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Come sta il bimbo scampato alla strage di Torremaggiore

Come sta il bambino scampato alla strage di Torremaggiore, perchè il papà ha ucciso con tanta ferocia anche sua figlia 16enne. I fatti e il movente.

di Federica Federico

11 Maggio 2023

Strage di Torremaggiore

Di nuovo il sangue di una giovane donna ha sporcato le pagine della cronaca italiana: è morta Jessica, 16 anni, ed è morto Massimo, 51 anni. L’hanno chiamata subito la strage di Torremaggiore, in provincia di Foggia (Puglia).

 

Domenica scorsa, infatti, un altro papà killer ha ucciso sua figlia e ha tentato di uccidere anche sua moglie, la madre, tutto dopo aver tolto la vita a un vicino di casa, un commerciante che sospettava essere l’amante di sua moglie. È scampato alla strage solo il figlioletto di 5 anni.

 

Massimo, la prima vittima di questa mattanza, è stato ucciso sulle scale di casa, all’interno del suo condominio, lo stesso in cui vivevano il killer e la sua famiglia; è morto perchè, secondo il suo assassino, avrebbe intrattenuto una relazione con Tefta M., 39 anni. Questa presunzione, che al momento non trova conferme, è costata la vita di un uomo e quella di una giovane innocente, ha messo una mamma in pericolo e sta cambiando per sempre il futuro di un bambino-sopravvissuto.

 

Strage di Torremaggiore, i fatti in breve  

Almeno 20 fendenti hanno portato via Massimo, mentre ne sono bastati 10 per rubare il futuro a Jessica. Stando alla prima ricostruzione dei fatti, Taulant M., reo confesso, nella notte tra sabato e  domenica ha lasciato il suo appartamento per raggiungere Massimo sulle scale del loro condominio dove lo ha ripetutamente accoltellato sino ad ucciderlo. Era convinto che sua moglie, poco prima dell’omicidio, chattasse con lui. Rientrato in casa ha diretto la sua furia sulla donna, Tefta, a salvarle la vita l’intervento di Jessica che frapponendosi tra il padre e la madre ha ricevuto 10 coltellate e trovato la morte.

 

Tefta dal suo letto di ospedale ricostruisce l’accaduto

Per quanto la donna non abbia sentito il marito uscire di casa e in qualche modo si sia risvegliata dentro un incubo, Tefta ha una  certezza: era tutto pianificato. “Mio marito aveva pianificato tutto” – ha raccontato alla rete tv News 24 Albania che l’ha intervistata dall’Ospedale, dov’è ricoverata e convalescente dopo il necessario intervento dei chirurghi per riparare i danni causati dalle coltellate. 

Le parole con cui la donna descrive la strage di Torremaggiore echeggiano nel cuore: “Lui quella notte non lavorava, era di riposo a casa. Non ho sentito che usciva, poi l’ho visto rientrare. Ha preso il bambino con il coltello e lo voleva ammazzare. Io mi sono buttata per salvare il bambino. Il piccolo dormiva nel lettino attaccato al letto matrimoniale. Poi lui ha dato tanti colpi di coltello a me, non mi ricordo quanti. Faceva dei video mentre dava calci e pugnalate con il coltello. Mia figlia dormiva, ha sentito i rumori e si è alzata. Lui a nostra figlia non l’ha mai voluta”. 

 

La ricostruzione della donna è straziante: una figlia morta per salvare lei, la mamma, che a sua volta si è mossa in una notte disperata per fare da scudo al figlio. E tutto ciò è stato determinato dalla furia di un uomo probabilmente accecato dalla gelosia che mentre spargeva sangue riprendeva tutto col telefonino.

 

Le intenzioni del papà killer:

L’uomo, che ha confessato la strage, sostiene di non aver riconosciuto la figlia mentre l’ammazzava: “Manco mi ero reso conto che fosse lei. Jessica purtroppo si è trovata nel momento sbagliato. Le volevo bene” – ha dichiarato. E ancora sostiene di non aver mai voluto fare del male al secondogenito. 

 

Questa versione è in netto contrasto con quanto riportato da Tefta: la donna ha chiaramente raccontato di essersi mossa in difesa del figlio e ha sottolineato con fermezza che suo marito non ha mai voluto Jessica, ammettendo anche che dietro la strage di Torremaggiore ci sarebbero anni di sofferenze e molestie. “Mio marito è un mostro. Fino a due anni fa ha molestato nostra figlia. È successo diverse volte.Mia figlia non gli voleva più parlare ed è per questo che non solo gli ha rovinato la vita, ma l’ha anche ammazzata” – queste le parole di Tefta.

 

Che cosa è successo al bambino dopo la strage di Torremaggiore

Alcuni organi di stampa descrivono una fuga del papà killer alla ricerca del bambino, ma altri no e collocano il piccolo sempre in casa, nascosto dietro il divano. Taulant M, malgrado avesse le mani insanguinate, avrebbe preso il suo bambino in braccio e lo avrebbe rassicurato, lui stesso giura di non avergli mai voluto fare del male. Ma anche questo è da stabilire ed anche qui emergono ricostruzioni contrastanti dei fatti, i video girati dall’uomo e gli audio ad essi collegati hanno un ruolo chiave.

 

Adesso il piccolo è in mani sicure affidato allo zio paterno e a sua moglie. Taulant, subito dopo la strage, ha chiamato proprio suo fratello. Quel che colpisce e ferisce è che il killer ha girato dei video mentre uccideva e spargeva sangue: una furia cieca che però voleva fosse vista, voleva condividere la presunta vendetta, voleva urlare al mondo la propria affermazione. Proprio in alcuni passaggi di questi video potrebbe esserci anche la verità a riguardo delle intenzioni del papà killer verso il suo bambino. La stampa fa trapelare indiscrezioni e pare che il papà ne urlasse il nome cercandolo come una fiera feroce e avida cerca la preda.

 

I video della strage di Torremaggiore

Pare che i video girati durante la strage siano rimasti online su alcune chat e gruppi. L’opinione pubblica è chiamata a portare rispetto, anche il Sindaco di Torremaggiore ha domandato aiuto ai cittadini affinché contribuiscano a fermare la diffusione di immagini che violano la memoria delle vittime e non rispettano chi le sta piangendo. Tutto è nelle mani degli inquirenti.

 

Il bimbo scampato alla strage di Torremaggiore ha 5 anni, dormiva nel suo lettino accanto al letto matrimoniale di mamma e papà, aveva una sorella e quando si è svegliato tutto intorno a lui era inferno. 

Ha chiesto della sua mamma, ancora ricoverata, e di sua sorella, prima o poi dovrà conoscere la verità a riguardo. Gli assistenti sociali stanno monitorando le condizioni del bambino nella sua permanenza a casa degli zii. 

 

Chiede spesso della mamma. Gli abbiamo spiegato che presto tornerà dall’ospedale” – ha detto la zia, aggiungendo: “è un bambino particolarmente affettuoso. Ora va circondato solo d’amore. Arriverà il tempo in cui saremo costretti a raccontargli tutta la verità”.

 

Viviamo in una società condannata alla solitudine: corriamo così tanto e siamo così tanto concentrati sulla produttività che alla fine restiamo soli, soli nelle nostre case, con ciò che possediamo, con la nostra stanchezza e restiamo cechi verso il prossimo e verso il mondo. Queste tragedie si consumano sempre più spesso nell’isolamento sociale, malgrado il livello di sensibilità verso il femminicidio e la parità di genere sia alto. 

 

Ciò a cui bisognerebbe guardare con più attenzione è il bisogno di ascolto delle donne, delle figlie, delle famiglie.



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