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Quale è l’età giusta per imparare l’inglese: educazione tempestiva

di Federica Federico

02 Settembre 2010

Oggi più che mai la conoscenza di una lingua straniera, dell’inglese in particolare, è un aspetto essenziale del bagaglio culturale di una persona.
Ma quale è il momento migliore per favorire l’approccio dei bambini alla seconda lingua?

Moderni studi condotti sullo sviluppo neurologico infantile hanno dimostrato che a 3 anni di età il cervello di un bambino ha già maturato e sviluppato il 50% della sua capacità e ad 8 anni ha raggiunto ben l’80% del suo potenziale. Ecco perché e vero che << i bambini sono spugne >>, il loro cervello è duttile, tanto da garantire velocità e facilità nell’apprendimento. Quindi, non solo è possibile imparare l’inglese fin dai primissimi mesi di vita, prima ancora di conoscere l‘italiano, ma la pratica del bilinguismo, anche a scuola e sin dal nido, è per i piccoli piacevole, divertente e per nulla faticosa.

L’insegnamento dell’inglese già alla scuola dell’infanzia è, dunque, un valore aggiunto ed una opportunità che mettiamo a disposizione dei nostri figli.
Va detto, però, che l’introduzione della seconda lingua, anche in età assai precoce, ovvero dal nido o dall’asilo, deve essere condotta con le debite cautele. In questo senso, se scegliete una struttura che offra all’interno del suo percorso educativo anche l’insegnamento dell’inglese, sappiate che:

  • sarebbe preferibile un insegnante madrelingua;
  • è consigliabile che la seconda lingua rappresenti, alla stregua dell’italiano, uno strumento di comunicazione “ordinario”. In altre parole ci dovrebbero essere dei momenti “dedicati all‘inglese”, in cui la lingua straniera fosse la sola ad essere parlata con assoluta normalità ed escludendo completamente la lingua madre. Questo avviene quando, per esempio, il pranzo o la merenda si fanno interagendo in inglese, comunicando solo e soltanto in quella lingua. Meno efficaci sono le canoniche lezioni di lingua straniera.
  • L’insegnante di inglese perfetta per i nostri piccini, oltre ad essere madrelingua, dovrebbe comunque avere una preparazione pedagogica, ciò perché si inserisce sempre nel delicato un contesto formativo ed educativo del nido o dell’asilo, ambito in cui tutti dovrebbero muoversi conoscendo a fondo i bambini.

Vi state domandando :
“E se fosse troppo presto?”,
“Potrebbe il bimbo entrare in confusione?”

Esiste un metodo pedagogico, quello dell’educazione tempestiva, che sfruttando la duttilità celebrale dei bambini usa, tra gli altri strumenti, proprio l’inglese per stimolare i bambini dai 3 ai 36 mesi di vita.

Questa “induzione alla crescita” non è una forzatura per il bambino, ma rappresenta una opportunità poiché il piccolo, che naturalmente è portato a conoscere esplorare e scoprire, apprende con vivace facilità potenziando le sue facoltà, a tutto vantaggio dei suoi progressi futuri.

Il metodo pedagogico della educazione tempestiva è la linea guida del proggetto happy child, http://www.happychild.it/index.php. Moderni nidi studiati per massimizzare le potenzialità dei piccolissimi, garantendo loro una crescita gioiosa anche attraverso l’apprendimento dell’inglese.

In conclusione, ove possibile, è bene favorire il bambino in un approccio precoce alle lingue, le imparerà senza sforzo, potenzieranno la sua elasticità e “libertà” mentale, lo favoriranno nel percorso formativo.



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