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Schiavitù minorile oggi nel mondo

di Mamma Simona

18 Aprile 2012

Giornata Mondiale Contro La Schiavitù Infantile

Sembrano realtà così lontane rispetto al nostro quotidiano e alla nostra epoca… invece sono 400 milioni i bambini che oggi vivono in schiavitù, al servizio dell’adulto.

La scelta della data risiede nella volontà di commemorare la morte di Iqbal Masih un bambino divenuto, suo malgrado, simbolo dello sfruttamento minorile.

Iqbal lavorava dall’età di 4 anni in una fabbrica che produceva tappeti pakistani. La fabbrica non era solo il posto di lavoro, ma anche il luogo dove viveva, mangiava e si riposava… la sua prigione.

A 9 anni scappò dalla fabbrica lager per unirsi ad una manifestazione, con altri bambini, del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato. Raccontò la sua storia, e questa fece presto il giro del mondo, entrando in tutte le case, attraverso i telegiornali che riportavano le condizioni di sfruttamento, di povertà, di tirannia, di dolore e tristezza in cui vivevano molti bambini come lui, destinati al lavoro in fabbrica.

A soli 9 anni partecipò a meeting internazionali che denunciavano le condizioni di schiavitù dei piccoli operai, da cui la spinta per l’affermazione dei diritti internazionali dell’infanzia.

Le borse di studio e i premi a lui conferiti, furono da Iqbal investiti a favore dei bambini sfruttati del Pakistan.

Grazie a lui molte fabbriche di tappeti, che fondavano le loro attività sullo sfruttamento minorile, furono chiuse, ma ciò non fu gradito agli imprenditori. Una mattina, mentre si recava in chiesa in bicicletta fu assassinato con un proiettile sparato dai finestrini di un auto in corsa; la polizia liquidò il caso imputando la causa di morte alle conseguenze di una lite tra un contadino e il bambino. E la pratica si chiuse. Iqbal aveva 12 anni e tutta una vita davanti da vivere.

Pensiamo che la schiavitù infantile sia una realtà che non ci appartiene, ci sbagliamo.

Quante ragazzine sfruttate troviamo sui marciapiedi di casa nostra?

Molte sono minorenni e si trovano costrette con la forza e la violenza a prostituirsi, spesso sono ragazze perse, scappate di casa, per sottrarsi ad una povertà soffocante o semplicemente per rincorrere un sogno di cui rimane solo un’utopia. Sono per lo più ragazze straniere, spesso di provenienza dai Paesi dell’est Europa, lontano dalle famiglie e senza la solidarietà e la protezione di chi le vuole bene.

Ma non solo questo….

Tanti prodotti di nostro uso comune, in qualche occasione appartenenti ad impunite multinazionali, arrivano sui banchi delle attività commerciali europee, e più in generale dell’Occidente, direttamente da zone geografiche dove il fenomeno dello sfruttamento di bambini in ambito lavorativo, rientra in una pratica di uso “normale”.

Mangiamo banane raccolte nei campi in cui lavorano dalla mattina alla sera bambini per la raccolta, beviamo caffè prodotto e confezionato da bimbi latinoamericani o africani, giochiamo con palloni di cuoio cuciti dalle mani rovinate di bambini asiatici, abbiamo bellissimi tappeti Pakistani nelle nostre case, intessuti da piccole manine che dovrebbero contenere pastelli, macchinine e bambole e non fili su telai.

E che dire del mercato del cacao? Solo in Costa d’Avorio sono 12mila i bambini addetti alla raccolta di semi di cacao che vengono esportati per la lavorazione del cioccolato.

In India e Afganistan i bambini sono impiegati nell’industria edile, per costruire mattoni ma anche edifici, lavori di forza e fatica, sotto il sole rovente per molte ore al giorno.

In Brasile lavorano nell’estrazione del carbone destinato alla produzione di acciaio per l’industria automobilistica e meccanica.

In India confezionano gioielli, braccialetti, anelli e bigiotteria varia.

In Cina preparano fuochi d’artificio maneggiando esplosivi.

In Congo si adoperano per l’estrazione di cassiterite e coltan, materiali di origine minerale utilizzati per la fabbricazione di pc, cellulari, mp3 e altri strumenti di tecnologia avanzata.

In Egitto più di un milione lavora nell’industria tessile del cotone.

E poi ancora nelle miniere per l’estrazione di diamanti, per la raccolta di canna da zucchero e altro ancora….

Questo rende tutti noi partecipi dello sfruttamento dei bambini.

Perché vengono scelti operai bambini?

Perché costano poco, sono più ubbidienti, si possono minacciare e coercire più facilmente, si possono punire se sbagliano o sono lenti.

Quella della schiavizzazione dei bambini è una problematica difficile da superare, nonostante le campagne, le mobilitazioni, la diffusione di notizie.

La cultura arretrata di alcuni popoli in cui donne e bambini vengono ritenuti essere inferiori e dunque degni di una tutela minore è difficile da cambiare, poiché radicata in un mondo chiuso dove lo scambio con l’esterno è quasi impossibile.

Probabilmente una soluzione potrebbe essere costituita dal cambiamento della domanda di prodotti.

Se tutti decidessimo di comprare solo prodotti certi derivanti da un mercato sicuro, equo-solidale, qualche cambiamento potrebbe intravedersi.

Il problema è che il prodotto derivante dallo sfruttamento dei bambini ha un costo basso e l’economia viaggia molto sulla domanda a costo basso, tralasciando la parte etica, che viene persa lungo la strada….



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