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Processo Denise Pipitone, le tante contraddizioni di Jessica Pulizzi

di Mamma Licia

20 Febbraio 2013

Si è svolta ieri, al Palazzo di Giustizia di Marsala (TP), la 30esima udienza del processo per il sequestro di Denise Pipitone, la bambina, che aveva allora quattro anni, scomparsa dal marciapiede davanti la porta di casa, a Mazara del Vallo, il 1° settembre 2004.

Per la prima volta ha deposto in aula Jessica Pulizzi, 25 anni, sorella da parte di padre di Denise e principale imputata del sequestro, con l’accusa di concorso in sequestro di minore.

Nel corso dell’udienza, Jessica Pulizzi ha dichiarato che la mattina del giorno della scomparsa di Denise si trovava al mercatino rionale di via Domenico La Bruna (che si svolgeva vicino all’abitazione da dove, tra le 11,45 e le 12.00, sparì la piccola). Circostanza però non confermata dalla stessa imputata, che, successivamente, parlando al telefono con il padre, Piero Pulizzi, negò di esserci stata. «Ho detto a mio padre di non esserci stata – ha dichiarato ieri in aula la Pulizzi – perché di solito percorro tutto il mercato dall’inizio alla fine e invece quella mattina mi sono fermata solo per comprare un panino visto che prima avevo fatto il prelievo del sangue».

Una circostanza, quest’ultima, che il PM ha contestato perché non risulta alcun rimborso per quella prestazione sanitaria.

Interrogata dalla pm Francesca Rago che ha chiesto alla teste se quella mattina al mercatino la teste comprò qualcosa, la Pulizzi ha risposto: «Sì quella mattina comprai degli slip a mia sorella», ammettendo di fatto di essersi soffermata in qualche bancarella.

E ancora. Nel ricostruire gli spostamenti compiuti il 1° settembre 2004, giorno della scomparsa di Denise, Jessica Pulizzi ha detto di non averli subito riferiti al Commissariato di Polizia di Mazara del Vallo, la prima volta che fu convocata, nella notte tra il 1° e il 2 settembre, perché si era chiusa in se stessa e «gli agenti mi chiedevano se ero stata io a sequestrare Denise e ho detto che il primo settembre ero stata a casa tutto il giorno», ma di aver capito in seguito che era meglio parlarne per far capire che lei «non c’entrava nulla» con la scomparsa di Denise, cosa che fece solamente l’11 settembre.

La Pulizzi fornì agli inquirenti anche un numero di cellulare, che però risultò essere non più attivo da un mese, dal 3 agosto 2004. «Ho dato quel numero di telefono – ha detto ieri – perché il nuovo numero non lo ricordavo».

Al centro dell’interrogatorio di ieri ci sono anche state le parole che Jessica Pulizzi, intercettata l’11 settembre 2004 mentre era in attesa di essere interrogata nel Commissariato di Polizia di Mazara del Vallo, sussurrò a sua madre:Nun ci lu ricu dunne a mise” e “a picciridda asciddricò”, ma la Pulizzi ha negato di averle mai pronunciate.

In relazione, poi, alla frase intercettata quando Jessica, a bordo di uno scooter, si stava recando con l’ex fidanzato Fabrizio Foggia presso la casa di campagna di un amico e pronunciata dallo stesso Foggia («Ora v’ammazzu a tutti… e anche d’errore ci l’ammazzasti a chidda»), la Pulizzi ieri ha detto che era riferita “ad alcune galline che si trovavano nel recinto di quell’abitazione, e che lei scavalcando il muretto di recinzione si sarebbe trovata sotto dei volatili che potevano essere schiacciati”.

Racconto non confermato però dalle trascrizioni dell’intercettazione, in base alle quali quella frase sarebbe stata detta prima che Jessica scavalcasse il muretto e schiacciasse la gallina.

«Jessica ha perso un’altra occasione per dire la verità – ha detto Piera Maggio, la mamma di Denise, presente ieri in aula -. Per me lei ha nuovamente sequestrato mia figlia oggi. Troppe le sue contraddizioni rispetto ai verbali e poco credibili le sue giustificazioni».

La prossima udienza del processo per il sequestro della piccola Denise è stata fissata il 26 febbraio alle ore 9.00.

 



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