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Corona: la prima lettera dal carcere

di Redazione VitaDaMamma

01 Febbraio 2013

Corona sia stato o meno tale da fondare il capo d’accusa e sul quantum della pena. Sulla pagina facebook di Fabrizio Corona un titolo inequivocabile indica la via della battaglia perseguita da “Corona e dai suoi”:

<< Assassini, delinquenti, stupratori sono a piede libero, io vado in carcere per tre fotografie. I miei diritti sono stati calpestati>>

Fabrizio ha appena reso note le sue posizioni rispetto alle “critiche” che in molti salotti televisivi sono state indirizzate a tutte le attività di Corona.

Fabrizio Corona, sua madre e i suoi legali hanno sottolineato negli ultimi giorni che al momento dell’arresto Corona aveva “pulito” ogni sua attività risolvendo debiti e carichi pendenti, e gestiva, proprio quando la condanna della Cassazione lo ha “fermato”, una società perfettamente legale capace di stipendiare ben 30 dipendenti. La signora Gabriella si è pubblicamente impegnata a supplire il figlio nella gestione di questa stessa società proprio con lo scopo di evitarne la chiusura.

Attraverso il sito socialchannel.it Fabrizio Corona parla dal carcere e sottolinea:

<< Primo, non sono un fotografo, vendo foto, che sono di proprietà dei fotografi. In 7 anni ho fatto 120000 servizi, di cui ne ho venduti ai privati solamente 8. Per 5 di questi casi sono stato assolto, per altri condannato a 1 anno e 5 mesi per tentata estorsione, e nel caso Trezeguet – assolutamente identico a quello Gilardino, per il quale sono stato assolto – sono stato condannato a 5 anni. È stato chiamato un amico di Trezeguet – proprio come nel caso Gilardino – ci siamo incontrati in un bar in cinque, tre loro, io e un amico, e ridendo e scherzando gli ho mostrato i 45 scatti non compromettenti.>> (Il testo integrale della lettera è stato pubblicato da www.socialchannel.it)

Corona sostiene che gli accadimenti relativi al caso Gilardino sono esattamente identici a quelli relativi al caso Trezeguet: i fatti, nella pratica, avrebbero avuto uno svolgimento reale oggettivamente identico, il percorso giudiziale, al contrario, sarebbe stato più che diverso e il procedimento sarebbe sfociato in due sentenze del tutto opposte.

Ora, indipendentemente dalla considerazione del caso Corona, sta di fatto che in molti stanno strumentalizzando la notizia esaminando gli avvenimenti da un punto di vista socio – morale.

Ma l’Italia è pronta a giudizi morali? Se lo è questi dovrebbero essere più estesi?

Probabilmente le uniche considerazioni oggettive che si possono fare vertono sulla identificazione del reato (per cui vale la pena chiedersi se il comportamento di Corona sia stato o meno tale da fondare il capo d’accusa) e sul quantum della pena.



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