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Come salvare il matrimonio in crisi e per il bene dei figli

di Federica Federico

30 Agosto 2019

Se proprio vogliamo parlare di come salvare il matrimonio, partiamo col definire la parità dei ruoli in una crisi di coppia e\o familiare: il presupposto è che tutti i matrimoni vivono alti e bassi ed è fisiologico affrontare delle crisi (le cui ragioni possono essere le più varie), ma non è mai compito solo delle donne porvi riparo.

 

Qualsiasi criticità non si può superare se non in due, riconoscendo i problemi e affrontandoli. Alla stessa stregua non separarsi per preservare i figli, cioè per il “bene dei figli”, è un approccio sbagliato che rischia di togliere serenità alla vita familiare e soddisfazione ad ogni suo protagonista.

 

come salvare il matrimonio in crisi

Come salvare il matrimonio in crisi
– Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso

 

Per salvare un matrimonio è necessaria la volontà di ciascuna parte della coppia:

la donna non deve sacrificare se stessa per il bene della famiglia, non deve arginare la crisi matrimoniale nè mettere da parte le ambizioni in favore di quelle del marito e non deve comportarsi secondo lo stereotipo del sesso debole, a meno che non le piaccia recitare questo vetusto copione!

 

Sulle donne è lungamente pesato un pregiudizio di genere che le ha volute grandi donne dietro grandi uomini (come se un marito disgraziato fosse colpa stessa della donna); angeli del focolare (come se la casa e la famiglia appartenessero alla sola cura della donna); fulcro della vita dei figli perché prime responsabili della loro educazione (come se i padri potessero essere baipassati o deresponsabilizzati solo perché hanno una minore disponibilità di tempo da passare in casa e con i figli).

 

Tutte stron*** (lasciatemi passare il francesismo), tutti stereotipi che hanno sortito negli anni e nel panorama culturale (non solo italiano) una lunga serie di effetti negativi:

  • la donna si è vista costretta a vivere in una piccola prigione dorata, responsabile della casa e dei figli ma spesso poco complice e cooperante col marito;
  • ha dovuto lottare, se non ribellassi, per costruire intorno a sè un ruolo socio-produttivo;
  • è stata accusata e denigrata quando ha tradito ma, molto spesso, chiamata al perdono per amore dei figli e della famiglia, quando, invece, è stata tradita lei stessa.

Ed è così che su milioni di donne è gravata la tristezza di salvare il matrimonio infelice nel quale vivevano per continuare a essere mogli tristi e non amate né innamorate.

 

Le differenze di genere hanno condotto a un meccanismo di umiliazione e mortificazione della donna così contorto da determinare persino opposizioni di genere in famiglia. Inutile negarlo, alcune conflittualità (soprattutto quelle legate a lavoro e produttività) hanno radici culturali.

 

Ancora si pensa che sia la donna a dover soccombere all’uomo accettandone i difetti e i vizi. Lo dico di nuovo e con massima convinzione: tutte stronz***.

 

Non è compito della mamma salvare la famiglia e salvare il matrimonio. Questo increscioso onere spetta alla coppia, se ancora si ama e se ancora vuole appartenersi troverà come salvare il matrimonio, ma prima ancora la passione e l’intesa.

 

Questo scritto parte dalla differenza di genere uomo – donna perché nel calarsi nella problematica della crisi di coppia ha un obiettivo primario: vuole liberare la donna dal peso sociologico e socioculturale della sottomissione al maschio, insomma è un monito ad agire per scardinare la differenza di genere. E prima di qualsiasi critica, va ammesso che si parte qui proprio dal riconoscimento (se non dalla denuncia) del perdurare di un atteggiamento maschilista che non di rado mette in difficoltà le donne, il loro ruolo familiare, il loro diritto ad amare un uomo come a non amarlo più, il loro appagamento come persone e persino la loro progressione carrieristica.

 

Come salvare un matrimonio in crisi, cosa fare e cosa non fare.

 

Un matrimonio non si ripara come un oggetto, non c’è collante che tenga se non l’amore per cui né è bene lasciare in vita un rapporto per la forma né è giusto che sopravviva per i figli.

Sia chiaro a tutti i genitori che i figli hanno il diritto a vivere circondati da sentimenti autentici e ben possono nutrirsi dell’affetto di due genitori serenamente consci di non amarsi più.

 

E’ dimostrato che l’esposizione dei figli ai contrasti familiari non ne favorisce un progressivo e sereno sviluppo, se la convivenza diventa ostile non è possibile pensare ad una accomodante soluzione di mezzo, l’umanità e la sentimentalità rendono possibili solo due strade: o la separazione o l’amore.

come salvare il matrimonio in crisi

Guardarsi dall’esterno, ecco come salvare il matrimonio in crisi
– Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso

Per capire se c’è un margine di salvezza chiedetevi l’un l’altro se ancora vi amate e prima di rispondere provate a guardarvi dall’esterno cercando di osservare non le criticità ma i pregi del vostro rapporto.

Solo chi vede ancora qualcosa da amare nell’altro può trovare una ragione positiva di ripresa.

 

Smettete di recitare solo il ruolo di genitore, tornate ad essere amanti. Uno dei motivi più frequenti di crisi è l’allontanamento fisico: la moglie diventa scontata o il marito diventa routine, si incomincia ad incontrasi con sempre minore frequenza, la stanchezza vince sull’intimità e non si gioca più a fare gli amanti. Questo uccide la passione che è, invece, un elemento esaltante dell’amore.

Abbiate cura dell’altro e, anche se apparentemente può sembrare uno sforzo, non date l’intimità per scontata.

 

Uscite dal meccanismo delle colpe: sia gli uomini che le donne, in fase conflittuale e pre-conflittuale, sono estremamente portati alla ricerca delle colpe. E’ consueto guardare all’altro come al motore del conflitto e alla causa dello stesso. Questo costante colpevolizzare il partner per liberare se stessi da ogni responsabilità non è proficuo.

Per salvare il matrimonio bisogna ammettere le proprie pecche, i difetti e le falle e lavorare per recuperarli.

 

Questo è il vero campo minato delle differenze di genere perché è qui che spesso si pretende (soprattutto dalle donne) un’accettazione paziente di difetti o di pretese che non vanno considerati in base al ruolo, ma nel contesto soggettivo della famiglia.



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