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Il potere del non ancora nella crescita dei bambini piccoli

di Federica Federico

26 Maggio 2020

Mamma non ci riesco“, disse il bambino con le lacrime agli occhi. Fu allora che la mamma gli svelò il potere del non ancora, da quel giorno “non riesco” divenne “ce la farò … se non oggi domani, ma ci riuscirò!

 

La felicità dei bambini è multiforme, spesso passa attraverso piccole conquiste pratiche che a noi adulti sembrano “banalità”. Un bambino che riesce a realizzare ciò che si propone di fare (saltare più in alto, correre più veloce, impilare dei cubi o fare il laccio alle scarpe) assapora una profonda felicità.

L’ottenimento positivo di un risultato sperato rappresenta infatti un’immediata soddisfazione che nutre la buona crescita del bambino e la sua autostima.

 

Tuttavia il percorso di acquisizione delle competenze in età infantile è tortuoso. Nuovamente a noi può apparire “banale” allacciare una scarpa, ma per il bambino quell’atto non automatico può rappresentare una vera “difficoltà”, come tutto ciò che non ha ancora sperimentato.

E’ per questo che il piccolo esploratore del mondo dovrà spessissimo misurarsi con ciò che non sa ancor fare mettendosi più volte alla prova prima di riuscire.

 

Il potere del non ancora

Il potere del non ancora nella crescita del bambino, fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

L’atto reiterato del riprovare e il potere del non ancora hanno un valore essenziale nel percorso formativo del bambino.

 

Diciamo subito che il bimbo deve abituarsi alla frustrazione di non essere ancora pronto a fare tutto, deve misurare le proprie capacità e affinarle assaporando il desiderio di crescere riprovando senza perdere in autostima e fiducia in se stesso.

 

Siamo abituati a credere che i bambini crescano solo per stimoli esterni (come un buon voto, lo sguardo compiaciuto del genitore, l’elogio del compagno), ma non è così: la gratificazione esterna non è il solo motore della crescita del fanciullo. I bambini crescono in larga parte in risposta alla soddisfazione di istanze interne. Anche quando giocano da soli possono essere vittime di una “sconfitta” più personale che mai.

 

Ragioniamo attraverso un esempio pratico: l’immaginare di riuscire in un progetto (come un disegno prefigurato nei pensieri o la realizzazione di una scultura di plastilina progettata nella mente, piuttosto che fare la ruota o la spaccata) rappresenta l’atto complesso di rispondere a uno stimolo interno. Quando il bambino realizza fattivamente l’idea progettata o vi si avvicina molto prova una soddisfazione appagante, tanto appagante quanto un rinforzo positivo esterno e cresce auto-motivandosi.

 

Il bimbo che persegue un suo stimolo interno può riuscire da solo a soddisfarlo oppure, sempre da solo, può fallire. La solitudine del fallimento potrebbe amplificare la frustrazione che viene naturalmente, sebbene in forme differenti, dalla mancata riuscita di un progetto.

Quando un bimbo non riesce a ottenere un successo, infatti, prova sempre una frustrazione, che peraltro è equiparabile alla punizione, al cattivo voto e allo sguardo contrariato del genitore. In tutte queste circostanze il bimbo deve spesso fare i conti con lo sconforto dell’insuccesso, cioè del non essere riuscito a fare qualcosa che auspicava.

 

Talvolta, quando lo sconforto assale il bimbo in presenza di un adulto, è l’insegnate o il genitore stesso a cogliere l’opportunità di esercitare subito un’azione di conforto educando il bambino al superamento della frustrazione generata dalla mancata riuscita. Tal’ altra volta il bambino può rimanere da solo col suo insuccesso e essere chiamato ad una autoanalisi del proprio comportamento, non sempre il bimbo è pronto a cogliere il potere del non ancora.

 

Il potere del non ancora

Il potere del non ancora nella crescita del bambino,che cos’è e che effetti ha sul bambino.
Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

Cos’è il potere del non ancora e che effetti ha sul bambino?

 

Spesso la frustrazione del bambino dipende da una mancanza di adeguate competenze: non è pronto a saltare più in alto, a disegnare con un tratto tanto preciso come avrebbe immaginato di poter fare o a gestire il proprio equilibrio e quello della torre di cubi mentre tenta di posizionare un altro pezzo ancora.

