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Doodle di Google celebra Pirandello

di Mamma Licia

28 Giugno 2012

È dedicato a Luigi Pirandello, al 145° anniversario della sua nascita (28 giugno 1867), il Doodle che oggi appare sull’home page di Google Italia.

Un disegno semplice, dai colori pastello, con le due “o” di Google rappresentate, una, dal mezzobusto del poeta di Girgenti, in giacca e papillon, e l’altra da una maschera teatrale che Pirandello-fumetto tiene in mano e che allontana dal suo viso. Dietro Pirandello la tenda di un teatro.

Maschera e teatro, due riferimenti simbolici al grande poeta, scrittore e drammaturgo siciliano.

La maschera, tema dominante nelle opere pirandelliane, il continuo tragico conflitto tra la forma e l’essenza, celebrata nel suo primo grande romanzo di successo, Il fu Mattia Pascal (pubblicato nel 1904 e tradotto subito dopo prima in tedesco e poi in francese); ed il teatro, a cui Pirandello si dedicò totalmente a partire dagli anni 1921-1922, che decretò il suo successo, in Italia e all’estero, con le rappresentazioni teatrali delle sue opere, che lui mise in scena fino al 1934.

L’interesse dominante di Pirandello regista teatrale è la recitazione: i suoi attori devono “calarsi” nel personaggio, identificarsi con lui.

Nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia. Nel 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura, consegnatogli il 10 dicembre a Stoccolma dal re di Svezia.

Nel 1936, mentre assiste alle ultime riprese, a Cinecittà, di un nuovo adattamento cinematografico de Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Muore la mattina del 10 dicembre di quello stesso anno nella sua casa di via Antonio Bosio a Roma.

Secondo le sue ultime volontà (scritte su un foglietto di carta spiegazzato, trovato dai figli), fu cremato ed i funerali si svolsero in totale povertà, senza accompagnamento alcuno.

«I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni.

II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.

III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.

IV. Bruciatemi. E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui».

Le ceneri di Luigi Pirandello sono tumulate sotto il pino della “Villa del Caos” ad Agrigento. La casa rustica, detta “il Caos”, nella campagna agrigentina, nella quale egli nacque 145 anni fa.

«Io dunque sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti… corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xaos».

(Luigi Pirandello, Frammento d’autobiografia, 1893)



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