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Post parto: baby blues, depressione e psicosi

di Mamma Silvia

04 Giugno 2010


Dopo lo stato di grazia della gravidanza e il momento magico ed emozionante del parto, può presentarsi un fenomeno che molte mamme in attesa temono: il Baby Blues o Maternity Blues.
Ne soffrono il 70% circa delle neomamme e si manifesta con molteplici sintomi: senso di inadeguatezza, crisi di pianto che esplodono all’improvviso e senza un motivo scatenante, frequenti sbalzi d’umore, ansietà, inappetenza, apatia, sensi di colpa perché non ci si sente felici.
Questo stato depressivo fa la sua comparsa solitamente qualche giorno dopo il parto e scompare dopo una o due settimane senza bisogno di alcun tipo di terapia.
Le cause sono molteplici ma la principale è senza dubbio lo sconvolgimento ormonale che si verifica dopo la nascita del bambino.
Prendersi cura del bambino diventa ancor più faticoso.
Che fare?
La cosa più importante è parlarne coi propri cari. Ciò, tuttavia, può risultare davvero difficile proprio per i sensi di colpa e per la paura di non essere comprese.
Importantissimo il supporto del papà, che dovrebbe far sentire amata e capita la propria compagna in questo momento più che mai. La famiglia può aiutare la neo mamma che lo desideri nell’accudimento del piccolo. Spesso noi donne preferiamo delegare ad altri le facende domestiche piuttosto che il cambio del pannolino o la poppata; chi assiste una neomamma deve considerare ed apprezzare il suo desiderio di dedicarsi da sola ed in modo esclusivo al bambino. In questo senso i familiari devono adattarsi alle esigenze della puerpera e se la mamma ha bisogno di accudire da sola il neonato chi vorrà aiutarla potrà fare faccende, cucinare o portarle la spesa. Insomma la mamma va rispettata anche e soprattutto nella sua individualità di madre. Intendo dire che non va forzata ma accompagnata, non va giudicata ma lasciata libera di sperimentare il suo nuovo ruolo di mamma e, in modo particolare, non va caricata di ulteriori ansie. Spesso chi condivide con la donna i giorni successivi alla nascita vorrebbe – in totale buona fede – insegnarle a fare la mamma. Ebbene questo non aiuta la donna già provata dal parto e spaventata dalla sua nuova vita. In questo senso nonne, suocere, cognate, amiche e mariti dovrebbero sapere che la piccola mamma e la sua minuscola creatura hanno bisogno di molta calma, affetto e pazienza; le loro esigenze vanno ascoltate ed assecondate. La mamma più di tutti resta completamente coinvolta dall’emozionante momento della nascita perciò dovrà rielaborare a suo modo questa straordinaria esperienza ed ha bisogno del suo tempo.

Diverso è il discorso per la vera e propria depressione post parto. Essa colpisce il 10% delle neomamme e può durare parecchi mesi. I sintomi sono simili a quelli del baby blues, soprattutto le crisi di pianto inconsulto, gli sbalzi di umore, l’inappetenza e l’apatia. Ma si affiancano anche: esaurimento, insonnia o eccessiva sonnolenza, confusione, disinteresse verso il bambino, paura di nuocere a se stessa o al piccolo.
Attenzione, si tratta di una depressione vera e propria e come tale va curata. Importantissimo è il sostegno della famiglia ma non basta, è necessaria anche un’adeguata terapia psicologica e all’occorrenza una terapia farmacologica con antidepressivi. In quest’ultimo caso l’allattamento al seno andrà interrotto.

Infine troviamo la Psicosi post parto, la forma più grave che si presenta in una neomamma su mille. Si manifesta con agitazione, insonnia, allucinazioni, confusione, pessimismo, pensieri suicidi o omicidi nei confronti del piccolo.
In questo caso sono assolutamente necessarie cure mediche immediate e in alcuni casi il ricovero in ospedale dove la mamma riceverà tutte le cure di cui avrà bisogno.

Una piccola riflessione: molteplici casi di cronaca, di cui sono tristi carnefici le mamme e vittime i bambini, ci sconvolgono e a volte suscitano rabbia verso quelle madri “assassine”. Proviamo, però, a pensare che quelle donne potrebbero essere cadute nella terribile trappola della psicosi post parto.
Proviamo a pensare che dietro c’è una malattia, che va riconosciuta e curata. Se a queste mamme avessero diagnosticato la psicosi si sarebbe resa possibile una cura, invece ess
e vivranno per sempre con la tragedia nel cuore. Pensiamo anche a questo prima di scagliarci contro di loro.



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