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Sindrome da crocerossina: come riconoscerla e come uscirne

di Marcella Aliberti

16 Gennaio 2019

L’obiettivo di ogni genitore, che ama i propri figli è quello di formare degli adulti sereni e soddisfatti. Purtroppo nonostante gli sforzi non sempre ci si riesce, in alcuni casi i danni del metodo educativo applicato nell’infanzia li riconosciamo solo nell’età adulta. È il caso per esempio della sindrome da crocerossina, una particolare patologia, basata sulla dipendenza emotiva che colpisce principalmente le donne, ma che non risparmia neanche gli uomini.

sindrome da crocerossina donne

Che cos’è la sindrome da crocerossina?

 

La Sindrome da crocerossina è data da quella serie di comportamenti che alcune persone mettono in atto andando a scapito di se stesse pur di gratificare, proteggere, accudire il partner, che a sua volta spesso si presenta problematico, egocentrico, bisognoso di cure. Curando il proprio partner con tutte le attenzioni necessarie, cercando di soddisfare ogni suo desiderio, prevenendolo addirittura, la persona vittima di questa sindrome cerca di sopperire alle mancanze di cura e attenzioni che non ha ricevuto nella sua infanzia.

 

Ma chi è più predisposto alla sindrome da crocerossina?

 

Gli adulti i cui genitori da bambini hanno avuto un atteggiamento fortemente autoritario, vessatorio, privo di tenerezza possono incorrere più facilmente in questa forma di dipendenza emotiva. Infatti un rapporto basato sul do ut des in termini emotivi instaurato dai genitori con i propri piccoli può generare in questi ultimi notevoli danni tra cui una scarsissima autostima, che è la base per l’innescarsi di questa sindrome. Ed ecco che da adulti questi bambini scelgono compagni/e problematici, inafferrabili, pretenziosi, in una parola: ingestibili. Il rapporto malato nasce così, curando e compiacendo a scapito di se stessi il partner bisognoso.

 

Le persone vittime della sindrome da Crocerossina soddisfano in questo modo il loro bisogno inconscio che qualcuno si prenda cura di loro, del loro io bambino tanto trascurato.

 

Essere state vittime di un amore genitoriale condizionato al risultato ” ti voglio bene se…” porta quindi, coloro che sono affetti da questa sindrome a pensare di non valere gran che, di essere immeritevoli di vivere la gratuità dell’Amore, di dover dare tutto se stessi per poter in cambio essere amati.

 

D’altro canto il partner bisognoso approfitta di questa relazione fin quando persiste il bisogno e poi secondo il più classico degli schemi vittima – carnefice appena si riprende abbandona il suo salvatore o al contrario nel caso in cui non riuscisse a salvarsi lo trascina a fondo con sè. Ed è questo il momento peggiore, l’acme tragico di un rapporto malato.

 

Chi ne è affetto non potrà non soffrire ancora di quel dolorosissimo sentimento di rifiuto che si trascina nel suo inconscio dall’infanzia e che lo porterà a tuffarsi in un’ottica di disistima per se stessi sempre maggiore, in una nuova relazione malata con un nuovo partner ancora più bisognoso, egocentrico e negativo, continuando in un vortice senza fine.

 

Perché la sindrome da crocerossina è considerata soprattutto al femminile?

 

La donna è stata educata per secoli ad accudire, proteggere ed a doversi occupare degli altri. È innegabile che questo tipo di approccio alla figura femminile abbia influenzato intere generazioni di donne, che quasi senza accorgersene hanno sviluppato questo schema relazione disfunzionale pur di essere utili alla società. Oggi, che la figura dell’Angelo del focolare è definitivamente tramontata, la sindrome della Crocerossina non esclude neanche quegli uomini che da bambini hanno vissuto un rapporto disfunzionale con i propri genitori, basato sulla mancanza di accoglienza e che hanno patito una serie di traumi riconducibili ad una forma di abbandono psicologico.

 

Come si può uscire da questo tunnel?

 

Non esistono ricette facili, la sindrome da crocerossina è una patologia molto dolorosa per chi la vive, perciò come per ogni altra forma di dipendenza l’unica strada certa è un percorso professionale basato sulla psicoterapia. Questo perché spesso chi ne è affetto non riesce a considerare che a dispetto delle apparenze, il motivo profondo che lo porta ad assecondare ogni richiesta del suo partner risiede in un suo bisogno spasmodico di essere amato e quindi in una sorta di forma manipolatoria di un amore, che certamente non è libero. È questo suo bisogno che lo porta a compiacere oltre ogni limite, a vivere e sacrificarsi nella speranza di essere ricambiato, ma l’Amore quello vero è un’altra cosa…

 

E allora che fare in caso di sindrome da crocerossina?

 

In ogni caso il primo passo resta sempre quello di riconoscere di avere un problema. Se le nostre relazioni non ci soddisfano, se ci sentiamo perennemente svuotati, se ci sentiamo soli in un rapporto a due è il caso di guardare dentro noi stessi. Perché ci succede? Forse la risposta è nella nostra infanzia.

 

E se anche riconoscessimo che da piccoli non siamo stati amati abbastanza o che le persone che abbiamo incontrato sul nostro cammino hanno preso senza mai dare, forse vuol dire che è arrivato il momento di prenderci cura di noi stessi, di cullarci con amore come magari nessuno ha fatto mai. Forse è arrivato il momento di provare ad accarezzare la nostra anima, perché se è vero che da piccoli ci è stato negato, oggi da adulti possiamo recuperare.

 

In ultima analisi ricordiamoci di amarci, perché solo così potremo davvero amare.

 


Fonte immagini 123RF con licenza d’uso – immagine social: diritto d’autore: bialasiewicz / 123RF Archivio Fotografico



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