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12 ragazzi intrappolati nella grotta tailandese

di Federica Federico

05 Luglio 2018

12 ragazzini, tra gli 11 e i 16 anni, e il loro allenatore di calcio erano stati dichiarati dispersi sabato 23 giugno. Avevano parcheggiato le bici e il motorino dell’allenatore lungo un sentiero e si erano avviati verso una grotta, lì, nemmeno fossero stati esperti speleologi, hanno dato il via a un’esplorazione pericolosa.

 

Tutti, l’allenatore e i suoi ragazzi, sono rimasti intrappolati all’interno della grotta, bloccati dall’acqua delle piogge torrenziali che in questo periodo (cosiddetta stagione dei monsoni) interessano continuamente e intensamente la Thailandia.

 

12 ragazzi intrappolati nella grotta tailandese, operazioni di soccorso

 

Per nove giorni, dal 23 di giugno (data della scomparsa) al 2 di luglio (data del ritrovamento), i 12 ragazzi intrappolati nella grotta tailandese hanno tenuto il mondo col fiato sospeso.

 

Sono state impiegate 600 bombole di ossigeno per raggiungere l’interno della grotta e portare ai ragazzi generi di prima necessità e di conforto.

 

Le operazioni di soccorso sono state condotte dai sub della marina. Gli esperti subacquei hanno dovuto immergersi in acque torbide e melmose, attraversare cunicoli stretti senza mai poter risalire in superficie, e nemmeno hanno potuto mai fermarsi:

 

i 12 ragazzi intrappolati nella grotta si trovano, insieme all’allenatore 25enne, a 400 metri dalla “Pattaya Beach” e occupano uno slargo rimasto asciutto all’interno di una grotta.

12 ragazzi intrappolati nella grotta tailandese

Per i 12 ragazzi intrappolati nella grotta, il vero pericolo è l’acqua, ecco perché:

 

i ragazzini non possono tornare indietro perché le vie d’accesso alla grotta sono state letteralmente invase dalle acque del monsone. Per di più l’acqua non può né essere drenata nell’immediatezza né si ritrarrà naturalmente in tempi brevi.

 

I 12 ragazzi e il loro allenatore potrebbero dover attendere nella grotta sino alla fine della stagione delle piogge, potrebbero volerci 4 mesi prima che tutti i membri della squadra possano essere tratti in salvo.

 

In Thailandia questa è la stagione delle piogge e pertanto l’acqua rappresenta un pericolo costante:

 

  • il livello di acqua nella grotta potrebbe innalzarsi;
  • le infiltrazioni aggravano le operazioni di scavo nella roccia (quelle finalizzate a realizzare un varco di passaggio asciutto);
  • l’acqua che ha inondato le vie d’accesso alla grotta ha fatto sì che l’antro, dove ora si trovano i ragazzi, venisse separato dalla terra ferma da un lungo percorso subacqueo. Questo tratto sott’acqua è difficile da affrontare perché fatto di cunicoli stretti e tortuosi e acque melmose, ovvero prive di visibilità.

 

Al momento l’ossigeno non è un problema, i 12 ragazzi intrappolati nella grotta hanno aria a sufficienza e la temperatura non è preoccupante, cioè non fa freddo. I sub, inoltre, hanno portato loro viveri e acqua.

 

“La presenza di ossigeno generalmente non è messa a rischio – spiega alla stampa Francesco Sauro, speleologo e geologo dell’Università di Bologna – questo perché sotto terra sono sempre presenti delle fratture o dei cunicoli in cui magari non riesce a passare l’uomo, ma che garantiscono interscambio con l’esterno e la presenza di ossigeno”

 

Il pericolo maggiore riguarda le vie di fuga, infatti questi 12 ragazzini e il loro allenatore hanno poche alternative: potrebbero seguire la via dell’acqua immergendosi oppure attendere che i tecnici riescano a scavare un varco asciutto nella roccia. Per chiarire la gravità della situazione, diciamo che si trovano una distanza di 2 km lungo la grotta e a circa 1 km di profondità dalla superficie.

 

L’immersione (quindi la scelta di un salvataggio via acqua) è complicata da molti fattori:

 

  • i ragazzi coinvolti in questa triste vicenda non sanno nuotare;
  • la barriera d’acqua da superare non è lineare, per raggiungere i ragazzi, i soccorritori si sono addentrati in cunicoli stretti e lunghi;
  • l’acqua è melmosa e limacciosa, ciò rende minima la visibilità e difficile l’attraversamento della massa d’acqua.

Il drenaggio meccanico dell’acqua a mezzo pompe non è bastevole poiché nella stagione dei monsoni l’apporto idrico è forte e costante e, nello specifico, la piena che ha allagato la grotta né si è ritirata né dimostra di potersi ritirare in tempi brevi.

Attendere il deflusso naturale dell’acqua sarebbe la scelta più sicura e più “comune” durante le operazioni di soccorso.

 

Rispetto al caso dei 12 ragazzini intrappolati in questa grotta, sono le piogge monsoniche il vero aggravio alle operazioni di soccorso. Di fatto queste piogge potrebbero durare anche mesi e la grotta rimarrebbe costantemente allagata, persino col grosso rischio di ulteriori innalzamenti del livello dell’acqua.

 

Se si decidesse di portare in salvo i giovani, uno per volta, e attraverso l’acqua, sarebbe necessario quantomeno un addestramento basilare al nuoto e ai rudimenti di immersione.

 

La via dell’acqua è la più pericolosa, lo dicono gli esperti. Intanto i ragazzi devono essere addestrati a nuotare, questo addestramento potrebbe essere un salvavita anche laddove il livello delle acque si alzasse inondando la grotta; più difficile addestrate questi giovani alle immersioni poiché, considerate le condizioni in cui si trovano, il training non potrebbe che essere relativo e limitato alla sola gestione del corpo e delle emozioni.

 

Un addestramento dei 12 ragazzi intrappolati nella grotta potrebbe valere solo ad insegnare loro:

 

  • come respirare,
  • come gestire il copro per non toccare (e quindi per non danneggiare) la strumentazione,
  • come non cedere al panico nel lungo percorso tra le acque melmose.

 

Una via d’uscita alternativa potrebbe essere l’apertura di un foro scavato nella grotta, un varco, di sufficienti dimensioni, per un passaggio asciutto dei superstiti.

 

L’ipotesi dello scavo nella roccia d’un passaggio asciutto richiede calcoli di stabilità geologica condizionati ancora dalle piogge perché non esenti dall’influenza delle infiltrazioni. Va detto che la situazione non è stabile né prevedibile con certezza perché la stessa grotta presenta delle condizioni ambientali variabili.

 

Finora la salute dei ragazzi non è compromessa e lo dimostrano i video girati dai soccorritori.



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