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Aborto: ecco i paesi dove è reato

di Alessandra Albanese

14 Febbraio 2013

L’interruzione di gravidanza è una pratica illegale ancora in molti paesi del mondo.

In America Latina la situazione è grave a causa del suo primato negativo: il tasso più alto di aborti non sicuri al mondo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha calcolato almeno 4.2 milioni l’anno di aborti non sicuri,. L’interruzione di gravidanza è tra le maggiori cause di mortalità materna.

Solo nel 2007 per esempio Città del Messico ha promulgato una legge che depenalizza l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG).In altre regioni dello stato l’aborto è reato e atto punibile come criminale. E il Messico, in Sud America, è tra i paesi più all’avanguardia in fatto di stato civile.

In Nicaragua, El Salvador e Cile le cose sono peggiori: l’aborto è ancora un reato anche in casi in cui la gravidanza mette a rischio di vita madre e feto.

In Argentina, a seguito di sentenza della Corte di Cassazione, nel 2012 si è stabilito che l’interruzione di gravidanza è autorizzata in casi di stupro.

E sempre nello stesso anno in Uruguay il governo ha legiferato per la legalizzazione dell’IVG entro le 14 settimana di gravidanza, sempre per motivi terapeutici o in caso di donne che hanno subito uno stupro.

Dal 2006 in Colombia l’aborto terapeutico è consentito in alcuni casi.

Purtroppo spiega Maria Mejia, presidente di “Catolicas por el Derecho a Decidir” (Cattolici per il diritto a decidere) nonostante si facciano passi avanti in questo senso, il problema etico permane. Non solo. Molte donne, sebbene possano accedere alle strutture autorizzate per questo tipo di intervento, continuano a rivolgersi a organizzazioni clandestine per paura di reazioni da parte della società. Spesso infatti nonostante le leggi siano state approvate, in molti ospedali i medici stessi si rifiutano di applicare l’aborto. E le pratiche clandestine continuano ad esistere.

Una considerazione credo vada fatta. L’aborto non è mai una scelta facile. Nessuna donna al mondo ed in nessuna condizione e situazione credo faccia una tale scelta con leggerezza o senza alcuna riflessione.

Probabilmente la strada che dovrebbe essere intrapresa è il supporto, capillare, totale, da quello medico a quello psicologico, a quello sociale.

La circostanza è talmente delicata che se ogni donna che si trova davanti alla possibilità o necessità di una interruzione di gravidanza riuscisse a trovare sostegno nelle famiglie, nelle strutture, e nella società, le leggi potrebbero essere anche secondarie a questo aspetto.



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