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Talidomide: 10 mila vittime e dopo 50 anni le scuse

di Federica Federico

02 Settembre 2012

Talidomide10 mila vittime e dopo 50 anni le scuseLa nausea è uno dei sintomi della gestazione più diffusi e più fastidiosi. Non di rado le sensazioni di disgusto e pienezza tipiche della nausea ostacolano anche il benessere psicologico della donna gravida. È per questo che da sempre la ricerca clinica cerca rimedi capaci di arginare disturbi come nausa, vomito e scialorrea.

Correva il 1956 quando la compagnia farmaceutica tedesca Gruenenthal presentò al mercato farmaceutico un “moderno” medicinale antinausea: il Talidomide.

Negli anni che intercorsero tra il 1956 e il 1961\62 il Talidomide, proposto sotto quaranta nomi commerciali diversi, fu somministrato alle donne gravide di 50 paesi tra cui anche l’Italia.

Il 2 dicembre del 1961 “la cura” scomparve dai banconi delle farmacie.

Il Talidomide non era solo un medicamento da gestanti era principalmente un farmaco ipnotico.

Nel 1961 si appurò con certezza che la sua somministrazione alle donne in stato interessante nuoceva alla salute del fetodeterminando gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti.

Le donne che durante la gestazione avevano assunto il Talidomide partorivano bambini senza arti o affetti da più o meno sensibili riduzioni delle ossa lunghe delle braccia o delle gambe.

Le patologie, invalidanti e gravi, compromettevano la salute e a volte vita stessa degli sventurati bambini.

L’affezione, generalmente più a carico degli arti superiori che non di quelli inferiori, risultava frequentemente bilaterale, crescendo i soggetti offesi dagli effetti collaterali della Talidomide si sono trovati costretti a convivere con un male che gli ha “legato braccia e mani” inibendo anche le più semplici e comuni azioni umane.

Vincenzo Tomasso, uno dei “sopravvissuti al Talidomide, presidente dell’Associazione Thalidomidici Italiani racconta così la sua vita con un male incurabile:

Sono il primo di quattro figli, l’unico per fortuna che ha avuto questo problema.

Il farmaco fu prescritto a mia madre, che aveva forti dolori durante la Talidomide 10 mila vittime e dopo 50 anni le scuse 4gravidanza, neanche dal nostro medico ma da un sostituto.

Il mio caso suscitò abbastanza scalpore, io vivo in paese vicino Frosinone ed ero probabilmente l’unico in tutta la provincia.

Alcuni amici consigliarono a mio padre di ricoverarmi in un istituto, anche se per fortuna mia madre poi mi riprese subito con sé, cosa che per molti non succede. Ci sono alcuni che sono stati abbandonati tutta la vita in istituti che sembravano dei veri e propri lager“.

La disabilità è una realtà dolorosa che la società moderna, per quanto civile possa essere, ancora non riesce ad accogliere e considerare come parte di sé. Vincenzo Tommaso graffia l’animo dell’interlocutore quando dice:

Io mi posso ritenere fortunato, ho avuto sempre vicino persone che mi hanno aiutato, ma non sempre è così.

La nostra non è una vita facile né dal punto di vista fisico, perché tutte le operazioni più facili della vita quotidiana – a causa proprio delle malformazioni alle braccia e alle mani – diventano impossibili per chi ha subito dei danni così gravi, né da quello psicologico.

Basta camminare per strada per vedere la curiosità negli occhi della gente, che riporta sempre il problema alla mente, è impossibile dimenticarsene

  • Perché oggi la scioccante e triste vicenda del Talidomide, vecchia di cinquant’anni, torna a fare notizia?

Talidomide10 mila vittime e dopo 50 anni le scuse 2Una volta resi noti gli effetti del farmaco sui feti la ditta produttrice scelse la via del silenzio, così per 50 anni la Gruenenthal ha negato una spiegazione alle famiglie vittime del Talidomide e non ha compiuto nessun gesto di umana pietà in favore dei bambini affetti dalle malformazioni provocate dal farmaco stesso.

Nel 1972 la stessa Gruenenthal, pur non ammettendo le proprie responsabilità, liquidò le vittime tedesche con un risarcimento.

La ditta farmaceutica ha sempre ribadito in sua difesa di avere compiuto sul farmaco ogni accertamento clinico necessario. Le voci che si sono rincorse in questi anni risultano completamente differenti:

c’è chi ritiene che l’ipnotico Talidomide prima di essere somministrato alle donne gravide non sia mai stato testato su cavie in stato di gravidanza.

Talidomide vittime All’inizio degli anni ’60 fu rivista Lancet a far scoppiare le polemiche più accese: pubblicò uno studio su cavie incinta trattate col farmaco incriminato. Il lavoro dimostrava inequivocabilmente che la somministrazione di Talidomide determinava la nascita di nidiate con gravi malformazioni agli arti. E la gravità delle patologie aumentava quando l’assunzione del farmaco avveniva durante le prime sette settimane di gestazione.

L’amministratore delegato della Gruenenthal dopo 50 anni è tornato a parlare di Talidomide e lo ha fatto in un modo eclatante ovvero chiedendo scusa alle vittime. Oggi, nel 2012, durante la cerimonia di inaugurazione di un monumento per le vittime, arrivano le scuse dell’azienda farmaceutica Gruenenthal.

Tali scuse ammettono una responsabilità mai apertamente svelata.

Queste le parole dell’amministratore delegato:

«Vi preghiamo di perdonarci per i 50 anni in cui non vi abbiamo mai parlato ad un livello umano, ed invece siamo rimasti in silenzio.

Il Talidomide sarà sempre parte della storia della nostra compagnia. Noi abbiamo una responsabilità e la affrontiamo apertamente».

Queste le parole, appunto, ma di fatto fuori dalla Germania nessuna vittima è stata mai risarcita per i danni subiti.

Talidomide vittimeSolo in Italia si stima che le vittime del farmaco ancora in vita siano trecento. E sarebbero state complessivamente settecento i martiri italiani del Talidomide.

Nel mondo 10mila bambini avrebbero subito i negativi effetti del farmaco.

A fronte di queste cifre l’auspicio è che alle parole seguano i fatti per recuperare il tempo perso e per ridare dignità a quelle vite il cui destino è stato segnato da un fatale errore umano, irragionevole e scellerato.

La medicina, le scienze farmaceutiche e le ricerche cliniche in generale dovrebbero essere sempre e solo orientate al benessere umano ed al progresso di un sapere volto a migliorare la vita, i suoi standard e la sua qualità.



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