele Misseri si professa colpevole dell’omicidio e desidera incessantemente che la moglie Cosima e la figlia vengano scagionate: questa è la dichiarazione dello zio della vittima, il quale inizialmente era stato arrestato in quanto accusato di aver ucciso la nipote e, dopo sette mesi di reclusione, il contadino si dichiara colpevole pentendosi di non aver lasciato alcuna traccia del delitto.

Se da un lato Michele Misseri si dichiara colpevole, dall’altro la moglie Cosima e la figlia Sabrina sono recluse per l’omicidio della piccola Sarah; a contornare questa tragedia è il mistero, il buio che si tramuta in disagio in cui mente e cuore diventano preda dell’istinto, un istinto a volte feroce, cruento, terribile, in cui a rimetterci l’esistenza è solo ed elusivamente l’innocenza.

Pertanto mia intenzione è quella di trasmettere il seguente messaggio: “se ci si vuole liberare da una storia, è necessario viverla” dunque, cari lettori, se c’è un ostacolo, un impedimento o un qualsiasi scoglio che non vi garantisca una relazione serena con voi stessi e gli altri, quando siete pronti ad affrontare questo argomento, solleticatelo leggermente e poi, piano piano, sempre se ve la sentite, provate a conoscerlo e se proprio siete dei grandi esperti di voi stessi, provate anche a fare amicizia con le vostre difficoltà in modo tale che ogni vostro limite possa trasformarsi in un’utile risorsa.



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