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Irlanda: le negano un aborto terapeutico e muore

di Mariangela Saulino

15 Novembre 2012

La tragica morte di Savita Halappanavar, una donna hindi di 31 anni, riapre la polemica sull’aborto terapeutico nella cattolicissima Irlanda.

Il 21 ottobre Savita è stata ricoverata all’ospedale di Galway alla diciassettesima settimana di gravidanza a causa di un aborto spontaneo in atto.

Nonostante le pressanti richieste di intervento da parte della donna e del marito i medici si sono rifiutati di intervenire perché il cuore del feto batteva ancora. I sanitari si sono giustificati dicendo che l’Irlanda è un Paese cattolico ma la donna non era né cattolica né irlandese.

Il calvario della donna è terminato solo due giorni dopo, quando il cuore del feto ha smesso di battere ed i sanitari si sono decisi ad intervenire.

Dopo una settimana dal suo ricovero, però, il 27 ottobre Savita è morta per setticemia.

L’ospedale ha spiegato in un comunicato stampa di aver richiesto un’indagine sulla morte della donna, che, però, non ha ancora preso il via a causa dell’assenza dei familiari in India per i funerali.

Intanto anche il Premier Kenny ha affermato che il ministro della sanità è in attesa dei risultati di ben due indagini finalizzate a chiarire le circostanze della morte di Savita.

In Irlanda l’aborto è ancora illegale, l’unica eccezione per la quale è consentito è quella in cui vi sia un rischio per la vita della madre ma , chissà per quale motivo Savita è stata lasciata morire.

Il caso di Savita, servirà almeno, a riaprire la polemica sull’aborto, tanto che il deputato laburista Patrick Dali ha chiesto al suo partito ed agli alleati di governo del Fine Gael di rivedere la legge sull’interruzione di gravidanza.



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