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Offese e diffamazione su facebook e sui social network

di Dott.ssa Federica Federico

16 Novembre 2010

Facebook ed i social network in genere sono diventati un appuntamento quotidiano praticamente per tutti.
Oggi non esisti se non sei su fb”. Il social è luogo di espressione, manifestazione e affermazione, è dunque parte della vita quotidiana.
Nelle piazze virtuali si realizzano incontri, si stringono amicizie, ci si confronta amandosi ed odiandosi, ci si muove in modo del tutto analogo alla vita normale portando in giro le parole e le immagini come fossero un copro che incontra altri corpi, si scontra, si abbraccia, si piace e si lascia … insomma c’è una vita che scorre sulle tastiere e dentro gli schermi.

Ma il social può ferire, può offendere, può mortificare?

Certamente si! Può farlo perché chi vive la piazza virtuale costruisce in essa una propria identità e la presenta agli amici come immagine di sé.
Ove questa immagine venga calunniata, sporcata o offesa certamente chi è titolare del profilo sente cadere sulla sua persona una mortificazione capace di generare un vero e serio malessere.

Molte donne sono state vittime di vere e proprie persecuzioni sui social; la reiterazione di comportamenti volti alla minaccia ed alla molestia attraverso diffusione di messaggi infamanti, informazioni riservate e video privati è riconosciuta come reato.

Precisamente la legge ha individuato il così detto reato di stalking nei comportamenti volti a perseguitare ed ossessionare l’individuo sino al punto da condizionare le abitudini di vita o da ingenerare nell’offeso un insostenibile senso di ansia e paura.
La Cassazione ha recentemente stabilito che questo stesso reato si realizzi anche quando il mezzo usato per attuare l’intento persecutorio sia il personal computer e specificamente il social network.
In questi casi si parla di cyberstalkig.

Quindi su fecebook, come su ogni altro social, incorre in un reato chi diffonda immagini, dichiarazioni o video diffamatori, offensivi e meschinamente volti a “screditare” l’immagine di una persona. Non rileva che facciano capo ad un profilo virtuale, le offese emergono come direttamente riconducibili alla persona fisica titolare del profilo stesso.

Ciò significa che il social è pacificamente riconosciuto come spazio di manifestazione delle persone, luogo fisico di espressione ed ambiente di vita!



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