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Marò italiani in India: Corte Suprema di New Delhi ricorso dell’Italia ammesso

di Mamma Simona

23 Aprile 2012

Svolta nella vicenda dei marò

La Corte prende in esame e ammette il ricorso tricolore circa l’obiezione di incostituzionalità, sollevata dal Bel Paese, riguardo la vicenda dei marò e la loro detenzione carceraria.

Si tratta di un passo avanti decisivo che potrebbe contribuire ad una svolta.

Tre giudici del massimo organo giudiziario indiano hanno valutato ed accolto il ricorso italiano, dopo che l’avvocato Harish Salve aveva argomentato, rappresentando le illegittimità che stanno alla base dell’arresto dei due marò, facendo leva sull’incompetenza indiana sul giudizio di una diatriba tra Stati sovrani, il cui oggetto di discussione è un comportamento militare.

Tale ricorso “per eccezione di giurisdizione“, segue quello presentato al tribunale di Kerala, che solleva le stesse motivazioni: l’inapplicabilità di leggi indiane sul fermo della nave Enrica Lexie, che si trovava in acque internazionali al momento dell’incidente.

Il ricorso presentato dai legali dei marò non fonda la propria difesa sull’innocenza dei militari, ma è precursore di questa, ovvero pone le basi sul difetto di giurisdizione; quest’ultima dovrebbe per legge passare alla giustizia italiana affinché i due militari vengano consegnati alle autorità tricolori. Al contrario, l’iter percorso dalla polizia di Kerala, che ha disposto per la carcerazione dei marò, viola la legge dell’immunità sovrana e sottolinea l’azione dell’organo indiano, che si spinge oltre le proprie competenze.

Se a questo dubbioso comportamento, si somma una perizia balistica tendenziosa, è presto delineato un quadro di parte teso alla dichiarazione di colpevolezza dei militari a prescindere dalla corretta investigazione, dove la ragione di stato vince sulle questioni di legge.

E’ stata fissata un’udienza per l’8 maggio; i giudici della Corte di New Delhi hanno chiesto al governo indiano e alla rappresentanza dello stato del Kerala di presentare una memoria in merito.

Nel frattempo, per precorrere i tempi date le lentezze burocratiche indiane, venerdì scorso i legali dei marò hanno presentato un “appello d’urgenza” alla Corte Suprema, dove è anche depositata la petizione con la quale si chiede l’autorizzazione per la Lexie a lasciare le acque indiane.

L’intervento di accettazione del ricorso italiano, segue di qualche giorno la promessa di una “donazione” in denaro (circa 300mila euro in tutto) da parte dell’Italia a favore delle famiglie dei due pescatori uccisi. A tal proposito il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola parla di un “atto di donazione, di generosità, ex gratia, al di fuori di un contesto giuridico che non ha nulla a che fare con il procedimento giudiziario” che assume, però, più una connotazione di riscatto che di atto di generosità.



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