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Piera Maggio chiede rispetto

di Redazione VitaDaMamma

21 Giugno 2021

Sono molte le cose che Piera Maggio ha chiesto a gran voce negli ultimi mesi:

  • Non aprite profili a nome di Denise Pipitone;
  • Non fate sovrapposizioni di immagini usando le foto di Denise e ricercando somiglianze in rete;
  • Non disturbate le indagini rendendo pubbliche indiscrezioni che potrebbero influenzare in qualsiasi modo il corso dell’attività investigativa, istanza, questa, palesata dal suo stesso legale, l’Avvocato Frazzitta.

È dissonante, però, che questa mamma, vittima insieme a sua figlia e alla loro famiglia di un reato indegno e violento, arrivi a dover chiedere rispetto per la sua persona.

 

 

 

 

Piera Maggio, madre di Denise Pipitone

La Signora Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, si è simbolicamente incatenata davanti al Quirinale ©Riccardo Squillantini

 

Piera Maggio chiede rispetto come donna, madre e vittima

 

Giudicare vuol dire sia formulare un giudizio che avere una opinione su qualcuno. L’opinione è lecita e può essere anche proficua, tuttavia l’opinionista, soprattutto se fa dell’opinione una manifestazione pubblica del proprio pensiero, deve muoversi fuori dal confine del giudizio negativamente inteso mantenendo la saggezza di chi distingue chiaramente i ruoli delle parti e ne rispetta la personalità e le qualità.

 

Il ruolo di Piera Maggio è quello di vittima del rapimento di sua figlia.

A seconda del reato, le vittime possono essere anche figure indirettamente coinvolte. Nella fattispecie del rapimento di Denise, la piccola è la vittima diretta di quanto accadde il 1° settembre 2004, ma mamma Piera, papà Piero e persino Toni Pipitone, che fino a quel momento aveva cresciuto Denise come la sua bambina, sono tutte vittime indirette dello stesso crimine che ha sottratto una creatura piccola e innocente all’amore della famiglia.

 

 

Piera Maggio urla giustizia da 17 anni e la riapertura dell’indagine le restituisce una prima ragione: i fascicoli aperti in Procura rubricano il reato oggetto dell’indagine come rapimento.

 

Perché si indaga di nuovo per il rapimento di Denise e dopo ben 17 anni?

 

È presumibile che vi siano nuovi indizi e che siano emerse nuove circostanze, solo sulla base di ciò è ammissibile una nuova indagine. Sta di fatto che è evidente, in ragione dell’oggetto stesso dell’indagine in corso, ovvero rapimento, che tutto fa presumere che Denise sia ancora viva e che il reato sia ancora in corso.

La sussistenza del reato lo sottrae a prescrizione e torna, quindi, validamente in rilievo la possibilità di continuare a indagare.

Piera Maggio lo ha sempre sostenuto: Denise è viva in qualche parte del mondo e non dobbiamo smettere di cercarla viva.



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