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Depressione: più a rischio chi lavora tanto

di Mamma Simona

21 Febbraio 2012

lavoro e stressLavori tante ore al giorno?

Sei uno stacanovista incallito?

Il luogo di lavoro è la tua prima casa?

Ti porti a casa del lavoro?

Vai al lavoro anche con l’influenza e la febbre alta perché non puoi proprio rinunciare a quel progetto?

Fai del lavoro la tua unica ragione di vita?

Lavori su rotazione a turno ma ti sottoponi anche a straordinari?

Attento! Sei a rischio depressione!

Ad affermarlo non sono quelli del partito “pigri forever”, ma uno studio pubblicato dalla rivista scientifica “Plos One”, condotto dall’equipe della dottoressa Marianna Virtanen del Finnish Institute of Occupational Health in collaborazione con l’University College di Londra.

lavoro e stressSecondo tali studi, chi lavora per più di 8 ore o è propenso ad accumulare molti straordinari, raddoppia il rischio di depressione rispetto ai colleghi lavoratori “nella norma”.

Diciamo la verità: che lavorare molto non facesse bene, un pochino lo si supponeva.

Sicuramente il lavoro nobilita l’animo, tiene alto l’impegno e il cervello riceve stimoli che lo inducono a tenersi sempre attivo, ma che il tanto lavoro generi stress è qualcosa di comunemente risaputo!

Chi dedica molto tempo al lavoro, inevitabilmente, penalizza gli altri campi della propria vita, che reclamano uno spazio: la famiglia, gli amici, gli svaghi, il tempo dedicato alla propria persona tramite la pratica di uno sport che mantenga in forma e al tempo stesso aiuti a scaricare le tensioni accumulate sul lavoro ecc.; insomma si accantona quella parte di vita extra che, non solo ha ragione di esserci e necessita la giusta considerazione, ma al tempo stesso dà all’esistenza quel quid in più che ci permette di essere felici e soddisfatti.

lavoro e stressLa ricerca della Virtanen è stata condotta su un campione di 2mila dipendenti pubblici inglesi di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Coloro che erano soliti fermarsi al lavoro oltre le 8 ore lavorative, chi non riceveva uno stipendio adeguato al proprio impegno e impiego, sono stati individuati come più propensi all’alterazione di stato emotivo e all’abuso di alcol. Tra questa categoria, i più a rischio sarebbero i giovani, le donne e coloro che non godono di un buono stipendio.

Inoltre è indubbio che turn over lavorativi portano a stanchezza fisica e mentale che predispone all’errore.

Anche il lavoro in ambienti ostici, che non mettono il lavoratore a proprio agio, magari a causa di dinamiche che si vengono a creare col datore di lavoro o i colleghi, o per le regole eccessivamente rigide o ancora quando si svolge un lavoro demotivante o poco gratificante, pone le basi per una mancanza di soddisfazione che può portare a lungo andare alla depressione.

lavoro e stressNon da trascurare è anche la necessità di riposo sia fisico che mentale; “staccare la spina” dagli impegni lavorativi, aiuta il cervello a rigenerarsi, scaricando tensione e lo rende pronto ad un successivo impegno.

Di contro anche l’inattività, la mancanza di coinvolgimento, la de-responsabilizzazione, la disoccupazione espongono l’individuo alla depressione.

Dunque una medietas che esclude gli opposti, siano essi in difetto o in eccesso.

In medio stat virtus…locuzione latina che non perde mai il suo significato, sempre molto attuale!

Il lavoro necessita di un proprio giusto spazio, in equilibrio con le altre attività e occupazioni della vita.

In alcuni paesi, seguendo il suggerimento di psicologi del lavoro, si stanno attuando programmi lavorativi che prevedono una distribuzione del lavoro ad un numero maggiore di persone per un impiego di ore settimanali inferiori alla norma. I vantaggi sono molti: più menti all’opera, maggiore produttività, meno stress a causa di una maggiore qualità di lavoro.

Anche il telelavoro potrebbe essere una valida alternativa che, però, in paesi come l’Italia stenta ancora ad affermarsi. Il telelavoro consiste nello svincolo dall’ambiente lavorativo, in quanto l’attività può essere svolta anche da casa, tramite l’ausilio di strumenti telematici e informatici. Ciò contribuirebbe ad una maggiore organizzazione personale del lavoro adattato alle proprie esigenze, a fronte di una diminuzione di costi.



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