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Distacco emotivo: ecco il modo per evitare la rabbia

di Federica Federico

05 Settembre 2018

Si chiama distacco emotivo, è una condizione ragionata e ponderata di distanza emozionale da fonti di stress, sconforto, negatività e disequilibrio.

 

La distanza emozionale (così come il distacco emotivo) non coincidono necessariamente con l’allontanamento materiale e fisico dalle fonti dello stress.

 

 

Qui distanza e distacco rappresentano, invece, un rinnovato atteggiamento di controllo delle reazioni emotive che le cose “negative” scatenano in noi.

distacco emotivo

Le fonti dello stress sono generalmente persone che con i loro comportamenti inquinano la vita degli altri: lo fanno i manipolatori, lo fanno gli opportunisti e gli egoisti, gli sfruttatori e gli avidi di cuore.

 

Quando qualcuno o qualcosa ti inaridisce, ti toglie energie, ti provoca profonda sofferenza emotiva e stati d’ansia, semplicemente vuol dire che non è compatibile (per atteggiamenti e comportamenti) col tuo modo di vivere.

 

Se qualcuno ti fa male, tu devi difenderti, non con la violenza (fisica o verbale) ma avendo cura del tuo stesso benessere e del tuo stesso equilibrio.

 

La rabbia, intesa come sentimento di reazione verso certe condizioni e talune persone, è normale. Il sentimento della rabbia in sé rappresenta diniego e dissociazione, differenza e opposizione. Tuttavia è altrettanto vero che è un male sfogare la rabbia, non gestirla o non canalizzarla.

 

Il distacco emotivo è uno strumento di gestione della rabbia capace persino di prevenire il dolore che da essa può scaturire.

 

Alcuni sfoghi di rabbia possono alterare la verità e condurre nel torto chi, pur avendo ragione, è arrabbiato e incapace di gestire il suo dolore. Quasi sempre la miglior mossa possibile è prendere le distanza, sopratutto emotivamente, da ciò che ci fa male.

 

Il distacco emotivo è la “spirituale” presa di distanza dalle fonti del dolore emozionale, in sé rappresenta un modo concreto di canalizzare le emozioni, anche la rabbia.

 

Distinguere le persone negative e smettere di provare a “portarle a sè” ad ogni costo (quindi smettere di provare a cambiarne la natura) è il primo passo verso il distacco emotivo.

 

Accade spesso che dinnanzi a una persona negativa chi la “subisce” provi a salvarla, a riportarla alla verità, a condurla al buono, a tenerla con sè, ma non sempre è possibile. La negatività è talvolta una condizione di vita radicata che trova ragione in delusioni profonde, personali e intime.

 

Non è raro che il “negativo” sfoghi il proprio mal di vivere su qualcuno che non ha nulla a che fare con le ragioni del suo dolore, potendo avere solo la colpa di essersi trovato a ricoprire il ruolo sbagliato nel momento sbagliato (e può trattarsi persino di ruoli delicati e familiari come quello di figlio, marito, compagno).

 

La negatività può dipendere da un lutto, da un evento nefasto, da un dolore personale e non è una condizione da cui ci si può liberare con assoluta facilità o immediatezza, sopratutto non si può essere “salvati, cambiati o compatiti per sempre”.

 

Per uscire dalla negatività è necessario un percorso personale di lavoro su se stessi e sulle proprie motivazioni.

 

Detto questo è chiaro che una fonte di stress emotivo non si può cambiare, pertanto una situazione negativa o una persona negativa non posso essere tramutate in altro ma possono essere emotivamente isolate e gestite.

distacco emotivo cos'è e come funziona

Una volta identificata la fonte di stress emotivo (quando, cioè, la bussola interna indica il bisogno del distacco emotivo) è essenziale introdurre un filtro del pensiero che funzioni come uno schermo anti rabbia capace di regolare e selezionare le reazioni concrete.

 

E’ questo il passaggio più complesso e difficile di tutti perché richiede l’impegno razionale alla gestione dei comportamenti istintivi; dinnanzi all’evento che scatena l’ira, il nervosismo o lo stress bisogna fare un passo indietro isolando l’accadimento, osservandolo come da una finestra chiusa bisogna chiederei: “Perchè mi fa rabbia?

 

La risposta stessa potrà suggerire il bisogno di distacco: “Mi fa male, non mi piace, non lo sopporto”, in sé questi sono tutti indicatori univoci di una necessità di spazio preso e posto tra sé e la fonte di stress.

 

Il distacco emotivo pretende consapevolezza.

 

  • Elaborare la rabbia;
  • parlarne in un luogo sicuro, per esempio a casa col partner e lontano dalle fonti di stress;
  • sfogare l’ansia grazie allo sport;
  • rifugiarsi in un diario;
  • rimanere un po’ da soli a pensare,

questi sono tutti atteggiamenti positivi capaci di determinare una buona presa di coscienza della realtà esterna e atti a facilitare la distanza mentale.

Potendo è bene diminuire i tempi di esposizione alle fonti di stress.

 

Pertanto se è una persona a stressarvi o una condizione, laddove vi sia possibile allontanatevi dalla lei\lui o dalla circostanza specifica; diminuite le occasioni di incontro e prendete del tempo per metabolizzare la vostra posizione.

 

Una volta sperimentato, il distacco emotivo diventa, con la pratica alla gestione della rabbia, una bussola interna del benessere: di fatto il corpo ci avvisa quando il cuore non ce la fa più e ci indica se sta per accadere il peggio, ovvero se stiamo per cedere. Al limite suggerito dal corpo dobbiamo rispondere positivamente affermando la nostra capacità di recedere dal pericolo di arrabbiarci, mettendo in atto il distacco di cui ciascuno è capace.

 

  • Non rispondere alle provocazioni;
  • mettere uno spazio emotivo tra sè e la reazione istintiva;
  • ponderare le parole;
  • riflettere sulle conseguenza;
  • imparare a superare il problema allontanando il pericolo di accrescerlo a causa dell’ira.

 

In altre parole quando il corpo e il cuore ci segnalano che lo stress sta per sopraggiungere è nostro compito razionalizzare e prendere le debite distanze.

 

Il distacco emotivo va spiegato a chi ci circonda come quella scelta razionale che impedisce al dolore di esplodere limitandone gli effetti prima che diventino devastanti. Essere emotivamente distaccati non vuol dire essere passivi o subire, vuol dire essere superiori e rimanere nel confine del giusto preservando intorno a sè una bolla d’aria pura entro la quale vivere serenamente.

 


Fonte immagini:it.123rf.com con licenza d’uso



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