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Vendita pellicce di cane o gatto

di Mamma Simona

27 Dicembre 2011

Vendita pellicce di cane o gattoVendita pellicce: guida pratica all’acquisto contro l’uso inconsapevole di pellicce di cane o gatto

Non è raro trovare in commercio giacche in pelle made in China a prezzi irrisori, il consumatore non attento viene ammaliato dal basso prezzo e acquista.

In realtà dietro diciture promiscue e poco chiare che mascherano un’origine ignota, si nascondono pelli di cane e gatto.

In Italia la legge proibisce l’allevamento di cani e gatti da destinare ad industrie alimentari o di conceria ma anche l’utilizzo delle loro pelli.

La legge n.189 art. 2 del 2004 così enuncia: … e’ vietato “utilizzare cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonchè commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale” .

Al contrario in Cina, Corea, Thailandia e in altri paesi asiatici, questa è un’attività diffusa.

Le pelli vengono poi esportate e vendute all’asta ai paesi occidentali. La “Humane society of the United States” ha un lungo repertorio fotografico e di video col quale si documenta tale traffico.

Una volta acquistate, le pelli vengono utilizzate per confezionare o rifinire giacche e in generale capi di abbigliamento.

In Italia il loro utilizzo è per lo più destinato a foderare capi, rifinire cappucci di giacche, maniche o colli, suole per scarpe, scarpe e stivali, come imbottitura di piumini e in alcuni casi per la fabbricazione di peluche per bambini che, ovviamente, mancano di certificazione di idoneità CE.

L’uso di tali pelli non è solo esclusiva di negozi “cinesi” che ormai popolano le vie commerciali delle città, ma anche di aziende italiane che sfruttano la materia a basso costo per la confezione di propri capi.

La LAV, Lega antivivisezione italiana, da sempre denuncia tale commercio che risulta essere molto più diffuso di quanto comunemente si pensi.

La LAV mette in guardia circa la promiscuità di alcune diciture con cui verrebbero identificate le pelli vendute di provenienza asiatica e dietro le quali si celano pelli di cani e gatti:

  • Cane: Gae Wolf, Sobaki, Asian jackal, Gou-pee, Kou pi, Gubi, China Wolf, Asian Wolf, Pommern wolf, Loup d’Asie, Asiatic dog, Corsac fox, Dogues du Chine.

  • Gatto: Katzenfelle, Wild Cat, Housecat, Mountain Cat, Goyangi.

  • Dubbiosa rimane la provenienza di pelli così denominate: Special skin, Lamb skin, Mountain goat skin, Sakhon Nakhon Lamb skin.

In Italia è illegale l’importazione di pelli e pellicce di cani e gatti ma la pratica viene facilmente aggirata da commercianti compiacenti che sfruttano la mancanza di chiarezza dovuta all’imprecisata o dubbia provenienza, troppo spesso non controllabile.

  • Inoltre capita che l’origine delle pelli venga indicata con la dicitura “Nesoi” (Not elsewhere specified or otherwise indicated, ovvero “non specificato o indicato da nessuna parte“).

Mezzi idonei che identifichino la composizione e la provenienza di tali pelli non ce ne sono o, perlomeno, manca una dotazione agli organi preposti al controllo.

Il divieto di utilizzo delle pelli di cani e gatti risiede nella considerazione Vendita pellicce di cane o gattodi tali animali come “animali da affezione”.

La denuncia da parte delle associazioni animaliste circa le condizioni di allevamento e scuoiamento delle pelli di cani e gatti nelle regioni asiatiche, è a dir poco raccapricciante: non esistono direttive o protocolli da rispettare; gli animali vengono allevati anche in piccole aziende o in famiglie, costretti a vivere al freddo perché venga favorita la crescita del pelo, ammassati in gabbie che non lasciano nemmeno spazio per muoversi. La morte pone fine alle loro sofferenze, ma è anch’essa il più delle volte cruenta: vengono tramortiti a bastonate o sgozzati o impiccati e poi scuoiati ancora vivi. Il web è pieno di testimonianze di tali pratiche.

Per la confezione di una pelliccia di cane occorrono dai 6 (taglia grande) ai 12 animali; per una di gatto 25-30.

Per ovviare alla diffusione di massa del commercio illegale di pelli di cani e gatti, il Parlamento Europeo ha approvato un Regolamento comunitario circa la “Denominazione dei prodotti tessili e relativa etichettatura” che, tra le varie, impone l’indicazione obbligatoria delle pellicce animali. Tutti i capi devono riportare sull’etichetta l’eventuale presenza di parti animali siano esse pelli, cuoi, pellicce o piume con la dicitura: “Contiene parti non tessili di origine animale”. L’introduzione della direttiva salvaguarda il consumatore e l’utente che in tale modo viene avvisato, laddove l’individuazione del prodotto non era scontata.

L’obbligatorietà del “made in” rende l’acquirente informato circa la provenienza Vendita pellicce di cane o gattodel prodotto, attualmente sono in studio le possibilità di ulteriori diciture per rendere la “tracciabilità” del prodotto più trasparente.

La su citata legge 189 del 2004, che vieta l’utilizzo di pelli di cani e gatti, viene integrata con un decreto legislativo che introduce sanzioni pecuniarie che vanno da 5.000 a 100.000 euro per chi, privato o azienda, si trovi coinvolto in attività di esportazione, con arresto da 3 mesi a 1 anno.

Dopo la campagna LAV del 2001 “Il peggior segreto dell’industria della pellicceria”, in Italia la lotta contro questo commercio illegale viene inclusa nelle norme che regolano il nostro paese nel 2004, mentre in Europa con il Regolamento 1523/07 si sancisce il bando definitivo da tutto il territorio dell’Unione Europea. Fino ad allora erano circa 2 milioni i cani e gatti che soffrivano e morivano nell’arco di 1 anno, allevati e uccisi macabramente in Asia, per soddisfare l’industria della pellicceria europea, ingannando gli ignari acquirenti finali del prodotto. Il prossimo obiettivo da raggiungere, e per il quale si sta lavorando, è l’individuazione di un piano straordinario di controlli che vanifichino il mercato clandestino di pelli di cani e gatti una volta per tutte.

Per chi fosse interessato, è possibile trovare documentazione e approfondimenti sui seguenti siti:

http://www.enpa.it/

http://www.humanesociety.org/



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