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Televisione fa male al cervello dei bambini: danni su cervello e psiche

di Federica Federico

03 Febbraio 2019

Sin dagli anni 20 del ‘900, ovvero da quando i mass media si imposero come mezzi di comunicazione di massa, gli scienziati si sono domandati quanto potessero influire sulle coscienze umane e quindi sulla determinazione del pensiero. In modo particolare, con l’accrescimento della tecnologia, quindi col perfezionarsi di suoni e immagini, oggi ci si domanda se la fruizione dello strumento televisivo possa o meno ledere lo sviluppo cerebrale del bambino.

 

La televisione fa male al cervello dei bambini? A che età si può incominciare a guardare la Tv? Per quanto tempo si può guardare la televisione senza temere che ingeneri danni?

 

La televisione fa male al cervello dei bambini? A che età si può incominciare a guardare la Tv? Per quanto tempo si può guardare la televisione senza temere che ingeneri danni?

 

Bambini e televisione: danni della Tv sul cervello e la psiche

 

Prima di valutare nello specifico se la televisione fa male al cervello dei bambini e in che misura può arrecare un danno reale, traiamo un primissimo insegnamento dalla cultura sociologica, in particolar modo dal lavoro del sociologo George Gerbner:

 

secondo questo autore i consumatori forti di televisione, ovvero coloro che fruiscono della Tv per più di quattro ore al giorno, corrono il rischio di coltivare immagini distorte della realtà. E’ sua la cosiddetta teoria della coltivazione che vale soprattutto per i bambini nati con la televisione.

 

La televisione, a discapito di ciò che comunemente possiamo credere e immaginare, distorce la realtà sovra-esponendo alcuni fatti, problemi o sentimenti e sotto-stimandone altri (sovra-rappresentazione e sotto-rappresentazione).

 

Questo sociologo sottolinea il concetto di rappresentazione perché a tutti arrivi un messaggio univoco:

 

la televisione rappresenta la realtà, non è essa stessa la realtà.

 

I consumatori forti, e tra essi i bambini sono quelli più vulnerabili, tendono a fare proprie le rappresentazioni della realtà che la televisione fornisce, in questo senso la televisione fa male al cervello dei bambini e anche a quello degli adulti! Ne confonde la psiche perché li induce a sovrapporre due piani: il rappresentato (che è fornito dalla TV) e il reale (che è ciò che possiamo vivere e viviamo nel quotidiano).

La televisione fa male al cervello dei bambini? A che età si può incominciare a guardare la Tv? Per quanto tempo si può guardare la televisione senza temere che ingeneri danni?

La televisione fa male al cervello dei bambini e li influenza

 

Lo stesso Gerbner sottolinea che la sovraesposizione al messaggio televisivo induce il forte fruitore ad aderire a quel messaggio (lo ipnotizza, per usare un’espressione forte) inducendolo verso opinioni e comportamenti indirizzati dal mass media. Questo, per esempio, può spiegare alle mamme l’effetto che le pubblicità hanno sui bambini.

 

Cosa succede nel cervello dei bambini quando sono esposti (o addirittura sovraesposti) all’apparecchio televisivo

 

Ammesso che la televisione non è la realtà (al giorno d’oggi sono veramente troppe le persone, anche adulte, che tendo a confondere la realtà sia con i piani interattivi e digitali sia con i mass media), va portata l’attenzione dei genitori su un dato che in pochi conoscono e considerano: i bambini non dovrebbero essere esposti allo strumento televisivo tra gli 0 e i 2 anni conclusi.

 

La televisione fa male al cervello dei bambini sotto i 3 anni, lo dice la scienza

 

Il Dr. Christakis, direttore del centro per la salute, il comportamento e lo sviluppo infantile del Seattle Children’s Research Institute e professore di Pediatria all’Università di Washington, ha condotto una ricerca che dovrebbe seriamente mettere in guardi i genitori dei bambini e in particolare dei neonati.

 

  • L’indagine scientifica si è svolta in più anni,
  • ha considerato un campione di 2.623 bambini esaminati in una prima fase quando avevano tra 1 e 3 anni d’età,
  • le risultanze della ricerca, che ha monitorato il campione nel tempo, hanno dimostrato che l’esposizione dei bambini più piccoli al mezzo televisivo è coincisa col maggiore sviluppo di problemi legati all’attenzione e alla gestione delle energie fisiche.

 

Di fatto, più i bambini piccoli venivano esposti alla Tv più crescevano i casi di diagnosi di ADHD (deficit attentavi e iperattività) a partire dall’età di 7 anni, ovviamente considerato il campione dei 2.623 bambini.

