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Maricica Hahaianu, 9 anni di reclusione per Burtone

di Mamma Licia

17 Marzo 2012

Non 20 anni come aveva chiesto il pm Antonio Calaresu, ma 9 anni di reclusione Non 20 anni come aveva chiesto il pm Antonio Calaresu, ma 9 anni di reclusione sono stati inflitti dalla I Corte d’Assise di Roma al giovane romano di 22 anni Alessio Burtone, che nell’ottobre 2010, alla stazione della metropolitana della linea A di Anagnina, colpì in viso l’infermiera Maricica Hahaianu, causandone la morte qualche giorno dopo in ospedale dopo una settimana trascorsa in coma.

La Corte ha escluso l’aggravante di aver ucciso per futili motivi, avanzata dalla Procura di Roma, ed ha concesso a Burtone le attenuanti generiche.

“Una sentenza frettolosa”, l’hanno definita i legali di parte civile, che hanno annunciato di ricorrere in Appello.

Soddisfatti, invece, gli avvocati Fabrizio Gallo e Gianantonio Minghelli, legali di Burtone, che parlano di una “bella vittoria”, anche se hanno annunciato che ricorreranno in Appello per vedere riconosciuta al loro assistito l’attenuante della provocazione. “Alessio Burtone – dicono – non voleva uccidere”. Non è di questo parere il pm Calaresu che, nel corso della sua requisitoria, aveva sottolineato l’indole violenta del giovane romano, che preferisce “menare invece di parlare” e che quell’8 ottobre 2010 sferrò un “un classico ‘diretto’ pugilistico, il gesto del boxeur: un uppercut al mento della donna”. Per questo motivo, nella precedente udienza, la Procura di Roma aveva chiesto per Burtone una condanna a 20 anni di carcere, accusandolo di omicidio preterintenzionale con l’aggravante dei futili motivi.

Impassibile Burtone, presente in aula alla lettura della sentenza. Solo una confessione al suo legale, Fabrizio GNon 20 anni come aveva chiesto il pm Antonio Calaresu, ma 9 anni di reclusione allo: “Avevo paura che mi dessero 20 anni. Questa notte non ho chiuso occhio”.

In aula era presente anche Adrian, il marito di Maricica, che si è detto “soddisfatto” della sentenza della Corte, anche se si sarebbe “aspettato qualcosa in più. In questa vicenda ho perso per sempre una moglie e la madre di mio figlio”.

A lui, al figlio ed al fratello della vittima, la Corte d’Assise ha riconosciuto un risarcimento di 130mila euro (50mila per il marito e per il figlio e 30mila per il fratello), in luogo dei due milioni di euro chiesti dalla famiglia di Maricica, costituitasi parte civile.

Al Comune di Roma, che aveva chiesto anch’esso un risarcimento di 30mila euro, la Corte ha concesso un risarcimento di 6mila euro



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