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Epatite A: vaccino, sintomi, contagio e prevenzione

di Carla Gozzer

21 Gennaio 2018

Con il termine epatite si indicano tutte quelle condizioni che portano all’infiammazione del fegato. Tra i diversi tipi di epatite, quelle indicate con le prime tre lettere dell’alfabeto (A, B,e C) sono causate da virus e quindi possono essere contagiose. Con questo scritto, di carattere informativo, Vita da Mamma si propone di offrire al lettore una guida per comprendere cos’è e come si può prevenire l’ epatite A .

 

Cos’è l’epatite A

 

L’epatite A è una malattia del fegato causata da un virus chiamato HAV. Per replicarsi questo virus infetta le cellule del fegato e ne causa l’infiammazione, compromettendone le funzioni. A differenza delle forme di epatite virali B e C, l’ epatite A rimane un’infezione acuta e non diventa cronica, cioè ci si ammala ma in tempi più o meno lunghi si è in grado di eliminare completamente il virus.

 

Una volta guarite, le persone sono protette da nuove infezioni in maniera permanente. L’epatite A si può prendere quindi una sola volta nella vita.

 

Epatite a

 

Come si trasmette l’epatite A

 

Il virus ha una trasmissione oro-fecale, cioè è possibile contrarre l’epatite A ingerendo acqua o cibo contaminati dal virus, che viene espulso dall’organismo principalmente tramite le feci che a loro volta sono contagiose. Non è un caso infatti che la maggiore incidenza di infezione è nei paesi in cui le condizioni igieniche sono più arretrate.

 

Il virus dell’ epatite A è molto resistente e rimane attivo fuori dal corpo per molto tempo, inoltre può sopportare temperature molto basse e sopravvive in ambienti acidi come quello dello stomaco. Infatti il virus dell’ epatite A riesce a sopravvivere nei cibi surgelati, ma anche in quelli poco cotti.

 

Il cibo e le bevande con maggior probabilità di essere contaminati sono frutta, verdura, frutti di mare, ghiaccio e acqua. I frutti di mare come le cozze filtrano l’acqua e se questa è infetta anche il mollusco viene infettato risultando contagioso per chi lo mangia senza averlo cotto a sufficienza.

 

Ci si può contagiare anche stando a contatto con persone infette, in particolare se non si osservano basilari norme igieniche come lavarsi le mani ogni volta che si va in bagno, dopo aver cambiato pannolini di bimbi o anziani infetti, oppure avere rapporti sessuali non protetti e promiscui. Invece non si rischia di contrarre il virus attraverso tosse o starnuti, sedendosi accanto o abbracciando a una persona infetta, o attraverso l’allattamento materno.

 

Segni e sintomi dell’ epatite A

I sintomi di un contagio con il virus dell’ epatite A sono correlati all’età.

 

  • Nella maggior parte dei bambini infettati (circa il 90%), l’ epatite A si manifesta in maniera così leggera che non ci si accorge della malattia: in questi casi l’unica manifestazione potrebbe essere la diarrea.
  • Al contrario nell’80% degli adulti infetti, i sintomi si manifestano e inizialmente possono essere scambiati per influenza.

 

I sintomi dell’epatite A di solito iniziano improvvisamente dopo alcune settimane di incubazione, in cui si è comunque contagiosi. Si tratta principalmente di malessere, perdita di appetito, febbre, stanchezza e affaticamento. L’infezione può causare nausea, vomito e un dolore o un fastidio a livello del fegato, cioè a destra e sotto le costole. Si può avvertire anche dolore articolare e/o muscolare e risultano aumentati i valori delle transaminasi e della bilirubina.

 

Successivamente urine scure, feci chiare e prurito possono accompagnare la comparsa dell’ittero, cioè di un ingiallimento della pelle e della parte normalmente bianca dell’occhio. Qualche giorno prima della comparsa dell’ittero, gli altri sintomi diventano più acuti, ma migliorano appena questo compare. Questa fase sintomatica dura di solito tra le 8 e le 10 settimane, sebbene a volte può proseguire anche fino a sei mesi.

