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Come aiutare i bambini rimasti in Ucraina

di Federica Federico

28 Marzo 2022

Quante persone sono rimaste “prigioniere della guerra” e come possiamo aiutare i bambini rimasti in Ucraina? È sempre molto difficile estrapolare dal cuore dei conflitti i numeri della morte e del dolore, soprattutto ciò è difficile quando dentro la guerra vi sono città barricate nella resistenza.

 

La stampa parla di oltre 1 milione di bambini profughi ucraini  in Europa, la maggior parte accompagnati dalle madri. Si sa però che in moltissimi sono rimasti in patria; indipendentemente dalle ragioni, adesso il conflitto ne rende ancora più difficile l’evacuazione.

 

aiutare i bambini rimasti in Ucraina

Come aiutare i bambini rimasti in Ucraina
©LaPresse

Aiutare i bambini rimasti in ucraina è un dovere mondiale

Il commissario dell’Unione Europea per agli Affari interni, Ylva Johansson, ha sottolineato la vulnerabilità dei profughi bambini, lo ha fatto durante una conferenza stampa in occasione della sua visita in Estonia. È un fatto che l’invasione russa ha travolto le vite di milioni di bambini costringendoli a vivere la più grande atrocità di cui l’uomo possa essere artefice e spettatore: la guerra.

 

Ai bambini ucraini non sempre riusciamo a dare un volto e un rifugio sicuro come è fortunatamente accaduto per Amelia Anisovych, la bambina di sette anni nota a tutti per essere stata ripresa con un cellulare mentre cantava la canzone di “Frozen” in un rifugio antiaereo.

 

Portata in salvo Amelia è salita su un palco in Polonia e ha cantato l’inno ucraino in apertura di un concerto di beneficenza per raccogliere fondi destinati alla sua terra martoriata.

 

Questa immagine dell’Ucraina-bambinia non deve distoglierci dal bisogno di aiutare i bambini rimasti in patria: sono loro i meno fortunati, anche se è difficile attribuire un volto a ciascuna storia. La stampa internazionale raccoglie  storie difficili anche solo da riportare: si stima che in una sola giornata possano echeggiare nell’aria 8-10 allarmi aerei e i genitori con i loro bambini, anche piccolissimi ,cercano rifugio negli scantinati, nei parcheggi sotterranei, nelle stazioni della metropolitana. Qualcuno abita questi luoghi come fossero una casa. È così che l’Ucraina sta crescendo bambini topo nel seno della guerra.

 

Non appena sentiamo le sirene o riceviamo notifiche, gridiamo: “Rifugiati!” E qualunque cosa stia facendo nostro figlio, se ne va e scappa. Capisce che la situazione è straordinaria.

È così che lo scrittore di fantascienza ucraino Anton Eine racconta la nuova vita del figlio di tre anni, quella sotto un cielo da cui piovono bombe. Ci sono genitori che hanno rifiutato di accedere ai corridoi umanitari pensando che la loro terra non meriti di essere abbandonata, altri che non hanno potuto farlo, come le donne incinte; ci sono mamme e papà separati dalla guerra, altri che si nascondono insieme; ci sono bambini a cui gli adulti hanno deciso di raccontare la verità, per quanto possibile, e altri che, invece, ch cercano di far sembrare tutto un solo un gioco. 

Da un terra in fiamme, arsa dalla violenza dei missili e delle armi da fuoco, arrivano racconti dolorosi: Olya ha due figli, un maschio e una femmina, rispettivamente di 5 e 7 anni: “Ho avuto la possibilità di evacuare. Ma abbiamo deciso di rimanere perché è la nostra casa”.

Nastya ha un anno ha imparato a camminare mentre gli aerei sganciavano le bombe, i suoi genitori non hanno scelto di rimanere a Kiev, sono rimasti bloccati. Il primo giorno di guerra, il 24 febbraio, erano saliti in auto ma i pesanti ingorghi all’uscita dalla capitale li hanno costretti a tornare sui loro passi.

 

Lyudmila, 31 anni, vive nella più grande area residenziale di Kiev, la mattina del 27 febbraio ha visto venire giù dal cielo un razzo russo, frammenti del relitto giacciono non lontano dalla sua casa. Si sono rotte le finestre e il boato si è impresso nella sua memoria, non è dato sapere cosa abbia determinato nell’animo dei figli di 3 e 8 anni, sta di fatto che nel cuore della notte si svegliano, dormono male, osservano uno scenario fatto di vetri andati in mille pezzi, case distrutte, strade presidiate da militari in armi e cieli che piangono bombe.

 

La via della possibile salvezza non è né facile né sicura, c’è chi ha tentato la fuga e non ce l’ha fatta è ch’è persino chi è stato ucciso.

 

I ponti umanitari per aiutare i bambini rimasti in Ucraina

 I ponti umanitari non concorrono solo alla evacuazione dei civili, attraverso essi arrivano anche aiuti umanitari ed è innegabile che serva cibo, medicine e generi indispensabili e di prima necessità.

 

Accogliere bambini ucraini: come aiutare

Sono impegnati sul fronte dei sostegni umanitari e per aiutare i bambini rimasti in Ucraina:



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