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Rogo di Londra: parlano i genitori di Marco e Gloria

Marco Gottardi e Gloria Trevisan erano due giovani di 28 e 27 anni, due architetti in cerca del loro posto nel mondo, due innamorati che sognavano una lunga vita insieme. Ma la vita non è sempre come vorremmo che fosse, e lo scorso 14 giugno Marco e Gloria sono diventati due ...

di Maria Corbisiero

12 Febbraio 2018

Marco Gottardi e Gloria Trevisan erano due giovani di 28 e 27 anni, due architetti in cerca del loro posto nel mondo, due innamorati che sognavano una lunga vita insieme.

Ma la vita non è sempre come vorremmo che fosse, e lo scorso 14 giugno Marco e Gloria sono diventati due angeli, uccisi nell’incendio divampato nella Grenfell Tower, quello che in tanti chiamano il rogo di Londra.
 

Rogo di Londra: parlano i genitori di Marco e Gloria.

 
Rogo di Londra: parlano i genitori di Marco e Gloria
 
Era la notte tra il 13 e il 14 giugno del 2017 quando, poco prima delle ore 1:00 (ora locale), al quarto piano della Grenfell Tower, uno stabile di 24 piani situato nella zona ovest della capitale inglese, divampò quello che poi fu soprannominato il rogo di Londra.

Innescate dal corto circuito di un frigorifero difettoso, le fiamme si propagandarono verso l’alto raggiungendo tutti i piani del palazzo, nonché i 120 appartamenti presenti all’interno della torre ed i rispettivi abitanti.
 
Marco e Gloria, che si erano trasferiti in Inghilterra nel Marzo del 2017, abitavano al 23° piano, un appartamento poi diventato una vera e propria trappola mortale.
 
A 8 mesi da quell’immane tragedia – nel rogo di Londra morirono 79 persone (dato ufficiale) ma, non potendo sapere con esattezza quante persone risiedevano nella Torre, molti oggi temono fossero di più – il papà di Marco, Giannino Gottardi, racconta quanto appreso dal coroner.

“Abbiamo incontrato la coroner Fiona Wilcox, scoprendo che per quasi due ore i vigili del fuoco ordinarono ai residenti di rimanere dentro gli appartamenti con le porte sbarrate. Una follia. È stata una parziale consolazione apprendere che Marco e Gloria non sono morti arsi vivi. Li ha uccisi prima il monossido di carbonio. I detriti della torre, coprendoli, hanno risparmiato i corpi dalle fiamme. Ci sono stati consegnati gli indumenti di mio figlio, solo in parte bruciacchiati. Carta d’identità, patente di guida, tessera sanitaria, sterline, carte di credito erano integre. Mia moglie ha tenuto un brandello del trench che Marco s’era comprato a Londra”.

Non si danno pace i genitori di Marco che hanno dovuto dire addio al loro unico figlio, un ragazzo che descrivono come buono, riflessivo e determinato, un’anima gentile che, anche nei suoi ultimi istanti di vita, ha cercato di fare di tutto per tranquillizzare i suoi genitori.

“Alle 3.45 la mamma di Gloria informò mia moglie dell’incendio scoppiato nella Grenfell Tower. Marco non ci aveva chiamato per non impensierirci. Lo cercai subito sul cellulare. La voce non era concitata. Voleva convincermi che i vigili del fuoco avrebbero risolto l’emergenza […] Quando vidi in diretta su Sky la torre che bruciava, capii che era la fine”.

 
Rogo di Londra: parlano i genitori di Marco e Gloria
 

Rogo di Londra: le ultime parole di Marco e Gloria.

 
Il signor Gottardi ha ancora impressa nella mente la scena del rogo di Londra, ma soprattutto le ultime parole pronunciate da suo figlio, un messaggio di 8 secondi che il giovane ha registrato sulla segreteria del cellulare del padre:

“Non riesco a capire perché cade in continuazione la linea. Vi voglio bene. A tutti e due, te e la mamma”.

Anche Gloria ha cercato di confortare i suoi genitori prima di chiudere gli occhi per sempre, stretta nell’abbraccio del suo fidanzato:

“Mamma, mi sono resa conto che sto morendo. Grazie per quello che hai fatto per me. Sto per andare in cielo, vi aiuterò da lì”.

Per i loro genitori e per tutti coloro che li conoscevano e li amavano resta un’unica, sola e magra consolazione, il rogo di Londra non li ha arsi vivi. Ma questo non servirà a colmare il vuoto nel cuore di chi quel maledetto giorno ha persa parte di se stesso.
 
 
Fonte: Corriere della Sera

 

 

 

 

 



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