 

Il Dr. Christakis, che ha concluso la sua ricerca nel 2012, vuole lanciare un messaggio ai genitori:

 

un film o un cartone animato pretendono delle competenze cognitivo-visive che non ha il neonato e non hanno i bambini sotto i 3 anni.

 

Chi guarda la Tv vede immagini che non sono reali, ma sono simulazioni della realtà, esse arrivano al nostro cervello attraverso stimoli visivi e uditivi diversi da quelli che sperimentiamo nella vita di relazione.

La televisione fa male al cervello dei bambini

La televisione fa male al cervello dei bambini perché può ingenerare uno stato di trance ipnotico

 

La scienza sa che il cervello umano è capace, già a uno stato di sviluppo avanzato, di processare un massimo di 10 stimoli visivi contemporanei in un secondo; gli strumenti elettronico-digitali che gestiamo quotidianamente trasmettono le immagini attraverso impulsi visivi che certamente sono emessi in numero assai superiore ai 10 per volta (ovvero contemporaneamente).

 

A ciò si aggiunga che la velocità di queste stimolazione è oltremodo innaturale ovvero difforme dalla velocità a cui ci possiamo muovere nella vita reale. Il bambino assuefatto dalla Tv corre il rischio di trovare “lenta” l’esperienza reale e quindi di perdere interesse verso le cose concrete.

 

Tutto ciò ci induce a dire che chi guarda la tv dovrebbe avere dalla sua una maturità fisica e intellettiva tale da decodificare i messaggi trasmessi dalla strumento tecnologico; dovrebbe essere in grado di mettere immagini, suoni e significati in correlazione tra loro senza sforzo e con consapevole distinguo tra essi e la realtà; dovrebbe avere la forza emotiva di staccarsi dallo strumento tecnologico quando si sente stanco, assuefatto o ipnotizzato. Un bambino non ha maturato queste competenze.

 

E’ importante sottolineare che un bambino (peggio ancora un bebè) non ha abbastanza consapevolezza di sè per valutare le proprie reazioni fisiche.

 

Quel che è peggio è che il bambino è spesso messo dinanzi alla Tv per essere “ipnotizzato”, ovvero la televisione è usata dai genitori come un calmante.

 

a televisione fa male al cervello dei bambini

 

La televisore fa male al cervello dei bambini – esperimento sui topi neonati

 

Lo stesso dott. Dimitri Christakis, ha sperimentato l’effetto della iperstimolazione sensoriale da Tv sui topi neonati (non essendo etico né possibile sperimentarlo sui bebè).

 

  • I topini campionati avevano 10 giorni di vita e sono stati esposti, insieme alle mamme, a suoni e percezioni visive simili a quelli televisivi;
  • la stimolazione è andata avanti per 6 ore al dì per tutti i giorni dell’esperimento;
  • i topi sovrastimolati , cioè bombardati da audio di cartoni animati e luci lampeggianti (diversamente da topi della stessa età e nati nelle stesse condizioni, ma non stimolati con quelle luci e quei suoni) nella loro crescita hanno manifestato un comportamento iperattivo.

 

Il Dott. Christakis afferma: “Il cervello del neonato cresce di tre volte durante i primi due anni, sappiamo che la mente è sintonizzata sul mondo in cui i bambini vivono“, questo dovrebbe bastare ai genitori per limitare la sovraesposizione dei bambini a strumenti difformi dalla realtà, rappresentativi o simulacri di essa (Tv e cellulari in primis).

 

Si stima che le stimolazioni uditivo-visive della Tv (ma anche di tablet e cellulari) invadano l’area del cervello del bambino deputata all’immaginazione. Inibire l’immaginazione di un bambino, limitarla o bloccarla è un vero crimine. Questo non significa che i bambini on debbano avere accesso alla tecnologia, equivale, invece, ad affrontare l’approccio ad essa in modo responsabile evitando la sovraesposizione.

 

Nei primi tre anni d’età il bambino va stimolato attraverso esperienze di contatto ed empatia con gli altri; vanno favorite e attività manuali; va massimizzata l’esplorazione e la conoscenza del mondo reale. Basta una casa non silenziosa, ovvero una mamma ed un papà capaci di parlare col bambino, per sviluppare il linguaggio. Sì alla musica, sì alla pittura a dito e ai giochi montessoriani, sì all’aria aperta e alle passeggiate, sì al dialogo e al contatto fisico e amorevole con i genitori, meglio un po’ più di queste “medicine sane e naturali” che non l’ipnosi da TV.



Fonte immagini 123RF con licenza d’uso



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