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Diventare papà: i nuovi padri aiutano le mamme nell’accudimento dei figli

Ci sono padri che non hanno mai cambiato il pannolino ai loro bimbi, che non li hanno mai lavati, che lavorano tutto il giorno e quando tornano a casa sono troppo stanchi per giocare un po’ con i loro figli o per raccontare loro la favola che li accompagnerà dolcemente ...

di Mamma Licia

28 Febbraio 2012

Ci sono padri che non hanno mai cambiato il pannolino ai loro bimbi, Ci sono padri che non hanno mai cambiato il pannolino ai loro bimbi, che non li hanno mai lavati, che lavorano tutto il giorno e quando tornano a casa sono troppo stanchi per giocare un po’ con i loro figli o per raccontare loro la favola che li accompagnerà dolcemente tra le braccia di Morfeo. E ci sono mariti che non hanno mai stirato o messo una lavatrice o cucinato o passato l’aspirapolvere. Ma sono padri e mariti che non rientrato in quella nuova generazione di uomini che oggi, lentamente ma inesorabilmente, stanno rivoluzionando il concetto di paternità e di vita di coppia.

Che qualcosa stesse cambiando nella struttura delle giovani famiglie italiane lo si intuiva già da tempo, ma uno studio di una giovane sociologa, Tiziana Canal, “Paternità e cura familiare”, pubblicato da recente sull’Osservatorio Isfol lo ha appurato statisticamente.

Il “nuovo” papà ha un’età compresa tra i 30 ed i 35 anni, vive nel Centro Nord, ha un buon titolo di studio, una compagna che lavora e figli molto piccoli. Nell’88% dei casi gioca con i figli, li accompagna a scuola, li lava, li veste cucina per loro e li accudisce; il 68,3% di essi fa la spesa, il 37,5% aiuta nelle faccende domestiche e il 25% ogni sera mette a letto i suoi bambini.

Tiziana Canal li ha definiti padri “high care”, contrapposti ai “padri low care”, e il ruolo all’interno della famiglia sta cambiando, passando dalla asimmetria alla simmetria.

Complice di questa trasformazione è senz’altro un nuovo modo di intendere l’amore all’intento della coppia, ma anche, sicuramente, una nuova concezione dei canoni del lavoro che vede le donne sempre più impegnate in attività extradomestiche; donne che lavorano, che guadagnano anche più degli uomini, che hanno alti titoli di studio e che non devono necessariamente rinunciare alle loro ambizioni e aspirazioni solo pCi sono padri che non hanno mai cambiato il pannolino ai loro bimbi, er il desiderio di avere contemporaneamente una famiglia e dei figli.

Gli uomini “high care” sono anche padri a tempo pieno che non disdegnano questo ruolo e che sono pronti a rinunciare al loro lavoro se questo vuol dire aiutare nelle faccende domestiche e nella cura dei figli quando la famiglia non può contare sui tradizionali aiuti esterni forniti dai nonni o non può permettersi una baby sitter o una colf.

Certo, la categoria dei padri “high care”, dice Giulia Galeotti, storica e autrice del saggio In cerca del padre, appartiene ancora ad un gruppo residuale, ma quel che è rivoluzionario, oggi, è che, come ha scritto l’Economist alcuni mesi Ci sono padri che non hanno mai cambiato il pannolino ai loro bimbi, fa, i giovani padri che oggi si affacciano nel mondo del lavoro considerano la variabile della genitorialità, cioè nell’accettare o meno un lavoro tengono conto anche di quanto potranno poi occuparsi o meno dei loro figli. Una eventualità che prima era una necessità solamente al femminile.

In questo importante lavoro di trasformazione della famiglia italiana, però, avverte Francesca Zajczyk, sociologa dell’Università Bicocca di Milano, le donne per prime “devono imparare a delegare e lasciare spazio ai padri e ai partner” anche, anzi soprattutto, nelle prime fasi di vita del bambino che le donne, depositarie da sempre del potere della maternità, considerano di esclusivo loro appannaggio.



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