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Come essere un buon padre

di Federica Federico

19 Marzo 2018

Come essere un buon padre o una buona madre? Chi è e cosa fa il bravo genitore?

 

Non esiste un manuale di istruzioni capace di ispirare l’adulto alla buona genitorialità, non esistono cioè delle regole codificate del perfetto genitore.

Tutti però, padri e madri, si chiedono come non fallire nella missione dell’educazione dei figli.

 

In una massima approssimazione, che prescinde dal genere del genitore, potremo dire che per essere un buon padre o una buona madre sono indispensabili dei valori di ispirazione, per esempio:

empatia; confronto; affetto e onestà; reciprocità; rispetto della famiglia.

 

 

Si può sempre sbagliare nei modi e nei tempi; si può inciampare in circostanze sconvenienti o non essere sufficientemente penetranti e convincenti; si può perdere un figlio e poi ritrovarlo, ma chi vive la genitorialità sull’ispirazione di valori portanti quantomeno “rischia” di educare nel nome dei principi.

 

Un bambino portatore di valori sarà un adulto sostenuto da una coscienza personale e sociale. Il mondo ne ha bisogno: ha bisogno di valori ideali in cui credere e su cui fondare le individualità umana.

essere un buon padre festa del papà

Come essere un buon padre: l’importanza dell’empatia

 

Diversamente dalla mamma, il papà vive un processo di costruzione della genitorialità “ritardato”. Si dice, non a torto, che gli uomini abbiano bisogno di essere coinvolti nella nascita e nella cura del bambino perché a loro manca la possibilià di strutturare un rapporto ematico sin dalla vita intrauterina.

In questo senso il primo sintomo di una buona e positiva paternità è l’empatia col figlio, fosse anche col neonato.

 

Col tempo l’empatia si consolida nell’interesse comune, nelle passioni condivise, nel tempo partecipato a conoscere e conoscersi.

 

L’empatia fonda il dialogo e il confronto: per essere un buon padre è indispensabile non sottrarsi al confronto

Nel rapporto genitore – figlio, l’adulto (padre o madre) commette spesso un errore fatale: l’autoritarismo ovvero il “decido io perché sono io il papà (o la mamma)“.

 

In una famiglia autoritaria, il bambino che cresca sull’imposizione della decisione paterna (o materna) può sviluppare una serie di difficoltà relazionali e sociali, oltre che personali:

 

  • può diventare insicuro perché è incapace di autodeterminarsi;
  • può soffrire di difetti di autostima perché non ha sperimento i successi delle sue decisioni autonome;
  • può diventare timodo perché non ha imparato ad affermare la propria posizione e a credere nelle sue idee;
  • può vivere col costante bisogno emotivo di appoggiarsi a qualcuno.

 

Una educazione dialogante parte dal confronto , per quanto possa essere banale, si articola sul bisogno quotidiano di scandagliare il cuore dell’altro.

Non deve passare pomeriggio o sera senza che il papà, per quanto stanco e provato, abbia chiesto a suo figlio o a ciascuno dei suoi figli:

“Come stai?”

“Cosa hai fatto oggi?” e “Sei felice per questo o per quello?”

 

In questo equilibrio di ruoli, fatto di scoperete condotte insieme mentre il genitore cerca di accompagnare il figlio a sempre più mature consapevolezze, l’adulto non deve mai perdere di vista il palcoscenico su cui i bambini e i ragazzi crescono.

 

Per essere un buon padre bisogna calarsi nella realtà dei figli tenendo conto che i tempi cambiano e i bambini e ragazzi di oggi sono estremamente lontani da ciò che eravamo noi.

 

Quello che deve restare immutato sono i valori di riferimento.

Ogni adulto dovrebbe rappresentare il faro dei propri valori e dei principi familiari. Con la loro luce mamma e papà non dovrebbero mai mancare di illuminare il porto dei bambini affinché gli ideali insegnati e affermati in famiglia siano sempre sicuro approdo per i giovani.

 

essere un buon padre festa del papà

Come essere un buon padre: l’importanza dell’affetto

 

Ci sono genitori parvi di coccole, affettuosità esplicite e presenza fisica. L’affetto che si materializza è invece essenziale e concorre alla buona crescita emotiva del bambino.

 

Le mamme sono più propense ad abbracciare e baciare, non perché siano migliori, ma perché è il corpo femminile a predisporle all’abbraccio. Si pensi all’etimologia della parola “incinta“: incinta deriva dal latino incingĕre che significa recingere ovvero avvolgere completamente (secondo alcuni questa parola evocava lo stato di donna gravida poiché, nell’antichità, le donne incinte portavano avvolgenti cinture). Sta di fatto che il ventre della donna incinta abbraccia, cingendo completamente il bambino.

 

Lo sappiano i papà:

i bimbi hanno bisogno di ritrovare negli abbracci dei genitori quello stesso recinto d’amore che hanno vissuto nel ventre e questa fisicità affettiva deve essere anche del buon padre.

 

 

Come essere un buon padre: l’importanza di saper chiedere scusa.

 

Affetto è anche capacità di domandare scusa quando si sia caduti in errore.

 

VitadaMamma ritiene cha la buona educazione sia dialogante, a mani basse e cuore aperto, ovvero non violenta e fondata sul confronto. Tutto questo non può essere laddove manchi la capacità di domandare scusa in caso di errore: esse un buon padre vuol dire riconoscere a se stesso l’umana possibilità di sbagliare ammettendo eventuali falle.

Chiedere scusa ad un figlio non è una debolezza, all’opposto è la grande opportunità di ritrovarsi nella comunione di un intento superiore: la verità e il benessere familiare.

 

 

Si chiama reciprocità la più grande qualità del buon genitore e ai figli non va celata.

 

I genitori dovrebbero instaurare con i figli un rapporto di interscambio emotivo in cui mamma e papà dimostrano ai bambini il bisogno reale che hanno del loro affetto e della loro presenza. Il bambino che avverta questa reciprocità affettiva (ovvero percepisca che l’adulto ha il suo stesso bisogno di ricevere amore) non solo sarà più sicuro di se stesso e più attivamente conscio del suo ruolo familiare, ma sarà persino più responsabile delle sue azioni e maggiormente autocritico.

 

In particolar modo è apprezzabile quel papà che, liberandosi dallo stereotipo de padre di famiglia “invincibile”, riesca a far percepire ai figli quanto bisogno lui stesso abbia del loro amore.

A volte basta veramente poco, persino solo la presenza partecipe e sentita ai momenti familiari.

 

In questo ragionamento ha un ruolo superiore a tutti il rispetto.

 

Non si può essere un buon padre se non si ha rispetto della famiglia intesa come sede degli affetti.

 

Il papà deve rispettare la mamma e la mamma deve al padre altrettanto rispetto: mai negarsi la verità. Questo principio di cautela affettiva dovrebbe valere, in favore dei figli (ma se vogliamo dell’anima familiare) anche in caso di separazione.

 

Il rispetto si traduce in regole precise di cui gli adulti dovrebbero essere testimoni dinnanzi ai figli:

  • non urlare;
  • non fare del male emotivo nè fisico;
  • non trascurare (quindi non sottrarre spazi alla famiglia);
  • non tradire;
  • non offendere;
  • non mentire.

 


Fonte immagini: Ingimage con licenza d’uso

 



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