Ricordate i nomi delle vittime del Ponte Morandi? Probabilmente no, quantomeno non tutti. Chi non conosceva personalmente questa o quella sfortunata vittima, non ricordando tutti i nomi, riuscirà a recuperare dai ricordi solo dei volti, delle immagini viste in fotografia o delle sensazioni. Questo vale per la maggior parte di noi:
l’opinione pubblica non associa i nomi delle vittime del Ponte Morandi ad alcuna vita vissuta, loro sono gli innocenti che hanno perduto il futuro.
Va detto, però, che così non è per tutti. Oltre ai familiari, vi sono grandi comunità che sentiranno per sempre la mancanza di quelle persone. Chi ha conosciuto i defunti del Morandi ha una considerazione di loro che va oltre i toni collettivi della tragedia:
prima che vittime sono persone ricordate in quanto tali, ovvero per singolare individualità, per l’impronta che hanno lasciato su questa terra.
Camilla Bellasio è una delle vittime del Ponte Morandi, aveva solo 12 anni e viveva con la sua famiglia a Pinerolo.
Mentre l’Italia intera la piange senza conoscerla e la ricorda tra gli atri morti, dall’alveo della sua comunità si è alzata una voce: a parlare è stato un suo Prof che ricordandola suggerisce a tutti quanta umanità rimanga oltre le macerie di Genova.
Lo scorso 14 agosto, il Professor Roberto D’Ingiullo ha letto tra i nomi delle vittime del Ponte Morandi quello di Camilla Bellasio, un’allieva della scuola media Brignone di Pinerolo.
Camilla aveva frequentato la classe prima A, e per tutto il corso del 2017 era stata una allieva del professor D’Ingiullo.
All’inizio il professore è rimasto incredulo, poi ha sperato in un errore, infine sono riemersi i ricordi. Questo è ciò che accade sempre dinnanzi alla morte di una persona conosciuta.
Incredulità, sgomento, memoria: è così che il dolore cammina e matura.
La memoria arriva dopo lo sconcerto e con diversi gradi di coinvolgimento e sofferenza.
Per ricordare la sua allieva, una giovane vita perduta tra le vittime del Ponte Morandi, il Prof ha scritto un lungo post su Facebook. Il messaggio giuda di questo “Addio” è espresso in modo più che chiaro:
ai compagni, a chi la conosceva e l’ha amata resta il compito di ricordarne l’individuale, unica e mirabile umanità perché la memoria della sua morte sia non solo memoria di un momento storico infinitamente sventurato e tragico.
Perde un’allieva, il nome della 12enne tra le vittime del Ponte Morandi. E dopo qualche mese, quando non la ritrova sui banchi di scuola, le dedica un post su Facebook.
Ecco cos’ha scritto il Professore:
“Cercando un libro, ho ritrovato questo. Il biglietto che mi avevi regalato con i tuoi compagni. Sei al centro della foto col tuo sorriso furbissimo e timidissimo. Accanto la tua firma con un cuoricino.
Ero venuto a salutarvi a giugno.
“Prof mi raccomando torni da noi l’anno prossimo”
“Non so dove insegnerò. Speriamo”
“Non faccia scherzi. Ci vediamo a Settembre” .
Due mesi dopo ho letto il tuo nome tra le vittime del crollo del ponte. Mi ero rifiutato di crederci. In fondo, da giornalista so che i giornalisti sbagliano: io ho sbagliato tante volte, magari era un errore. E invece no.
Ho scritto ai tuoi compagni pensando che potesse servire e sperando che servisse anche a me. Ho scritto che non può essere giusto che gli altri ti associno solo a quel ponte, spetta a loro ricordarsi e far conoscere agli altri quanto valessi e quanto fosse forte quello che condividete.
Ci provo anche io con i miei nuovi allievi. Racconto di quando hai aiutato un ragazzo sfortunato con una frase e un sorriso che valgono più di centinaia di manuali sull’inclusione, l’integrazione e l’amicizia. Sorrido quando penso ai tuoi: “Vada tranqui, prof” nei giorni prima dell’interrogazione.
Mi sono chiesto a cosa servisse “allenare le vostre menti” se poi il destino sa essere così vigliacco. Ma poi rimaneva un sorriso a pensare a quanto sei speciale e a quanto è speciale quel gruppo. Ieri un mio alunno mi ha chiesto: “Prof, per favore ci racconta qualcosa della sua allieva?”. Anche loro hanno capito che molto rimane e rimarrà.
Ciao Camilla”.