 

Anche le complicazioni più gravi sono correlate all’età: l’epatite A può causare insufficienza epatica, necessità di trapianto o morte negli adulti con più di 50 anni o con altre malattie del fegato.

 

Diagnosi e cura dell’epatite A

 

Attraverso le analisi del sangue è possibile valutare tramite la presenza di IgM se è presente il virus dell’ epatite A o attraverso le le IgG se l’infezione è avvenuta nel passato e perciò si è immuni.

 

Non esiste una cura specifica per i pazienti con l’ epatite A : il nostro corpo è in grado di eliminare da solo il virus, anche se la guarigione richiede del tempo.

 

È necessario il riposo, qualche giorno di ferie dal lavoro o di assenza da scuola, per poter recuperare le forze.

 

Per combattere la nausea può essere utile fare molti spuntini leggeri e digeribili nel corso della giornata. L’importante inoltre è evitare al fegato quelle sostanze come alcool o farmaci, come il paracetamolo, che lo affaticherebbero.

 

Per evitare di trasmettere il virus ad altri, è importante lavarsi bene le mani ogni volta che si è andati in bagno e asciugarle con un asciugamani monouso. È anche preferibile non preparare cibo per altre persone. L’ epatite A è una malattia contagiosissima!

 

Profilassi pre- e post- esposizione all’ epatite A

 

Esiste una profilassi pre- esposizione, cioè una sorta di “scudo a tempo” mediante immunoglobuline da effettuare prima di una situazione a rischio contagio di epatite A , ad esempio in caso di viaggio in un paese tropicale;

 

allo stesso modo esiste una profilassi post- esposizione da effettuarsi in caso di contatto con soggetti infetti, si effettua per esempio se qualcuno con cui si vive è stato contagiato dall’ epatite A o in caso di esposizione per lavoro, per esempio è possibile somministrare le immunoglobuline sia alle maestre che ai bambini se ci sono stati casi di epatite A anche nelle scuole materne.

 

Più è tempestiva la profilassi, più questa è efficace e la sua protezione dura diversi mesi.

 

Prevenzione vaccinale per evitare di essere contagiati dal virus dell’epatite A: il vaccino

 

Esiste un vaccino contro l’ epatite A: è costituito da un virus inattivato e ha un’efficacia molto alta. Viene iniettato nel braccio e inizia la sua protezione dopo due o tre di settimane. Dopo sei mesi e prima dell’anno dalla prima dose è necessario un richiamo che permette di essere protetti per più di 10 anni, alcuni studi sostengono che la copertura è addirittura a vita.

 

Il vaccino contro l’ epatite A è consigliato ai bambini dopo il primo anno di vita. È raccomandato per i soggetti a rischio, come i pazienti trapiantati o in attesa di trapianto. È anche suggerito a tutte quelle persone che svolgono attività che potrebbero esporle a questo virus, per esempio coloro che hanno come compito anche l’igiene personale di altre persone, come le maestre o le baby sitter. Anche chi progetta viaggi in zone in cui è possibile contrarre facilmente il virus dovrebbe vaccinarsi per evitare la malattia.

 

Per quanto riguarda la gravidanza è consigliabile fare il vaccino solo se è realmente necessario, perché non ci sono studi scientifici adeguati che analizzano le controindicazioni per la mamma e il nascituro.

 

Il Ministero della Salute ha anche stilato una lista di comportamenti da assumere per limitare il rischio di essere contagiati, validi anche per qualsiasi malattia trasmissibile per via oro-fecale.

 

La cottura è l’unico modo per rendere innocuo il virus dell’epatite A da molluschi e frutti di mare o da frutta e verdura contaminati. La verdura va lavata accuratamente ed è consigliabile sbucciare la frutta.

 

È necessaria una scrupolosa igiene personale, in particolare è importantissimo lavarsi spesso le mani, specialmente dopo essere stati in bagno o aver fatto il cambio di pannolino e sicuramente prima di mangiare o di cucinare.

 

In caso di viaggi in paesi con scarse condizioni igieniche sanitarie viene consigliato di mangiare solo cibi ben cotti, in particolare verdure e frutti di mare, bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio a meno che non si conosca da dove è stata presa l’acqua.

 


Fonte immagine di copertina Ingimage con licenza d’uso



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