 

Non riuscire a disegnare questa o quella cosa in modo aderente all’idea mentale che il bimbo aveva costruito potrebbe dipendere dal fatto che il bimbo stesso non possiede ancora le debite competenze grafiche. Allo stesso modo, volendo fare un altro esempio, la bambina può non essere muscolarmente pronta a fare la spaccata o la ruota.

 

Cosa succede al bambino che sperimenta il fallimento? Seppure, in un primo momento, il suo cuore va in frantumi, educarlo alla comprensione del potere del non ancora può valere per i successi futuri.

 

Quasi mai il bimbo coglierà spontaneamente e automaticamente il potere del non ancora, per lui non riuscire è solo un limite e una frustrazione.

Non riuscire può, a diversi livelli, stimolare il senso di fallimento, la rabbia, il senso di inadeguatezza e quello di frustrazione. Per di più il bimbo che si accanisce a provare e riprovare qualcosa senza riuscirvi rischia di sentirsi “incapace” e “cattivo” e di cadere in un vortice negativo minimizzando le sue stesse possibilità di successo.

 

il potere del non ancora

Come aiutare il bambino a scoprire il potere del non ancora. Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Come si aiuta il bambino a scoprire il potere del non ancora?

 

Tu sei come un semino che si sta nutrendo della terra, sarai piantina, piccolo albero e infine toccherai il cielo dando buoni frutti“.

Il ciclo della vita di un alberello può essere una efficace dimostrazione del potere del non accora: al bambino va proposta la metafora dell’albero inteso come entità in evoluzione. Così come l’albero proviene dal semino, dalle piccole radici, dal fusto abbozzato, allo stesso modo il bambino crescerà ottenendo sempre più forza, potenza, capacità, fino a raccogliere dalla vita i frutti che merita e a cui auspica.

 

Anche una farfalla è un bruco prima di spiegare le ali al vento.

 

Una lettura consigliata è quella di “Favole sagge” – in questo testo un albero triste ha bisogno di capire che prima di poter dare buoni frutti e svettare sino al cielo deve necessariamente crescere con pazienza e attendendo i suoi stessi tempi, che peraltro non sono mai uguali per tutti.

 

favole per bambini

Santrock, celebre nome della psicologia dello sviluppo, scriveva: “Ciascuno di noi si sviluppa per certi versi come tutti gli altri individui, per altri come alcuni altri individui e per altri ancora come nessun altro individuo“, lasciando percepire come ciascun bambino ha i suoi tempi e la sua meravigliosa unicità.

 

Se il bambino coglierà il potere del non ancora probabilmente comprenderà anche il valore dell’esercizio e della correzione e la pazienza della ripetizione.

 

Il bambino che ammette la possibilità di non essere pronto non proverà frustrazione, col tempo tenderà a riprovare ritornando sui suoi passi non con rabbia o accanimento ma con l’interesse di chi affina il suo potenziale.

 

E’ ovvio che il bambino ha bisogno di sperimentare se stesso e spesso, anche per emulazione, si spingerà oltre i propri limiti, ma il potere del non ancora gli ricorderà dolcemente della sua specialità senza mortificare la sua autostima.

 

In questo senso non esisterà più il “non ce la faccio“, il bambino riconoscerà il proprio potenziale e sostituirà il “non ce la faccio” col “non ci riesco ancora, ma ce la faro'”.

 

Se un bambino nutre un obiettivo a cui ancora non riesce ad arrivare, per esempio se la piccola ballerina intende imparare a fare la spaccata, sarebbe bene delineare insieme a lui\lei una “guida di traguardi” da conquistare per ottenere il risultato, ovviamente tenendo conto delle competenze fisiche e delle acquisizioni possibili in relazione all’età anagrafica.

 

Fare esercizi di allungamento, usare la fascia elastica per aiutasi, esercitarsi 20 minuti al giorno sono azioni possibili per una bimba che faccia danza o ginnastica, che abbia l’ausilio di una maestra capace di dare le giuste direttive e che abbia un’età di almeno 8/9 anni, ovvero che sia dotata di una buona consapevolezza del proprio corpo e della maturità per riconoscere un errore nella gestione di un esercizio. Questo esempio è emblematico nella considerazione del rapporto tra competenza acquisita – sviluppo pregresso e sviluppo possibile.

 

Sta di fatto che il riconoscimento e l’individuazione di una serie di step aiuta il bambino a realizzare l’idea che ogni obiettivo si muove su una linea di progressioni graduali, l’adulto deve indirizzare il bimbo verso progressi possibili e facendolo deve tenere conto delle competenze e delle attitudini del bambino.



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